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L’ORA DI MOSER 1984- 2014: 30 ANNI DI SUCCESSI CON ENERVIT

A 30 anni da quel record che cambiò la storia del ciclismo, ma anche dello sport in generale, Enervit ricorda la grande impresa di Francesco Moser: 51,151. Un numero che racchiude in sé tante emozioni: fatica, ingegno, passione e ricerca scientifica. Quella dell’Equipe Enervit.

 

ENERVIT: UN’AZIENDA DA RECORD

Il 16 gennaio 1984, alla vigilia del Record, Enervit compiva 30 anni. E festeggiava quel compleanno con parole bellissime, dense di intuizioni, che hanno fatto parte della grande storia – così ricca di successi sportivi – di un’Azienda italiana al cento per cento, che da 60 anni viaggia sulla cresta dell’onda dello sport e dell’integrazione e nutrizione sportiva.

“Che dire di un’Azienda che compie trent’anni? Nulla oltre agli auguri di buon proseguimento. E i regali? Forse, se ancora si usano, uno solo potrebbe essere gradito: il record di Francesco Moser. Ma è un dono atteso, non certo preteso” scriveva Alberto Sorbini, oggi presidente di Enervit SPA, allora direttore marketing e giovane presidente del comitato organizzatore di uno dei più eclatanti eventi di ciclismo che ha segnato un’epoca anche dello sport azzurro.

Continua il testo estratto da quella storica cartella di “Notizie per la stampa”: “Da che cosa nasce questa fiducia? Dallo stesso corridore che la alimenta giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento. Il primato insomma non è la torta, è soltanto una ciliegina sulla medesima; se non verrà, nessuno ne farà un dramma, nessuno potrà avere anche solo la sensazione di aver fallito. Non Francesco Moser né, tantomeno, gli esperti che in questo mesi si sono adoperati affinché il corridore potesse arrivare al giorno fatidico nelle migliori condizioni.

Perché aldilà del risultato sull’ora ne esistono (in termini di ricerca, di esperienza acquisita, di conoscenza) ben altri, quelli che la Also (oggi Enervit SPA, ndr) persegue da almeno quindici anni, da quando particolari contingenze del mercato spinsero l’azienda dal fronte strettamente farmaceutico a quello dietetico-alimentare, per giungere ai giorni nostri e vederla impegnata anche nel trattamento per la salute e la bellezza del corpo”.

E fu proprio degli anni ‘80 la vocazione di questa impresa, fondata da Paolo Sorbini nel 1971, che ha fatto della ricerca sul campo, della collaborazione con i campioni e con gli atleti, con gli Atenei, con i ricercatori e con i medici sportivi, un’azienda “votata” per il progresso nello sport.

Quel gennaio 1984 tutto girò attorno a due ruote (lenticolari, le prime!): con il ciclismo in particolare, la ricerca di Enervit e della sua innovativa Equipe, aveva preso una strada importante, sfruttando una passione antica del “titolare”, che amava definirsi uno speziale, il dottor Paolo Sorbini, una passione che ben si sposò all’amicizia con Vincenzo Torriani, il patron del Giro d’Italia.

 

L’esperienza nel ciclismo di Paolo Sorbini, nata per passione e amicizia si cementava nel tempo, divenendo occasione di nuove indagini, tanto che la Also-Enervit seguì il dodicesimo Giro d’Italia consecutivo, con apparecchiature sempre più sofisticate, un’ambulanza per il pronto intervento e un’altra per le analisi di laboratorio.

I lavori per il progetto Primato dell’Ora di Moser di fatto sancirono l’allargamento dell’Equipe a numerosi medici: al dietologo viene affiancato il traumatologo e, all’occorrenza, il fisiologo e il biochimico.

Da queste esperienze, alle quali si aggiungono quelle nello sci, a metà degli anni settanta, nascevano le bevande che hanno reso nota Enervit in tutto il Paese, anche all’estero: l’Enervit G – quello per la gara – e l’Enervit R, utile al recupero delle energie.

“Bere durante lo sforzo, un tempo considerato inutile se non addirittura dannoso, bere Enervit G, aiuta durante le fatiche più intense”. Un consiglio di allora che vale anche adesso. E ancora: “A patto che non si ricorra al saccarosio o al glucosio (che fanno aumentare l’insulina nel sangue) e che si faccia uso di fruttosio, lo zucchero presente nella frutta che risulta insulino / indipendente”.

Altre note dalla cartella stampa di 30 anni fa: “Parimenti al fascino del ciclismo, dello sforzo intenso e prolungato, si manifesta quello legato alla fatica intensa e in tempi brevi, oltre che in condizioni particolari. Le ricerche dell’Equipe a metà anni ’70 portano anche ad approfondire – per la prima volta e ancora oggi in anticipo in molti settori sportivi! – il tema dell’alimentazione per lo sportivo. Nasce allora Enervit Protein, i campioni di varie discipline cominciano a farne uso perché il prodotto – a base di proteine nobili del latte, fruttosio e farina di guar (un baccello indiano) – garantisce un aumento della forza muscolare pari al venti per cento in sole quattro settimane”.

Dai programmi di consulenza dietetico/alimentare per campioni del calibro di Sara Simeoni (altro record con Enervit!), di Francesco Moser, di Ivan Lendl, di Messner ma anche di Fogar, viene la verifica più immediata: tutti i soggetti scoprono di rendere di più con muscoli “forti e magri” e calano di peso perché eliminano il grasso in eccesso. Quell’innovazione nutrizionale aprì la strada alla rivoluzionaria dieta Zona e alla linea di nutrizione funzionale EnerZona, caposaldo di Enervit dei giorni nostri.

Quella che fu una constatazione “scientifica” divenne presto un claim che contiene una verità di fondo, tanto che in capo a tre anni il Gruppo Editoriale Fabbri ne fece oggetto di una enciclopedia della Linea Salute: “forti e magri” è da sempre uno stile di vita.

A partire dal 1982 Enervit Protein – un prodotto inventato per gli sportivi – trova il più largo consenso anche presso il grosso pubblico. Le testimonianze dei campioni (ai quali si aggiungono i calciatori dei grandi team di serie A dalla Juventus, all’Inter al Milan) garantiscono della genuinità, del rigore scientifico, soprattutto della sicurezza che si tratti di prodotti naturali.

 

Le testimonianze rassicurano, le imprese generano curiosità oltre alla sensazione – confortante – di un’azienda dinamica che “firma” momenti rilevanti, che accompagna Ambrogio Fogar al Polo e i Fratelli Castiglioni in Sahara, che aiuta gli appassionati di trekking a sopravvivere sui monti abruzzesi e divide le fatiche di una 24 ore di marcia o di sci di fondo. “Azzurra” fu una magica avventura, che vide come ormai usuale, la presenza di Enervit come supporto scientifico (poi è stato il turno di Luna Rossa e anche di Mascalzone Latino).

60 anni di storia e di ricerca nello sport sono raccontati anche da dossier di esperienze scientifiche che connotano i successi azzurri di Enervit nel mondo dello sport e dell’estremo: si aggiunsero a quelli su Fogar, proseguirono con Moser e Messner. E via via tutti i grandi campioni passati da qui e frequentatori del centro ricerche di Zelbio (CO), al Pian del Tivano, a due passi dal Muro di Sormano.

La Ricerca per il Primato di Moser, 30 anni fa come oggi, è da sempre la Ricerca dell’Equipe nel mondo degli atleti, tanto più significativa in quanto ha consentito all’Azienda di elaborare strategie alimentari e prodotti destinati a tutti, sportivi e non.

“Sono strategie che esprimono una filosofia semplice e precisa: alimentarsi in modo naturale, sano ed equilibrato, garanzia di salute e, quindi, di una vita migliore e più felice. Quel giorno del Primato – conclude Alberto Sorbini – lo ricorderemo tutti come un autentico cambio di passo che ancora oggi ci stimola, anno dopo anno, a fare meglio, a guardare avanti e cercare il successo con la passione di sempre. Tutto, ieri come oggi, è racchiuso in una frase: lo spirito sportivo è un’energia positiva che ci rende migliori. Questa è la Enervit”.

FRANCESCO MOSER: UN CAMPIONE DA RECORD

Francesco Moser ha percorso in bicicletta, e nelle sole gare ufficiali, oltre duecentomila chilometri, vale a dire qualcosa come cinque volte il giro della Terra all’Equatore. Se si considerano tutti gli allenamenti e le sgambate non ufficiali questa distanza si triplica. Ha disputato circa 1100 gare ne ha vinte oltre 200 quasi il 20 per cento.

Moser è alto 1,81 metri e il suo peso-forma è attorno ai 76 chili. Un fisico da gare in linea, dove ha fatto man bassa di risultati, raccogliendo vittorie esaltanti. Campione del mondo su pista nel 1976, campione del mondo su strada nel 1977, è stato autore di memorabili imprese come le sue tre Parigi-Roubaix vinte consecutivamente nel 78, 79 e 80.

Quaranta specialisti fra medici, tecnici, dietologi, ricercatori hanno seguito Francesco Moser nella sua preparazione. Elettrocardiogrammi, elettroencefalogrammi, analisi, test: è stato un campione al servizio della ricerca.

 

L’Equipe messa a disposizione del Campione comprendeva studiosi di ben 4 università italiane – Milano, Ferrara, Pavia e Roma: il prof. Enrico Arcelli e il prof. Aldo Sassi (Milano), il prof. Antonio Arrigo neurofisiologo (Pavia), il prof. Giovanni Tredici (Università di Milano, medico responsabile del Giro d’Italia), il Professor Ferruccio Ferrario ordinario di Anatomia umana (Milano), il Prof. Antonio Dal Monte (Università fisiologia umana, Roma) e il prof. Francesco Conconi, cattedratico di Biochimica, ha studiato un test col quale, misurando la frequenza cardiaca dell’atleta, mentre pedala a diverse velocità, si può con un ‘cardiofrequenzimetro’ misurare anche la velocità ‘critica’. Per cui è possibile capire quando l’atleta comincia ad affaticarsi.

I dati sull’allenamento, l’alimentazione, la respirazione, le pulsazioni cardiache e le condizioni fisiche di Moser durante la sua prova mondiale sull’ora, sono stati inseriti per la prima volta in un computer in grado di elaborarli, per fornire in poco tempo ogni elemento utile alle ricerche sull’alimentazione degli sportivi.

In accordo con gli esperti della Enervit, Francesco Moser ha fissato nel 23 di gennaio il primo giorno utile al tentativo di primato dell’ora sulla pista del Centro Deportivo Mexicano a Città del Messico.

L’orario di effettuazione del primato è stimato fra le 12 e le 14 ora messicana, compatibilmente con le condizioni metereologiche, cioè in assenza di vento e, naturalmente, di pioggia.

Alla data del 23 di gennaio Francesco Moser avrà infatti ultimato la serie degli allenamenti e dei test programmati con gli esperti Also Enervit, che hanno avuto inizio il 30 dicembre, data immediatamente successiva all’arrivo in Messico e che proseguono con ottimi risultati.

L’M 20 OLIVETTI: UNA TECNOLOGIA DA RECORD

In queste ultime settimane si è spesso letto, in merito al tentativo di primato di Francesco Moser, che il campione trentino “farà da cavia” per un “record al computer”.

Al di là di queste definizioni dall’indubbio impatto emotivo, c’è del vero, anzi c’è un computer che ha un nome e cognome: si chiama M 20 ed è prodotto dalla Olivetti.

L’M 20 è uno dei computer utilizzati presso il Centro di crono morfologia e tecniche ritmo metriche dell’Università di Milano che segue, nella persona del professor Virgilio F. Ferrario, il progetto “Moser-Enervit” per quanto riguarda l’aspetto ritmico delle caratteristiche psicofisiologiche dell’atleta, nonché per una valutazione il più possibile obiettiva del livello di acclimatazione raggiunto.

Questa valutazione di tipo crono biologico necessita di complesse elaborazioni necessariamente computerizzate, ottenute mediante programmi specifici curati dal professor Ferrario.

 

I dati raccolti, a partire dal sopralluogo messicano del novembre scorso, dal professor Tredici, medico di Moser in questa avventura, verranno continuamente riversati nella memoria del calcolatore fino al giorno della prova. Tutto ciò dovrebbe portare all’individuazione del momento migliore, dal punto di vista psicofisiologico, per il record. E’ ovvio che questo risultato dovrà essere considerato alla luce delle condizioni ambientali del momento.

Con la collaborazione del professor Tredici, il professor Ferrario ha approntato anche alcuni programmi che hanno permesso la gestione computerizzata dei rilevamenti durante le sedute di allenamento (test di Conconi, costruzione e confronto delle curve “frequenza cardiaca – potenza sviluppata”, confronti in condizioni climatiche differenti, ecc.), in modo tale da costituire un archivio dati molto prezioso per lo studio della progressione nel tempo del livello di preparazione di Moser.

Tutto ciò dovrebbe portare all’individuazione del momento migliore, dal punto di vista psicofisiologico, per l’effettuazione del record. E’ ovvio che questo risultato dovrà essere considerato alla luce delle condizioni ambientali del momento.

UNA PREPARAZIONE DA RECORD

LA NUTRIZIONE E L’INTEGRAZIONE SECONDO ENERVIT

Merckx ottenne il record del mondo dell’ora il 25 ottobre 1972, subito dopo aver vinto prestigiose gare su strada. Per quanto nella sua carriera avesse corso molto su pista, non si può certo dire che ebbe il tempo di prepararsi in maniera specifica per quel tentativo.

Alcuni ritengono che Merckx abbia fatto molto bene a recarsi in Messico uscendo direttamente dalle gare in linea e sostengono che sono le corse a dare la forma. Spiegano così la distanza di Km. 49,432 coperta da Merckx nell’ora.

Moser si avvicina al record partendo da altri presupposti. Gli studiosi della Enervit, infatti, hanno ritenuto adeguata per il record dell’ora una preparazione estremamente specifica. Mentre in una gara su strada ci sono variazioni di velocità e di pendenza, la prova dei 60 minuti richiede un impegno rigorosamente costante.

Il meccanismo energetico che, con netta prevalenza, interviene in un simile sforzo è quello aerobico, nel quale i muscoli utilizzano l’ossigeno.

Lo sviluppo massimo di tale meccanismo viene ostacolato se i muscoli si sottopongono a impegni nei quali si producono elevate quantità di acido lattico, come può essere il caso delle gare su strada.

L’esperienza acquisita in discipline nelle quali il meccanismo aerobico deve venire sviluppato al massimo (ad esempio le gare di maratona, quelle di marcia e di sci di fondo) hanno permesso di conoscere i mezzi di allenamento che stimolano maggiormente l’incremento delle qualità fisiche che servono in un impegno di un’ora.

Una buona parte della preparazione viene fatta in base alle risultanze del “test di Conconi”, grazie al quale si hanno informazioni molto precise sulla velocità da tenere negli allenamenti su strada. Si tenga presente che nella maggior parte delle sedute di allenamento, Moser porta un “cardiofrequenzimetro”, cioè uno strumento grazie al quale può sapere quale è in quel momento la frequenza alla quale batte il suo cuore.

 

MERCKX, RITTER E MOSER: GLI UOMINI DEI RECORD

49 chilometri e 432 metri coperti in un’ora, dalle 8,50 alle 9,50 (ora locale) del 25 ottobre 1972 dopo che la pioggia, per due giorni consecutivi, aveva impedito l’effettuazione del tentativo.

Questo, in estrema sintesi, il record prestigioso di Eddy Merckx che Francesco Moser ha intenzione di attaccare il 23 gennaio prossimo. Un record, quello dell’asso belga, maturato dopo la certezza di aver colto i primati dei dieci e dei venti chilometri, anzi di averli demoliti.

Il vantaggio sul precedente primatista, il danese Ole Ritter, indusse Merckx a proseguire per concludere l’ora: ai dieci chilometri aveva 3″20 di margine, ai venti addirittura 10″60 sui primati realizzati da Ritter su quelle specifiche distanze. A quel punto Merckx viaggiava a 49,477 di media.

A metà prova il vantaggio di Merckx su Ritter era di 483 metri ma poco dopo il campione belga dovette pagare l’immane sforzo iniziale: la media fra il trentesimo e il trentacinquesimo chilometro scese da 49,590 a 49,295 preoccupando i tecnici e i fedelissimi Albani e Colnago.

Poi Merckx si riprese: superati i quaranta chilometri la media risalì a 49,410. I cronometri fatti scattare al quarantacinquesimo chilometro davano il belga in anticipo sul danese di 50″4. Allo scadere dell’ora Merckx non si rialzò e completò il giro con il fare di un autentico sprinter: i cronometristi spiccarono il tempo di 13 secondi netti per gli ultimi duecento metri.

Completata 1’interpolazione dei tempi, la distanza percorsa risultò essere di Km. 49,408 metri e 68 centimetri, poi rettificata in sede di omologazione a 49 Km. 431 metri e 957 millimetri e quindi arrotondata alla cifra superiore, 49 Km. e 432 metri. Questo perché Merckx, prima di rialzarsi, aveva compiuto 149 giri completi, pari a Km. 49,66617, ed era giusto quindi considerare, per 1’interpolazione, il tempo del 148° giro interamente compiuto è non quello del giro precedente .

Ole Ritter vantava il primato precedente, stabilito a Città del Messico il 10 ottobre 1968, con la misura di Km. 48,653. Il danese tentò più volte nel 1974 di detronizzare Eddy Merckx ma fallì.

L’ultima volta di Ritter a Città del Messico fu il 5 novembre 1974 quando gli riuscì di ottenere il solo primato danese: Km. 48,740. Una prestazione comunque eccellente, la seconda dopo quella di Merckx, anche perché Ritter seppe comunque migliorar si di 124 metri rispetto al riuscito tentativo di 6 anni prima.

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P.S. ) Ho scritto a piu’ riprese dello Spumante MC 51,151 di Francesco Moser su questo sito, basterà digitare 51,151 nella apposita casella di ricerca in homepage

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.