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Vino, ecco come gelate cambiano produzione in Europa. In Francia Ko 80% vigneti e si estirpa. Rallenta crowdfunding vitivinicolo

Il 2024 sarà la seconda annata negativa consecutiva per il vino europeo a causa delle gelate di metà aprile che hanno colpito la maggior parte delle regioni produttrici dell’Unione, dalla Francia, alla Germania, all’Austria e, per l’Italia, l’Alto Adige con perdite che, a detta delle associazioni dei produttori in questa prima fase di conta dei danni, sono superiori al 40% (e in taluni casi arrivano anche all’80-100%), nella maggior parte delle regioni colpite.

 

Un danno economico non da poco se si considera che l’Europa rappresenta oltre il 60% della produzione mondiale di vino con poco meno di 150 milioni di ettolitri e che l’anno scorso aveva già subito, a causa del clima e delle fitopatologie, come un attacco di peronospora senza precedenti, una perdita media di volumi globali del 10%.

Quest’anno, le gelate hanno colpito a macchia di leopardo i vigneti del ‘Vecchio Continente’, hanno creato danni ai grappoli in fase avanzata di produzione, portata avanti anche dalle calde temperature di marzo. anche se ci sarà una sec0onda germinazione, non sarà mai, in quantità e qualità, come la prima oggi danneggiata e già si prevede la caccia spietata all’acquisto delle uve dopo la vendemmia quando si passerà alla fase di imbottigliamento e commerciale con ripercussioni inevitabili sui prezzi in etichetta che già hanno una tendenza al rialzo.

Il meteo – L’ondata di aria fredda piovuta tra capo e collo sui vigneti per almeno dieci giorni consecutivi, intorno alla metà di aprile, portando le temperature notturne anche anche al di sotto di -2° Celsius, ha letteralmente falcidiato le piante che, in fase avanzata di germinazione, sono state distrutte dalle gelate. Le perdite stimate sulla produzione finale oscillano da zona a zona e raggiungono picchi importanti, ad esempio, nella regione tedesca della Franconia, dove sono stimate intorno al 40%, o in alcuni vigneti francesi, dove si prevede possano arrivare anche al 90-100% del raccolto.

 

Non è ancora possibile fare una stima precisa dei danni sia in termini di volumi che di valore anche per l’effetto random con cui con cui si sono verificati fenomeni atmosferici e, in questo contesto le assicurazioni faranno ben poco perchè solo una piccola parte dei vigneti sono assicurati a causa dell’alto costo delle polizze. In alcuni Paesi dell’Unione si spinge per il pagamento da parte pubblica dei premi e per la creazione di polizze su misura calcolate in base alla fase fenologica delle piante.

Per contrastare il pericolo di gelate, i vigneti europei sono stati riscaldati con milioni di fiaccole. Nelle giornate più fredde, i filari delle piante sono stati illuminati a giorno da centinaia di migliaia di candele. In alcuni casi, come in alcuni vigneti tedeschi o quelli pugliesi in Italia, i produttori sono intervenuti con delle coperture per le vigne, teloni o pellicole. Tutte attività, queste,  che hanno fatto lievitare i costi di produzione ( se si pensi che per installare le fiaccole servono circa 6mila euro per ettaro) di fronte a rese che già si prevedono molto basse e che non saranno ripagate neanche dal rialzo dei prezzi.

 

Questo è il secondo anno di perdita di redditività per i vitivinicoltori e in alcuni Paesi, come  in Francia, si parla di piani di estirpazione per compensare gli squilibri di mercato.

Già il 2023 è stato considerato un anno nero per la produzione mondiale di vino. Il peggiore dal 1961, con una perdita globale di vino del 10% rispetto al 2022 arrivando a 244 milioni di ettolitri, secondo l’OIV, l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, e il 2024 non si prospetta migliore, per lo meno in Europa.

“Un raccolto inferiore – spiega ad AGRICOLAE Giorgio Delgrosso, capo del dipartimento statistico dell’OIV – potrebbe contribuire a riportare la produzione di vino in equilibrio con i consumi, che sono diminuiti, lasciando scorte di vino invendute in alcune parti del mondo. Una combinazione di eventi come il Covid-19 a partire dal 2020, seguito da una crisi globale della catena di approvvigionamento iniziata nel 2021, e all’elevata pressione inflazionistica che ha caratterizzato il 2022 (in misura minore nel 2023), che ha comportato un forte aumento dei costi di produzione e distribuzione generando un effetto deprimente sulla domanda, con i consumatori di tutto il mondo che hanno visto ridursi il loro potere d’acquisto”.

Le località europee maggiormente colpite dai danni del gelo ad aprile 2024, sono le principali aree produttive francesi; l’Alto Adige, gli Appenini settentrionali e la Puglia in Italia; le aree vallive del Vallese in Svizzera; per la Germania tremano Franconia, Rheinhessen, la Mosella, Saar e Ruwer; la Boemia per la Repubblica Ceca. In Austria, sono state colpite soprattutto le aree lungo il Danubio. In particolare, nelle regioni vinicole di Kremstal, Kamptal, Wagram e Weinviertel, ma anche la Stiria. In Ungheria la regione del Burgenland anche se non sono ancora stati diffusi dati ufficiali sui danni.

La situazione in Italia – Nella Penisola, le gelate si sono verificate a macchia di leopardo con nevicate tardive cverifictesi a ridosso del 25 aprile, che hanno colpito prevalentemente il Nord Italia (Alto Adige e Appennini settentrionali, dove la neve è tornata dopo un lungo periodo di assenza), l’Abruzzo e, alcune regioni meridionali come la Puglia, colpita da gelate.

L’allarme per i vigneti coltivati a Bari e Foggia è stato lanciato anche da Coldiretti che ha denunciato lo sbalzo termico eccessivo che mette a rischio la vendemmia nei vigneti di Gioia del Colle, in provincia di Bari, nel tarantino in Valle d’Itria; a Martina Franca e Castellaneta, nel nord barese e in Capitanata (nel foggiano).

Oltre alle basse temperature e alle nevicate, in alcune aree si è anche passati all’allerta meteo gialla per i forti temporali.

In Puglia si sta tentando di proteggere i vigneti, dove possibile, con teloni protettivi che comportano investimenti economici superiori ai 3mila euro per ettaro o con le fiaccole negli interfila che vengono impiegati quando le temperature notturne scendono oltre i -2°. Un altro metodo protettivo sono gli atomizzatori di vapore.

A causa degli eventi avversi imprevisti e violenti causati dal cambio climatico, la Puglia ha subito già circa 3 miliardi di danni nell’ultimo decennio.

Perdite ingenti si sono registrati anche nei vigneti di Barbera in Monferrato, mentre in Veneto, dove si sono registrati 23 eventi estremi in 48 ore, già si sa che è andato perso il 10% delle varietà precoci del Grave. Per salvare il Cru di Vie Romans, sono state installate quattordici torri di ventilazione provenienti dagli Stati Uniti.

L’Alto Adige è stata una delle regioni più colpite dalle gelate, soprattutto nei vigneti di alta quota (tra i 600 e 900 metri sul livello del mare) come quelli nella valle Isarco, a Bressanone, dove si trova il vigneto più alto d’Italia.

Sotto la morsa del gelo sono finite le viti di kerner, sylvaner, riesling e grüner veltliner, vitigni bianchi abituati alle basse temperature ma che se nelle fasi di germinazione si scende sotto lo zero, il rischio di danni è altissimo.

Le gelate, nella zona di Pordenone, hanno colpito anche vigneti con varietà precoci come Pinot grigio, Prosecco e Pinot bianco, in una stagione anomala già in partenza con 20 giorni di anticipo sulla produzione a seguito del grande caldo di aprile e che ora fa i conti con le basse temperature.

Secondo Coldiretti, le produzioni maggiormente danneggiate nella provincia di Pordenone riguardano un territorio ristretto compreso tra San Vito al Tagliamento e Casarsa della Delizia. In quest’area si temono perdite, in via prudenziale, del 10%, ma la preoccupazione maggiore è legata ad un ulteriore abbassamento delle temperature in pianura e conseguenti gelate causate dalla presenza di neve tardiva in montagna.

 

 

Secondo un rapporto Censis, presentato ad inizio anno e commissionato da Confcooperative, la Confederazione delle cooperative italiane, negli ultimi 40 anni, ben un terzo di tutti i danni subiti in Europa, ha colpito proprio il tessuto economico e imprenditoriale italiano, a cui è toccato pagare la cifra eccezionale di 210 miliardi di euro, di cui 111 direttamente causati da disastri naturali.

Gran parte dei danni sono da collegare alle alluvioni (57 miliardi), seguite poi da ondate di calore (30,6 miliardi), precipitazioni (15,2 miliardi) e infine siccità e gelo (8,2 miliardi), mentre la restante parte è da imputare a terremoti, eruzioni e frane. Un conto salatissimo che in un colpo solo spazza via tutto l’ammontare del Pnrr (194,4 miliardi).

Per i 27 Stati europei, i dati Censis riferiscono di danni da clima, nello stesso periodo, per complessivi oltre 767 miliardi di euro.

Il gelo in Francia – Nelle principali aree di produzione di vino, a causa delle gelate, già si parla di ‘disastro agricolo’ dal momento che nel giro di pochi giorni, da fine marzo a metà aprile, le temperature sono passate da 25° durante il giorno a -5° e anche -7° durante la notte con un’escursione termica di oltre 20°. “Una situazione mai vista nella storia della vitivinicoltura francese”, ha detto Jérôme Despey, il segretario generale del sindacato degli agricoltori francesi (FNSEA) ad un giornale locale .

In questi giorni, i produttori stanno lottando per salvare il raccolto che porterà alla vendemmia del 2024, nel prossimo autunno.

Attualmente risulta che, l’80% dei vigneti hanno subito danni da gelo. Colpite quasi tutte le aree produttive del Paese: la Provenza, la Val-de-Loire, la Valle del Rodano, Bordeaux e la Borgogna. Secondo i produttori locali, nella valle del Calavon non sarebbe rimasto nulla. Non è stato risparmiato neanche l’ovest della Francia. Dalla metà di aprile si sono avute gelate nelle regioni del Puy-de-Dôme e dell’Aveyron, nonché nella zona di Limoux, qui a Brugairolles. Nei dintorni di Gaillac la temperatura è scesa a -4°C.

Meno colpite le regioni di Alsazia e Champagne (per quest’ultima la stima dei danni si attesta al 10% della produzione) sembrano essere state meno colpite. Le perdite di produzione stimate oscillano intorno al 50% di media con picchi fino all’80% di perdita del prossimo raccolto in alcune zone peraltro rilevanti, come ad esempio, la Borgogna. Tra il 25 e il 26 aprile, nel comune di Chablis dove si produce il celebre vino omonimo, nel dipartimento dell’Yonne, le temperature notturne sono scese fino a -2° per poi tornare ad aumentare dal 26 aprile.

Come se non bastasse, una tempesta di grandine ‘a supercella’ (con chicchi grandi quanto palline da tennis) si è abbattuta, sempre in quest’ultima zona, nella notte del primo maggio, causando danni anche agli edifici e la morte di una persona travolta da una frana.

Secondo quanto riferito da viticoltori ai media locali: “l’entità dei danni non è ancora chiara ma la grandine ha distrutto tutto. In alcuni punti la stima delle perdite è del 100% del raccolto e il calo di vendemmia denunciato nella regione non sarà inferiore al 70% di media. Non ci sarà molto Chablis quest’anno”.

Poiché in questo areale i tralci di vite erano giovani perché frutto di nuovi trapianti, si teme che possano essere danneggiati anche i raccolti dei prossimi anni.

Ma di vino francese ce ne sarà ancora meno del previsto anche a causa di un provvedimento del Ministero francese dell’Agricoltura, post annata 2023, che – per compensare economicamente e socialmente le perdite di quella vendemmia considerata la peggiore dagli anni ’60 – ha avviato un piano di estirpazione strutturale per circa diecimila ettari vitati, accompagnati da un sostegno finanziario per la riconversione ad altre colture e un fondo di emergenza di 20 milioni di euro (ma gli agricoltori ne avevano chiesti almeno 80) per sostenere i flussi di cassa delle tante cantine francesi alle prese con il calo dei consumi e con il cambiamento climatico.

Il gelo colpisce il 90% del vigneto di Cahors, nella regione dell’Occitania, colpiti da un abbassamento repentino delle temperature dal 18 aprile al 23 aprile. Nella zona della denominazione Cahors, solo 500 ettari su 4.500 sembrano essere stati risparmiati. Danni anche per i vigneti dello Château Gaudou a Vire-sur-Lot, sempre in Occitania.

Secondo Christophe Bou, co-presidente dell’Interprofession des vins du Sud-Ouest (IVSO), i terreni maggiormente colpiti sono quelli che si trovano  sulla riva destra della Garonna. “Nel Tarn-et-Garonne, nell’Alta Garonna e nel Tarn – ha detto -, circa il 30% dei terreni è stato colpito. Questa cifra è solo una media. C’è molta eterogeneità. Alcuni hanno subito danni per il 20% del raccolto, per altri si arriva anche al 100%”.

I vigneti dell’Ariège e dell’Aveyron sono stati colpiti per oltre il 40%, ma si tratta solo di dati di stima rilasciati all’indomani delle gelate.

 

riscaldamenti notturni per proteggere dalle gelate tardive

La Svizzera – Oltre 700 ettari colpiti dalle gelate e dalle nevicate fino in pianura nella regione di Ginevra, tra le più danneggiate dal freddo insieme al Vallese. I danni, già stimati in milioni di franchi svizzeri,  si spiegano anche con la precoce fioritura di molte colture dovuta ai primi giorni caldi di aprile, seguiti da un drastico calo delle temperature.

Già attivate richieste di risarcimenti assicurativi relativi ai rischi di gelate, da parte dell’85% delle aziende di Ginevra e del 40% del Vallese. Complessivamente, a fine aprile, erano già 800 le denunce per danni provocati dalle nevicate inoltrate dalle aziende dell’Altipiano e delle Prealpi.

 

Molto colpita anche la Romania, con danni superiori al 40%.

Torna in auge il tema delle assicurazioni contro il rischio agricolo anche se, avvisano gli esperti di mercato, non possono essere considerate una panacea.

In svizzera, dal 2018, ne esiste una specifica contro le gelate causate ai frutti, in questo caso ai grappoli (quindi per una specifica fase vegetativa della pianta). “Tuttavia, essere assicurati non è la soluzione miracolosa che tutti vorrebbero – ha detto Grégoire Tombez, direttore da Green Triangle, azienda specializzata nel monitoraggio dei rischi del vino -Non è una soluzione che copre l’intero problema economico delle aziende perché il viticoltore, comunque, non avrà l’uva. Verrà risarcito per la perdita finanziaria, sì, ma non per la perdita di produzione con la conseguenza che ne risentirà in ogni modo, l’intera catena del valore e che i prezzi tenderanno al rialzo”.

In Svizzera sta nascendo un movimento dal basso che prende il nome dal suo fondatore, l’ex consigliere nazionale friburghese Jacques Bourgeois. Il movimento chiede il sovvenzionamento pubblico del premio assicurativo anche per incoraggiare gli agricoltori a stipulare le assicurazioni in maniera più generalizzata. Oggi, le aziende vitivinicole tendono ad assicurare solo le aree più esposte al rischio (circa il 10% del totale), nonostante il perimetro delle aree vulnerabili si stia completamente rivoluzionando con il rischio climatico.

“Presenteremo questa mozione il 1° gennaio 2025 – ha detto Bourgeois -. Ci auguriamo che abbia un impatto sul numero degli assicurati che, secondo la società assicurativa Suisse Grêle, è stabile dal 2020”.

Il Belgio – La stima dei danni a livello nazionale si attesta intorno al 30-40%. Nel Limburgo, le gelate notturne hanno distrutto più della metà del raccolto 2024 nei vigneti. La gelata del 23 aprile ha causato seri danni a frutteti e vigneti. Nel castello vinicolo Genoels-Elderen a Riemst, la più grande e variegata azienda vinicola del Belgio, quasi tutte le viti sono congelate, nonostante le candele e i cannoni termici. I danni sono significativi anche in altre aziende vinicole del Limburgo.

“È un vero disastro – ha affermato Joyce Van Rennes, storico produttore di vino belga – Abbiamo perso già il 60° del raccolto e dovremo continuare ad essere vigili  sulle gelate notturnefino a metà maggio quando le viti rigermineranno. La presenza del fiume Mosa è la nostra fortuna perchè rende le temperature più miti. Inoltre, inumidendo il terreno, riduce il rischio di gelo”.

Sul mercato sono già disponibili delle tecniche per contrastare le gelate. Il problema è che hanno costi proibitivi per gli agricoltori. Anche se i prezzi del vino hanno una tendenza al rialzo negli ultimi anni, non sono tali da garantire profitto alle aziende agricole per permettere loro di effettuare questo tipo di investimenti. In fase di test, per gli agricoltori belgi, oltre all’uso tradizionale delle fiaccole, anche una nuova tecnica basata su un filo riscaldante posizionato lungo i filari.

Cosa è successo in Spagna – I vigneti della penisola iberica più colpiti dalle gelate tardive, sono quelli di Ribera del Duero, Bierzo e La Rioja. In minor misura, danneggiati anche alcune zone di Albacete e Cuenca.

A Ribera del Duero, sono stati danneggiati l’80% dei quasi 20mila ettari di vigneti. In alcuni appezzamenti, soprattutto a Valladolid, Burgos o La Rioja si parla di perdite di raccolto del 70%.

Uno dei problemi principali per questo Paese che protegge le colture dalle gelate con le fiaccole o con la distribuzione di paraffina lungo i filari, è la mancanza di manodopera che ha impedito di intervenire per tempo e in maniera efficace. Un problema che si ripresenterà anche durante il raccolto.

Ad Álava, provincia basca dedita alla produzione del celebre vino spagnolo La Rioja, le ultime gelate hanno colpito quasi 2mila ettari nella Rioja Alavesa, principalmente sui pendii della Sierra Cantabria.

Attualmente in corso la conta dei danni. Una volta terminata, si apriranno i protocolli affinché gli agricoltori possano ricevere un indennizzo assicurativo per essere risarciti i danni subiti.

Secondo i dati forniti da Agroseguro, il gruppo statale degli enti assicurativi per l’assicurazione agricola, nella zona di Álava della Rioja DOC, i danni registrati raggiungono specificamente 1.186 ettari assicurati. Agroseguro risarcirà 7,7 milioni per i danni causati dal gelo ai vigneti. A causa del ripetersi nel tempo di questo tipo di danni, da alcuni anni viene effettuata una sorta di analisi meteorologica che serve a calcolare la frequenza delle gelate primaverili dannose per i vigneti ai fini di una profilazione più puntuale del rischio e quindi della copertura assicurativa, anche in considerazione del fatto che in questa fase vegetativa le uve sono in fase avanzata di crescita e quindi il rischio di danni importanti è molto alto.

La situazione in Germania – La colonnina di mercurio in alcune zone del Paese, durante i giorni di gelata (nella seconda metà aprile) è scesa sotto i 5° causando, secondo la Deutscher Weinbauverband e.V, l’Associazione tedesca dei viticoltori (DWV), danni significativi in tutte le principali regioni produttrici.

“La localizzazione dei danni – ha detto Klaus Schneider, presidente della DWV – varia da luogo a luogo, ma alcune regioni stanno segnalando problemi estremi. Tuttavia è ancora presto per valutare appieno i danni. Quello che ci riferiscono i produttori, non è certo un quadro incoraggiante”.

L’Associazione dei viticoltori della Franconia riferisce che circa il 50% dei vigneti della regione, che si estendono su una superficie di oltre 6mila ettari (di cui l’80% coltivati ​​a varietà bianche), siano stati almeno leggermente danneggiati.

La Weingut Otto Keller di Baden, la regione vinicola più meridionale della Germania, stima che il 99% delle sue vigne siano state danneggiate dalle gelate.

Le condizioni si sono rivelate altrettanto devastanti per la cantina tradizionale Weingut Maximin Grünhaus di Mosel-Saar-Ruwer, che ha dichiarato di aver perso ‘il 100% dei germogli’ in sole due notti.

Le perdite di questa cantina sono eloquenti per la gravità della situazione dal momento che il loro vigneto è coltivato in pendenza ripida (75° in alcuni punti). Di solito le parti superiori di una coltura in pendenza vengono salvate dal gelo che tende a depositarsi a valle. Così non è stato. Tutto il raccolto è stato compromesso nonostante si trattasse della  varietà di vino denominata Riesling, che di solito è abbastanza resistente alle temperature fredde.

In Sassonia la situazione è tra le peggiori. “Anche se la stagione è appena iniziata ha affermato Felix Hößelbarth, presidente dell’Associazione dei viticoltori sassoni -, si prevedono già raccolti inferiori al 90-100%”.

La 50esima Borsa del vino di Meinz nell’ultima settimana di aprile, è stata una vera e propria debacle per la stragrande maggioranza dei viticoltori. Dalla seduta è emerso che alcuni di loro hanno perso tra il 50, l’80 o il 100 per cento del raccolto 2024 a causa delle gelate.

L’Austria – In Austria le fiaccole accese per proteggere le viti hanno causato gravi incendi, soprattutto nel distretto di Baden, sui quali la polizia sta ancora indagando. Gli incidenti  che hanno visto le fiamme raggiungere persino le autostrade, rivelando come il problema delle gelate abbia colpito significativamente anche l’Österreich.

Tra le regioni più danneggiate, la Stiria che a fine aprile ha registrato forti nevicate. Nei distretti di Leibnitz e Deutschlandsberg, ad esempio, sono scese fino a 300 m sopra il livello del mare.

Danni da gelo record si registrano anche nei vigneti della Mosella, della Saar e del Ruwer Stand dove si teme che si possa avere un severo impatto sulla quantità del raccolto, ancora maggiore di quanto inizialmente temuto.

Secondo l’associazione nazionale dei viticoltori i danni si estendono oltre il distretto di Treviri-Saarburg. Il Mosel Service Center (DLR) parla ora di ‘dimensioni da record’ per la Saar e l’Alta Mosella, in particolare nella Ruwertal.

In quest’ultima regione, quasi tutte le valli laterali della Mosella sono state gravemente danneggiate anche fino al 100% dei raccolto. Localmente sono interessati anche i pendii ripidi che notoriamente sono più resistenti al gelo.

Tra le località della Mosella centrale in cui sono verificati gravi danni da freddo, l’associazione dei viticoltori riporta gli esempi di Maring-Noviand, Osann-Monzel o, localmente, Minheim e Piesport.

Rallenta il crowdfunding vitivinicolo – Se il 2023 non ha avuto quel rimbalzo tanto atteso a causa del calo importante di produzione, il 2024, che si prevedeva dovesse essere di consolidamento per il crowdfunding nel settore wine&food, rischia di rallentare ancora.

Secondo i dati dell’osservatorio Pambianco sull’equity crowdfunding, nel 2023 le operazioni hanno mantenuto i numeri dell’anno precedente (20 in totale contro le 21 del 2022) mentre la valutazione ha segnato una battuta d’arresto.

Nel 2022 il totale aveva sfiorato i 14 milioni di euro con una media di 665mila ad operazione, nel 2023 il valore totale è sceso a dieci milioni per una media di 515mila e le previsioni per il 2024 non sono incoraggianti.

La raccolta 2023 è stata monopolizzata da due nomi che, insieme, hanno accentrato la metà del valore totale delle 20 operazioni di equity crowdfunding del settore wine & food in Italia.

La principale è Forno Brisa (che lavora anche nel settore vitivinicolo) che a marzo dell’anno scorso ha chiuso il secondo round di investimenti attraverso una nuova compagna di crowdfunding dopo quella del 2019-2020.

La raccolta ha raggiunto un valore di 4,3 milioni di euro, ben superiore rispetto al target di 1,2-2 milioni di euro.

L’altra campagna big del 2023 è stata quella conclusa da La Filetteria Italiana, catena di sei ristoranti nella città di Milano con diversi tagli di carne da tutto il mondo che punta ad espandersi nel territorio italiano. La società ha lanciato un round a febbraio 2023 che ha portato alla raccolta di un milione di euro, il doppio rispetto al target prefissato, per una valutazione pre-money di 15 milioni di euro.

 

( Fonte agricolae.eu )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

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>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.