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ULTIM’ORA : Quel vino è pericoloso

Quel vino pericoloso


di Emiliano Fittipaldi e Paolo Tessadri
Il pm ordina il sequestro di tutte le bottiglie incriminate. Contestando la presenza di sostanze tossiche. Un documento che conferma lo scandalo rivelato da “Lespresso”. E smentisce il ministro. In edicola da venerd
 




 

All’indomani delle anticipazioni dell’inchiesta “Velenitaly” pubblicata da “L’espresso”, il pm di Taranto Luca Buccheri prende carta e penna e firma il decreto di sequestro. Ordina di scoprire dove sono finiti i milioni di litri di prodotto vinoso, cos alterato da non potere essere chiamato vino, venduti alle cantine di tutta Italia.

Buccheri, che coordina le indagini da mesi, non ha dubbi: quel liquido pericoloso per la salute , e va rapidamente sequestrato. il 4 aprile, venerd mattina. Il documento recita cos: Valutate le emergenze investigative ad oggi, le quali fanno ritenere, dopo i sequestri presso le imprese Vmc ed Enoagri in Massafra, come dette imprese in un “unicum” delinquenziale abbiano allestito un’intensa attivit di sofisticazione di prodotti vinosi; sofisticazione attuata mediante plurime e diverse violazioni delle normative di settore, aggiunta e addizioni di sostanze acide e/o estranee alla natura del vino, alcune delle quali di massima pericolosit per la salute umana (ovvero tramite aggiunte di zucchero di barbabietola e acqua, nonch detenendo e verosimilmente utilizzando acido cloridrico, solforico e fosforico, che risultano essere acidi minerali pericolosi perch tossici, corrosivi ed infiammabili nelle quantit elevate in sequestro e quanto alla elevatissima concentrazione con cui erano detenuti gli acidi cloridrico e solforico, nonch acido citrico, acido tartarico, fosfato monoammonico, fosfato biammonico, solfato di ammonio, lieviti, enzimi, glicerina), in modo tale da rendere il prodotto vinoso pericoloso per la salute pubblica.

A qualche ora di distanza dalla firma del provvedimento, invece, il ministero delle Politiche agricole nega che in quel vino ci siano sostanze dannose. venerd pomeriggio. Con un comunicato congiunto con il dicastero della Salute, Paolo De Castro cerca di chiudere lo scandalo, sottolineando che secondo quanto precisato dagli inquirenti, le analisi di laboratorio effettuate sui campioni prelevati hanno evidenziato il mero annacquamento del prodotto vinoso. Due valutazioni opposte. Il pubblico ministero che conosce tutto della vicenda scatena la caccia a centinaia di migliaia di bottiglie, definendole invece tranquillizza l’Europa e l’Italia: il beverone innocuo, si tratta solo di una mega frode commerciale. 





Cantine fuori legge 
Un altro elemento centrale. Il pm, mentre ordina agli uomini della Forestale e dell’Ispettorato centrale per il controllo della qualit dei prodotti agroalimentari (Icq) di effettuare sequestri in 14 cantine sparse per otto regioni italiane e individuare i responsabili di una delle pi gravi sofisticazioni degli ultimi anni, contesta agli indagati di Massafra anche l’articolo 440 del codice penale. Articolo che punisce chiunque corrompe o adultera sostanze destinate all’alimentazione rendendole pericolose per la salute pubblica.

Gli elementi contenuti nel decreto fanno venire i brividi, e confermano alla lettera l’inchiesta del nostro giornale. Risulta agli atti, insiste il pm Bucchieri, che rilevantissime quantit, nell’ordine di migliaia di ettolitri, di tale prodotto alterato sia stato inviato a imprese-cantine terze per la verosimile commercializzazione ed imbottigliamento; che , pertanto, incontestabile il fumus dei reati indicati, per le circostanze di falsificazione documentale unite a quella della pi che verosimile adulterazione in quantit industriale, di un prodotto che (gi prima dell’ultimo rinvenimento degli ulteriori acidi tossici) comunque risultava sofisticato con i primi “ingredienti” sequestrati . “Quantit industriale”, “acidi tossici”: la descrizione di uno scandalo colossale che minaccia la salute di milioni di consumatori. Secondo le ipotesi d’accusa, il vino adulterato potrebbe arrivare a 700 mila ettolitri, pari a 40 milioni di bottiglie e confezioni destinate al mercato di fascia medio-bassa. Si tratta delle confezioni prodotte da 14 cantine nel periodo settembre 2007-febbraio 2008 con il vino proveniente dagli stabilimenti incriminati di Massafra.

Venerd pomeriggio De Castro non sembra aver letto il provvedimento-choc. Ha, probabilmente, altro a cui pensare. Le notizie dell’inchiesta Velenitaly hanno fatto irruzione nel salone del Vinitaly di Verona, dove sono presenti produttori e giornalisti di tutto il mondo. L’eco arriva fino a Bruxelles, dove interviene il commissario alla Salute dell’Unione europea, che pretende dall’Italia immediati chiarimenti. L’agitazione tanta, l’impatto della notizia sul mercato interno ed estero potrebbe avere effetti devastanti. Da Berlino e Tokyo chiedono garanzie. la seconda volta in pochi giorni che Roma si trova nel mirino delle autorit Ue: prima era stata accusata per l’allarme diossina nelle bufale campane. Le regole europee sono chiare: ogni qual volta si scoprono alimenti pericolosi per la salute, bisogna lanciare immediatamente l’allerta. Ma per le mozzarelle prima, e per il “vino al veleno” poi, la Ue stata spiazzata dalle notizie che giungevano dalla penisola. C’ pure il rischio che scatti un embargo all’export, micidiale per l’economia.

Il governo rassicura quindi a strettissimo giro i partner europei. E Bruxelles luned  7 diffonde il comunicato del “cessato allarme”. Le indagini escludono la presenza di un rischio sanitario, trattandosi solo di un problema relativo all’annacquamento del mosto con aggiunta di acqua e zucchero di barbabietola, scrive l’Italia nella nota. E aggiunge: La magistratura ha accertato che si trattava di detenzione di taniche contenenti acido solforico e fosforico per uso agricolo, che non sono stati utilizzati nel mosto e nel vino destinato al consumo. Una dichiarazione contraddetta dal provvedimento di sequestro. E in rotta di collisione con tutto quello che i pm titolari dell’inchiesta avevano dichiarato fino a poche ore prima. Acidi e analisi Mentre l’esecutivo tentava di gestire lo scandalo, il procuratore capo di Verona, Guido Papalia, che coordina il troncone settentrionale dell’inchiesta, rilasciava un’intervista al “Tg 3”, sottolineando la presenza di sostanze tossiche e acidi nel vino sequestrato lo scorso dicembre a Veronella.

Tra i reati c’ sicuramente quello della contraffazione con pericolo della salute pubblica, l’associazione per delinquere e altri reati specifici di contraffazione , precisa davanti alle telecamere. Non una novit. La presenza degli acidi era evidenziata nel comunicato ufficiale della Forestale del 3 dicembre 2007. L si legge, senza giri di parole, che nelle migliaia di ettolitri di vino sequestrati a Veronella, dagli esami chimici eseguiti presso l’istituto agrario di San Michele all’Adige e il laboratorio dell’Ispettorato centrale antifrodi di Conegliano, stato accertato l’utilizzo di oltre il 40 per cento di zucchero, il 50 per cento di acqua e la presenza di acido cloridrico e solforico nel mosto. Persino l’Ispettorato centrale, in una anticipazione del rapporto 2007, tra le azioni rilevanti dell’anno appena passato parla di aggiunta in vini bianchi e rossi di acido cloridrico e solforico. Per questo Bruno Castagna, il proprietario della cantina, ancora agli arresti domiciliari con l’accusa di avere messo in pericolo la salute pubblica. E anche a Massafra, secondo gli esperti consultati da “L’espresso”, la presenza di zucchero rende praticamente certa la presenza di acidi per nascondere l’illecito.

Ma gli investigatori sono convinti che nel mosto sia finita una lista pi lunga di sostanze nocive. Per questo il pm tarantino nel decreto di sequestro sostiene che fondamentale trovare il vino venduto da Massafra per verificare le altre possibili contaminazioni: Per l’accertamento dei fatti assolutamente necessaria l’acquisizione delle forniture di tale prodotto, al fine di effettuare gli accertamenti tecnici: analisi chimico fisiche, indagini isotopiche, cloruri, solfati, saccarosio con indicazione della percentuale di arricchimento, ricerca di eventuale presenza di contaminanti, metalli pesanti in particolare.

La posizione del governo sulla vicenda altalenante. Seguire la cronologia degli eventi, forse, pu essere illuminante. Il ministro De Castro era da tempo a conoscenza dell’inchiesta, e quando gioved pomeriggio escono le anticipazioni de “L’espresso”, non smentisce nemmeno una riga. De Castro all’inaugurazione del Vinitaly, la pi grande esposizione mondiale del settore. Legge le agenzie di stampa, e con il suo entourage sceglie di mettere l’accento sul buon funzionamento dei controlli: L’inchiesta nei confronti di alcuni produttori vitivinicoli nasce da capillari indagini del Corpo forestale e dall’Ispettorato controllo qualit, entrambe realt riconducibili al ministero. L’operazione “Vendemmia sicura” un successo. Il fenomeno, dice il ministro, circoscritto, non andata all’estero neanche una bottiglia, si tratta di vino di modesta qualit non destinato ai mercati stranieri . Per tutta la giornata parla di banda di criminali. Venerd la strategia cambia. In mattinata De Castro in Puglia, l’epicentro dello scandalo, dove capolista per il Pd al Senato.

A Foggia deve presenziare a un convegno sull’Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, ma la sua attenzione puntata su Bruxelles. Sulla Commissione che chiede informazioni urgenti sul vino adulterato: in ballo c’ la credibilit del made in Italy. Cos, in un comunicato, senza fare alcun riferimento al devastante provvedimento di sequestro firmato dal pm solo qualche ora prima, gioca in difesa, sottolineando che il vino pugliese stato semplicemente annacquato . Nessun riferimento nemmeno agli acidi trovati a Veronella, la cui presenza stata gi accertata dai laboratori. Non tutti, per, sembrano d’accordo: se in fondo al testo originale del comunicato c’ la firma dell’Ispettorato, manca quella della Forestale, il corpo che ha scoperchiato il vaso di Pandora e seguito il caso dall’inizio. Una dimenticanza? I vertici del Corpo, i cui agenti lavorano all’indagine da mesi, preferiscono defilarsi e si smarcano, in attesa delle analisi definitive su tutti prodotti sofisticati di Massafra. Il paesino pugliese dove il 7 e l’8 aprile De Castro ha tenuto una serie di appuntamenti elettorali, nel rush finale della sua campagna.

Mosto fantasma
L’inchiesta durer ancora mesi. La Forestale sta entrando nelle 14 cantine indicate nel box qui a sinistra, tutte aziende che secondo le indagini avrebbero comprato il vino adulterato. La bevanda pu essere ancora nei silos, pu giacere nei magazzini gi imbottigliata; ma i lotti pi vecchi, quelli di settembre, potrebbero essere finiti sul mercato da un pezzo. Sia in Italia che all’estero: tra le cantine qualcuna esporta anche in Europa. Sia vini rossi che bianchi. La Forestale imporr che il prodotto “incriminato” gi distribuito venga richiamato attraverso le indicazioni di tracciabilit, entro 15 giorni. Non escluso, per, che gli agenti vadano di persona, una volta identificati i supermarket, a sequestrare le confezioni sotto accusa. Che per potrebbero essere gi finite nel bicchiere dei consumatori. Alle 14 cantine non vengono contestati illeciti. Gli inquirenti hanno accertato che dagli impianti di Massafra il “mosto mostro” si muovesse spesso con documentazione falsa. possibile che gli acquirenti ignorassero le sofisticazioni o persino l’origine del vino a basso costo. Saranno gli sviluppi futuri dell’inchiesta a stabilire eventuali responsabilit dei distributori. Di sicuro, questa indagine sta mettendo in luce la fragilit del sistema: un solo produttore fraudolento pu determinare un effetto a catena che mette in crisi stabilimenti di otto regioni. Ditte spesso famose, che hanno confezionato un liquido misterioso.

Come scrive il pm, non si sa nemmeno da dove venga quella “sostanza vinosa” scoperta a Massafra che non merita nemmeno di essere chiamata vino. Le aziende fornitrici indicate nei documenti sono risultate quasi sempre inesistenti: vigneti fantasma. Ed ecco l’ipotesi in corso di investigazione che provenga dall’estero, che possa essere stato importato clandestinamente da un altro continente. Non pu essere chiamato vino e forse non nemmeno italiano. Ma rischia di compromettere l’immagine di uno dei tesori del nostro Paese.

 

( Fonte l’ Espresso )

 

Osservazioni di Winetaste

 

Questa una inchiesta partita in Dicembre 2007 e, per chi segue i lavori da vicino, non ci racconta nulla di nuovo. I delinquenti esistono anche nel settore enologico, come in ogni altro settore della nostra vita quotidiana ( leggasi Banche, Istituzioni Pubbliche, Aziende private ecc. ) ed una volta individuati vanno perseguiti e puniti duramente, specialmente si si tratta di sofisticazione alimentare.

Non mi convince e non mi piace questo modo di fare giornalismo ” a sensazione ” o a ” scoop “, cavalcando l’onda emotiva dell’indagine su presunte irregolarit al disciplinare del brunello, e fare cosi’ di tutta un’erba un fascio. Un errore madornale che non possiamo piu’ tollerare oltre : questi signori  dell’ Espresso hanno sbagliato i tempi ed i modi, ed hanno confuso le acque limpide con le acque torbide, ed ora tutto piu’ difficile : chi glielo spiega alla gente che ora le acque sono state intorbidite ” ad Hoc ” per creare confusione ed allarmismo, ma in fondo solo una grande bolla di sapone ? Un dubbio legittimo mi assale :

vale la pena creare un danno tanto grande al Made in Italy, con tutto quello che gli gira intorno in termini economici,( uno dei pochi settori che stava andando bene ), per vendere qualche copia in piu’ ? O c’ ancora qualcosa che ci sfugge e non abbiamo ancora capito. Spero che il tempo ci renda questa verit, che noi tutti vogliamo conoscere al piu’ presto.

Roberto Gatti

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.