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Rossovermiglio di Benedetta Cibrario : il romanzo del vino

Lesordiente Benedetta dalleditore


 


 


  


 


Feltrinelli ci prova con la Cibrario. Bestseller annunciato da 30 mila copie 


 


Trentamila copie tanto per incominciare, ma la scommessa è al rilancio. Oggi sui banconi di tutte le librerie italiane arriva il romanzo Rossovermiglio di Benedetta Cibrario, leditore è Feltrinelli, lautrice una signora quarantenne dalle molte patrie («Sono nata a Firenze, sono cresciuta a Torino, ho vissuto in Inghilterra, adesso abito in Toscana») che per scrivere questo libro, il suo primo («Ho scritto tutta la vita, ma ho sempre pensato che finché non mi fossi trovata pronta non mi sarei buttata»), ha impiegato parecchio tempo: «L’idea mi è venuta quattro o cinque anni fa. Il romanzo l’ho ripreso e mollato molte volte. Mentre lo scrivevo ho avuto due bambine a 13 mesi una dall’altra, e questo mi ha ulteriormente rallentato. Perché io non riesco a essere creativa in due direzioni, o fai un figlio o fai un libro. Dunque lunghe pause, e meno male. Ogni volta che ricominciavo, tagliavo».


 


Un libro complicato, la storia di una vita femminile dall’inizio alla fine del Novecento raccontata con continui abilissimi incastri temporali (sembra costruito alla moviola, e infatti: «Mi sono laureata in Storia del cinema; come tutti quelli che vengono dal cinema so che il montaggio è essenziale») e una dose di «romanzesco» che solo una mano fermissima, diresti, può controllare senza precipizi nel melò: la passione divorante; nel retrò: l’aristocrazia mitteleuropeo; addirittura nel fashionable: le colline del Chianti e la poesia del vino.


 


Con questa storia del vino ha rischiato davvero forte, signora. Poteva finire come l’ultimo film di Ridley Scott con Russell Crowe, quella specie di dépliant turistico-sentimentale intitolato Una buona annata. Lei ride: «Mi piace del vino quello che ci sta dietro, il lavoro, la cura, l’attenzione. Mi piace l’azzardo, non puoi mai essere sicuro di quello che succederà: piove, non piove Era anche una bella metafora dei sentimenti». Lei vive in Toscana, in campagna. Possiede vigne? «Vivo in campagna ma non la lavoro. No, non c’è nessun riflesso autobiografico nella vicenda vinicola della mia protagonista. Né in quella né in altre vicende. Mi sono sentita pronta a scrivere solo quando ho capito che non avrei scritto nulla di autobiografico».


 


Di cosa si nutre la sua passione letteraria? «Bella domanda! Mi piacciono moltissimo le storie. Leggerle, ma anche ascoltarle, sentirle raccontare. E ascoltando le storie, qualcosa comincia a crescerti dentro, a formarsi. Capisci che un’idea, uno spunto ha voglia di allargarsi, c’è questa urgenza che a un certo punto avverti, e non sai mai quando è nata». Da ragazza Benedetta Cibrario ascolta in casa una quantità di vecchie storie, ricordi, rimembranze, «non tanto storie della mia famiglia, storie in genere, storie “ambientali”. La città, l’establishment, la vita intellettuale e sociale».


 


L’idea di Rossovermiglio ha origine in quelle storie, meglio, in ciò che era assente da quelle storie: «Mentre Torino era percorsa da conflitti di ogni genere, da avventure intellettuali, imprenditoriali, politiche, un gruppetto di persone restava ancorato a un modello ottocentesco di vita aristocratica, caccia, cavalli, disaffezione per il presente Sono andata a cercarli, a vedere chi erano questi marginali». Marginalissime tra loro le donne, con destini di sottomissione. Protagonista del romanzo è una di queste donne, «incapaci di scegliere, senza voce. Volevo vedere che cosa le sarebbe successo, come avrebbe reagito mettendola sotto pressione». Per la sua protagonista, Benedetta Cibrario adopera la parola «vigliacca». «E la vigliaccheria si paga», avverte. È il prezzo che muove il racconto.


 


Un racconto dove «una lunga stagione della storia italiana è vista di sguincio, attraverso la quotidianità eccentrica della protagonista»: è questo, secondo l’editor feltrinelliano Alberto Rollo, uno degli aspetti più cattivanti del romanzo, più nuovi. Quanto alla protagonista stessa, «è memorabile. Appena finito il romanzo ho firmato il contratto». In nessuno dei libretti d’istruzione su «come si fa a pubblicare il primo libro» che Benedetta Cibrario aveva comprato in Inghilterra («Allora vivevo lì») dopo avere messo la parola fine a Rossovermiglio era contemplato un esito così sbalorditivo. Anzi, seguendo i suggerimenti dei manuali il primo tentativo fu un flop: «Rimasi malissimo, non me lo aspettavo. Non ci volevo più provare». Fortuna che ha cambiato idea.


 


( Fonte La Stampa )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.