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I treni persi per portare lontano il Primitivo

Un’altra cantina abbandona il Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria (la notizia è di questi giorni). Sinceramente, a malincuore, ciò mi appare come l’avverarsi di una profezia.  Il 14 novembre 2011, relazionando ad alcuni docenti dell’Università del Salento i  risultati della mia ricerca nel contesto del Primitivo ho affermato: “Sulla base dell’analisi dei dati rilevati, giungo decisamente a definire il sistema territoriale del  prodotto Primitivo di Manduria DOC un   sistema territoriale embrionale, caratterizzato da aggregazioni di componenti di dotazioni e sistemiche, prive di un organo di governo che le coordina e le indirizza. Una situazione in cui prevalgono ancora logiche individuali a causa dell’assenza di condivisione di valori, obiettivi e senso di appartenenza al territori”. Semplicemente, intendevo dire che il contesto è dominato da una mentalità individualistica difficile da scalfire senza misure necessarie e mirate: il Consorzio di Tutela non funziona, le istituzioni locali ancor prima non hanno attivato le competenze e le garanzie  che necessitano alla funzionalità del sistema stesso. C’è da dire che trovare spazio nel mercato per il Primitivo di Manduria è stato assai difficoltoso: ci si è dovuti attivare per affrontare le criticità di un ritardo oggettivo e difficile  da recuperare.  Riuscire ad acquisire una propria identità (qualitativa e limitata al  prodotto in sè), rivestendo un ruolo da protagonista, è stata una conquista solo degli ultimi 15 anni.  Per  moltissimi anni, il Primitivo di Manduria, infatti,  è stato utilizzato prettamente come vino da taglio, mantenendo un ruolo di secondo piano, mentre altri vini si avvantaggiavano in notorietà. Ma molti altri fattori hanno contribuito a limitarne le potenzialità.  Nella prima metà del ‘900, l’area di produzione del Primitivo Di Manduria, secondo una relazione storica, si estendeva comprendendo solo pochi comuni della provincia di Taranto (Manduria con la frazione di Uggiano Montefusco, Avetrana, Maruggio, Sava, Lizzano, Torricella e S. Marzano). Attualmente il disciplinare di produzione riconosce l’area di produzione del Primitivo estesa a circa 15 comuni della provincia di Taranto e 4 della provincia di Brindisi.  Stiamo perdendo un treno che già avevamo preso al volo, una grande occasione per il nostro territorio  e per un prodotto che la storia, la cultura e le specifiche condizioni pedo-climatiche  attribuiscono  esclusivamente a noi.  


( Fonte La Voce di Manduria )

Osservazioni di Winetaste

Sicuramente i problemi esisteranno a Manduria, cosi’ come ad Asti o Barolo, ma sono certo che visti e soprattutto ” toccato con naso/bocca ” i livelli qualitativi raggiunti da questi spendidi vini, il futuro non potrà non essere roseo.
Sono stato in quelle zone nello scorso mese di Novembre e ne ho scritto in abbondanza, in alcuni casi ho trovato vini di livello mondiale, capaci di reggere il confronto a livello planetario, leggasi qui :

 
Ricordo che questo vino è stato il piu’ premiato in senso ASSOLUTO in Italia ed ha messo d’accordo TUTTE le guide ;
 
 
 
 
 
 
 
Personalmente sono molto fiducioso e speranzoso, sono solamente i vini a farmelo credere, ne sono certo, questa altissima qualità non si discute ed è fuori da ogni ragionevole dubbio
Evviva il Primitivo di Manduria, ma anche di Gioia del Colle e del Salento.
 
Roberto Gatti
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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.