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L’Italia del boom piange il Campionissimo

2 Gennaio 2010

50° Anniversario della scomparsa del Campionissimo. Come non ricordare allora l’altro Campionissimo Marco Pantani.

Una maledetta zanzara gli è stata fatale e Fausto ha perso l’ultima corsa. I primi respiri degli anni Sessanta ricchi di sogni chiudono le ali all’autore di mille voli. Il corteo mesto che, nel giorno del funerale, si allunga e si spezza sulle colline di Castellania si porta via per sempre Fausto e un pezzo di storia d’Italia. Coppi se ne va in un Paese in profonda trasformazione. Gli italiani del 1960 lavorano, investono, producono, risparmiano. Giocano in Borsa, progettano le vacanze, usano l’aeroplano, vendono auto agli Stati Uniti, la patria di Ford, e macchine per scrivere ai tedeschi, maestri dell’industria e della tecnica. Esportano tessuti, auto, scarpe, agrumi, ortaggi, conserve. L’Italian style piace. Gli americani e i giapponesi, che gli iniziati chiamano buyers, comperano gli abiti che le case di moda italiane creano per regalare alla donna più femminilità. Diciotto milioni di turisti arrivano in Italia nel 1960, portando più di mezzo miliardo di dollari. Mangiano i nostri spaghetti, bevono il nostro vino, dormono nei nostri alberghi, stimolano il turismo che in un anno crea 60mila nuovi posti letto.
Il benessere si diffonde e trasforma abitudini e costumi. Il Paese scopre ogni giorno con stupore che qualcosa della sua vita di ieri sta cambiando in meglio. In una qualsiasi giornata del ’60 gli italiani adulti bevono 48 milioni di tazze di caffè, fumano 12 sigarette ciascuno, girano l’interruttore di otto milioni di apparecchi radio e si siedono, con le loro famiglie, davanti a due milioni di televisori. Nelle grandi città le case sono confortevoli, le vetrine dei negozi eleganti, i ristoranti affollati, si inaugurano bar e locali notturni. L’italiano medio, impegnato nella corsa al benessere, coltiva nuove aspirazioni. Vuole più beni, la casa di proprietà, più vacanze. Il Paese accelera, corre. Si parla di boom economico: un nome che resterà nella Storia. Come vi resterà “l’uomo solo al comando”, che dalla vita ha avuto tutto tranne la felicità.

Evviva Fausto
La sua morte è un dolore collettivo e gli occhi degli italiani sono umidi di oneste lacrime di altri tempi. “Campionissimo addio”, titola la sua amata “Gazzetta”. Su un muro, come su mille altri muri d’Italia, una mano scrive col gesso: “W Fausto”. Dirà Alfredo Binda: “Come lui nessuno”. Coppi è un purosangue dalle cui gambe escono capolavori. Vola senza forzare, è elegante, con l’ombra di un’ambigua modernità nella preparazione; è l’affascinante fusione fra uomo e bicicletta, forza unita allo stile, danza ritmica, mix di muscoli e moltipliche. L’uomo è mite, introverso, ripiegato su se stesso, con un’incancellabile vena di timidezza e con le sue segrete malinconie, quei pensieri strani che prendono vento lungo le discese. Il ciclista ha l’umiltà di una vedetta, va a caccia di monti altissimi, rischia, taglia il traguardo e se ne va, impermeabile alla teatralità. Non gonfia mai il petto, non alza il mento, chiede scusa agli sconfitti, negli occhi chiari ha un’espressione triste e rassegnata. Di lui non si ricorda una vittoria a mani alzate, quasi che il destino, anche nei giorni felici, gli prescrivesse la malinconia.

Le vittorie
Dal Giro del ’47 alle grandi stagioni del ’49 e ’52, al Mondiale del ’53, diventa mito suo malgrado. In pianura ha il passo dei cinquanta all’ora, in salita lo scatto e la progressione che non perdonano, contro il tempo non ha rivali. È vent’anni avanti al gruppo. In bicicletta è perfetto, un seduttore, l’idolo di una generazione, il protagonista dell’immaginario della gente qualunque; nella vita è labile, incerto, un contadino schivo e dolente che solo in sella diventa bello e aristocratico. La sua fragilità ne fa uno di noi, nella sua malinconia c’è la nostra malinconia.

La rivalità fra Coppi e Bartali, il fascio di nervi e l’uomo di ferro, è il grande alimento delle passioni. Fausto è più umano, Gino più uomo. Il ciclismo, favola splendida e impura, nasce e vive così, con la sofferenza sui volti, i tornanti che inchiodano le gambe, le temperature da ammazzare le cicale, le cadute come birilli, le discese in cui ciascuno è per sé e Dio per tutti, gli occhi sgranati al passaggio della carovana colorata e, soprattutto, il vincitore, il campione, il mito, l’eroe: Coppi, una vita passata attraverso i raggi. Quando Fausto muore giovane, porta con sé un sogno italiano.

( Fonte IlSole24Ore )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.