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Michele Molgg, l’uomo del vino

 

Nato in Val di Fiemme da padre bolzanino e madre trentina, è il proprietario e curatore della cantina Armosa, l’unica azienda vitivinicola di Scicli.

 

Fare vino nella terra dei pomodori? Ma non è antistorico?

 

“Al contrario. Qui a Scicli c’è stata una grande tradizione, fino agli anni cinquanta. Poi le viti furono smantellate, in favore delle produzioni in serra. Ma in questo territorio, sin dai tempi dei romani, c’è stata una produzione di vino ad alta gradazione, espediente necessario, quello dell’alcol elevato, per consentire il trasporto via mare, preservando le caratteristiche del frutto dell’uva”.

 

Laureato in chimica, e diplomatosi ancor prima enologo, project manager per STMicroelectronics, inviato alla fine degli anni Novanta a Catania, Michele ha destinato sei ettari di terreno alla produzione di vino, nel 2000.

 

È un dato oggettivo, precisa, come “dell’ottimo nero d’Avola non esistano ancora oggi cloni selezionati, a fronte di almeno sei biotipi diversi, né tutele adeguate per un vitigno bandiera della Sicilia, troppo spesso sacrificato ai massacri della GDO per vinelli in cartone a cinquanta centesimi”.

Temperature estive non superiori a 35 gradi, generosi sbalzi di temperatura tra giorno e notte e un terreno variegato tra medio impasto calcareo (vigna Filippa), calcareo e tufaceo (vigna Fumaria) e sabbioso con sottofondo tufaceo – calcareo a diretto contatto col mare (vigna Curma) completano l’idillio.

Tre ettari anche in collina, a lambire la Valle dell’Irminio, dove il nero d’Avola lascia un po’ di spazio al gentile, ma non troppo, moscato bianco.

Dentro la cantina, ricavata da vecchi fabbricati in pietra, tante fatiche prendono finalmente forma: le vasche di fermentazione, di diametro e altezza equivalenti, per garantire la massima estrazione delle uve, ospitano le lunghe macerazioni del nero d’Avola, a volte oltre i trenta giorni, e la singolare macerazione del moscato bianco, lasciato a macerare per ben sette giorni; un unicum in Sicilia.

 

Il primo frutto dell’impegno di Michele Mölgg è il Salipetrj, l’unico bianco dell’azienda.

Salipetrj, come dire sale e pietra, due elementi vitali per questo curioso moscato macerato, fermentato a 20–24 C° e lasciato a riposare in acciaio per almeno dieci mesi. Il nostro 2012 mostra un giallo già dorato e ricco; i sentori aromatici tipici del vitigno da cui proviene si palesano assieme all’ortica, al timo, all’agrume, retti da una lunga vena minerale. In bocca è fresco, di buona sapidità e con un finale leggermente tannico; un moscato virile, da abbinare magari con del robusto pesce azzurro.

Segue il Siclys, chiaro omaggio alla città e frutto di partite diverse di nero d’Avola. I vini ottenuti delle varie vigne sostano separatamente in barriques di terzo passaggio per circa dieci mesi, al fine di addomesticarne i sentori primari e arrotondare il prodotto, per poi essere assemblati in tini d’acciaio; dopo una ulteriore sosta in bottiglia della durata compresa tra i 6 mesi e l’anno, il vino è pronto per la vendita.

Il nostro Syclis, ancora turbolento nonostante la barrique, spillato direttamente dal tino di assemblaggio, mostra un rubino cupo già orientato al granato; al naso un vortice di speziature (pepe nero, cannella, liquirizia, cacao) fa il paio con le note minerali della salsedine e un sottofondo di frutta rossa ; in bocca è fresco, di buona tannicità e persistenza. Da omaggiare con carni gagliarde e, perché no, con una ricca pasta alla norma.

Infine il Curma, nero d’Avola in purezza e cru dell’azienda. Curma, come dire cima, e per estensione dialettale duna; è in effetti il terreno sabbioso a ridosso del litorale, assieme ad una piccola percentuale di tufo calcareo, a comporre la fisionomia dell’omonima vigna. Le uve vengono selezionate, vinificate in acciaio e affinate in barrique per almeno 18 mesi. Tanto è necessario, secondo Mölgg, perché le intemperanze del vitigno siano educate a dovere.

Il Curma 2008, dopo 22 mesi di barrique e un anno in bottiglia, è fine al naso, con una complessa impalcatura di balsamicità e speziature assortite, circondate da sentori di frutta nera e piacevole mineralità.

Infine, la grappa.

La grappa di Nero d’Avola AYN è il risultato dalla sapiente distillazione delle vinacce di Siclys e Curma. Il nome AYN deriva da “Ayn-Al-Awquat”, “sorgente delle ore”, nome arabo di Donnalucata, che a sua volta è il borgo marinaro di Scicli nelle cui vicinanze è collocata l’azienda.

Scherzi del destino, è un uomo nato a 1.500 km di distanza ad avere scommesso sulla bontà della terra di Piero Guccione e Quintino Cataudella, regalandoci vini pieni di energie.

 

 ( un video al link : 

http://www.videomediterraneo.it/video/programmi/verde-mediterraneo/2032-verde-mediterraneo-puntata-del-02-10-2011.html

dal minuto 29 )

 

( Fonte Ragusanews )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.