Home Arrabbiature «Non accusate solo il vino Il glifosate in diversi cibi»

«Non accusate solo il vino Il glifosate in diversi cibi»

Autunno caldo sul fronte pesticidi: la Commissione Europea autorizzerà la proroga per dieci anni all’utilizzo del glifosate, il potente erbicida, solo se riuscirà a convincere una maggioranza qualificata degli Stati membri dell’Ue. Nei giorni scorsi sia la comunità scientifica che la Commissione Europea avevano in qualche modo “assolto” il glifosate, sostenendo che non fosse cancerogeno come sostenuto fino ad ora.

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Nella Marca l’utilizzo è già bandito per le aree pubbliche, mentre Coldiretti ne stigmatizza l’impiego e non è così facile trovarlo nei consorzi agrari. A prescindere dalla decisione dell’Unione Europea, quindi, a Treviso non si tornerà indietro. «Il problema semmai è un altro: rischiamo di ritrovarcelo in alimenti e cibi che arrivano dall’estero», spiega Walter Feltrin, presidente di Coldiretti. «Prendiamo il caso dell’accordo commerciale Ceta con il Canada: si rischia di importare una serie di cereali prodotti in quel Paese, singolarmente o all’interno di altri cibi, quando in Canada nella fase di invaiatura vengono sparsi in media dai 5 ai 7 litri di glifosate per ettaro per favorire l’essicatura, quando da noi ci pensa semplicemente il clima mediterraneo».

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Coldiretti ha più volte proposto alternative meccaniche al diserbo: nella Marca infatti l’erbicida responsabile delle cosiddette “strisce arancioni” è utilizzato, in alcuni terreni agricoli, con una media di un litro per ettaro, una volta all’anno. Più che tra i filari di viti, per estirpare le erbacce, si utilizza per preparare il terreno nei “set-aside”, i campi lasciati a riposo prima del cambio di coltura. Altra pratica vista senza troppa simpatia da Coldiretti.

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«In ogni caso, si tratta di una sostanza che si usa ancora moltissimo», sottolinea Feltrin, «lo fanno anche le aziende private, per esempio le ferrovie lungo i binari. E gli enti pubblici, prima del divieto dell’anno scorso, lo irroravano tranquillamente sulle aiuole e lungo i marciapiedi. È un erbicida sistemico: quando lo spargo, non viene assorbito dalle radici ma entra in circolo nella pianta. Per questo è efficace: basta bagnare una foglia per uccidere l’intera pianta. Lo utilizzavano anche i Consorzi di Bonifica per pulire i canali dell’acqua, ma questo fino a una decina

 

di anni fa. La cosa peggiore è che, se utilizzato con quantità importanti, penetra nella falda acquifera». Un «no» che nei giorni scorsi era stato ribadito anche dai Consorzi di Tutela del vino e dalle amministrazioni comunali.

 

 

 

( Fonte tribunatreviso )