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PROSCIUTTI ITALIANI ? 4 SU 5 SONO DI MAIALI STRANIERI, MA NON SI VEDE….

Gran parte dei suini che forniscono i pregiati salumi italiani non hanno grufolato dalle nostre parti nemmeno da lattonzoli.

 
 
Quattro prosciutti su cinque venduti in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Spagna, Francia, Belgio, Germania e dall’Europa dell’Est senza che la loro provenienza siano indicate in etichetta. Per tacere d’informazioni fuorvianti come “di montagna”, “nostrano”, o “del contadino”, termini che imbrogliano il consumatore sulla reale origine. Lo denuncia da sempre anche Coldiretti rilevando che in Italia arrivano dall’estero ogni anno mediamente oltre 40 milioni di cosce fresche di maiale per essere stagionate e divenire prosciutti nazionali. Non si fa cenno alla quantità delle congelate, utilizzate sopratutto per gli insaccati, che verosimilmente sono un numero assai più elevato. Uno spaccato sulla veridicità di ciò è apparso recentemente su un quotidiano emiliano che raccontava di un prosciuttificio modenese dove i Nas di Parma hanno sequestrato 90mila cosce tra fresche e stagionate risultanti di provenienza estera, più precisamente da Belgio, Olanda e Germania mancanti dei bolli sanitari. In pari tempo è emerso che nel 2011 le cosce realmente italiane atte a fare prosciutti furono 24,5 milioni mentre ne sono stati importate 67 milioni dall’estero.

Una situazione critica dove a rimetterci sono i consumatori e gli allevatori: i primi che quando acquistano un prosciutto hanno l’80% di probabilità di acquistare carni di maiali allevati all’estero senza conoscere le modalità di allevamento e ingrasso quali stabulazione o porcilaie aperte, tipo di alimentazione, ecc poiché le bollette d’accompagnamento indicano solamente (pur non essendo poca cosa) la salubrità della merce importata, sia l’etichetta che però non indica affatto la provenienza. I secondi, che a seguito di rincari del gasolio agricolo ed altre fonti energetiche nonché dei mangimi ricavano margini risicati che rendono impossibile far crescere gli animali ad un prezzo che consenta di coprire le spese di mantenimento.
 
A fronte di un prezzo medio per il prosciutto di circa 25 euro il chilo pagato dal consumatore, agli allevatori italiani viene riconosciuto un compenso di appena 1,5-1,8 euro al chilo, ben al di sotto dei costi di produzione, fattori che rischiano di far chiudere le stalle e, di conseguenza, porre fine alle specialità della salumeria nazionale.
 
La nostra norcineria a rischio non solo d’immagine

Per salvare dall’estinzione il maiale italiano e ridare dignità all’apprezzato comparto, è necessaria una trasparenza assoluta nella rilevazione dei prezzi all’ingrosso di suini pesanti e suinetti ed è quindi è auspicabile l’istituzione di un mercato unico nel quale i soli dati di valutazione derivino da un osservatorio specifico per il settore. Diventa, inoltre, fondamentale la valorizzazione e la promozione della salumeria italiana. Ottimo e – sembra funzionare – il progetto del Gran Suino Padano Dop, nonché la programmazione produttiva sui principali circuiti tutelati (prosciutti destinati, per esempio, alle filiere dei prosciutti Dop: Parma, San Daniele, Toscano, ecc). Ma occorre soprattutto una normativa che renda obbligatoria l’indicazione della zona di provenienza della carne di maiale e dei prodotti da macelleria. Vero è che la classica casalinga di Voghera che acquista un etto di prosciutto, cotto o crudo, piuttosto che un salame, un pezzo di lardo, mortadella, pancetta et similia difficilmente, anzi, è escluso possa verificare la provenienza dei suini che li hanno generati, anche il confezionato a fette in buste e vaschette non aiuta poiché non ha indicazioni al riguardo. Quindi è a monte di questa filiera – peraltro sempre più circoscritta al ruolo di stagionatori/affinatori/trasformatori – che si esige trasparenza e serietà. Operazione che dalle nostre parti è ardua.
 
( Fonte Enotime )
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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.