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Un rosso troppo spesso ignorato

 


ERIC ASIMOV


LAglianico italiano buono e di sicuro  migliorer ancora


 


Daccordo, ragazzi, le vacanze scolastiche sono ormai un ricordo e la scuola ricominciata, ma mi sento  in dovere di interrompere il nostro programma di studi per una breve sessione di ripasso. Perch dico una cosa del genere? Perch mi sono accorto di una cosa fondamentale: un nome appartenente al lessico dei vini italiani improvvisamente  sparito dalla circolazione. La parola in questione Aglianico, il nome di una qualit di uve rosse del meridione italiano. Eppure lintera serie  di Aglianico pareva essere passata inosservata alla maggior parte delle persone:  si tratta di  un vero peccato, in quanto questi vini possono offrire un piacere incommensurabile a chi li degusta.


         Nel tentativo di porre rimedio a questa triste situazione di fatto, la commissione vini ha di recente assaggiato ben 25 Aglianici, provenienti in buona parte dalle due regioni principali che lo producono Campania e Basilicata e da qualche altra zona. Florence Fabricant e il sottoscritto hanno fatto parte di questa commissione addetta alla degustazione insieme a Chris Cannon, uno dei proprietari dei ristoranti Alto e Convivio di New York, e a Charles Scicolone, esperto di vini.


         Chris e Charles hanno entrambi lamentato il fatto che lAglianico giace ingiustamente nel novero dei vini ignorati dalla maggior parte dei consumatori, in buona misura semplicemente perch questo vino messo in relativa ombra  da nomi pi famigliari quali Chianti, Barolo e perfino Valpolicella. A monte di ci probabilmente conta anche moltissimo la natura alquanto poco concentrata   della produzione di Aglianico, che ha impedito a un nome o a una regione in particolare di diventare famosi in relazione a esso. Infine, bench questi vitigni abbiano alle spalle una lunga  storia, la produzione nel suo complesso di vino destinato al consumo internazionale relativamente recente.


         La produzione di vino sempre stata importante per la Campania, regione a forma di mezzaluna affacciata al  Mediterraneo con capoluogo la citt di Napoli, e per la Basilicata, situata nellarco dello Stivale,  nella zona compresa tra il tacco (la Puglia) e la punta (la Calabria). Ma fino a venti anni fa circa i vini di queste aree erano prodotti essenzialmente per un  consumo locale.


         Qualcosa  cambiato alla velocit della luce: rispecchiando  gli sviluppi registrati nel  retroterra vinicolo europeo, gli aiuti governativi hanno contribuito a far s che decine di produttori di uve che da sempre  vendevano alle cooperative, si trasformassero in produttori diretti di vino. Le cooperative produttrici un tempo, come risaputo,  di vino di scarsa qualit hanno portato a termine  progressi straordinari, migliorando esponenzialmente i loro prodotti. La viticoltura e la produzione di vino hanno fatto dunque il loro ingresso  in una nuova epoca.


         Di fatto, il vino da noi votato migliore prodotto da una cooperativa della Basilicata, Cantina di Venosa. Il suo Aglianico del Vulture del 2003 un eccellente vino, come ogni bottiglia da  10 dollari pu essere. denso, genuino, dal classico sapore di Aglianico  con aroma di  ciliegia aspra, minerali e tannino.


         Tutti noi siamo rimasti piacevolmente sorpresi e compiaciuti dallalta qualit dei vini assaggiati. Se abbiamo trovato pochi vini dal gusto decisamente moderno, in grado di assecondare il palato dei consumatori con aromi fruttati, dolci e di rovere, abbiamo riscontrato per che in massima parte i vini degustati erano  equilibrati, asciutti e vellutati.


         Da anni la fiaccola dellAglianico stata tenuta alta in buona misura da due produttori, Mastroberardino in Campania meglio noto per il suo Radici, della zona di Taurasi e Paternoster in Basilicata, che da tempo produce Aglianico esemplare sulle pendici vulcaniche del Monte Vulture. Ormai decine di produttori esportano  i loro vini negli Stati Uniti e purtroppo non siamo riusciti a trovare bottiglie dei produttori migliori, come Paternoster, Antonio Caggiano e Galardi, che produce il Terra di Lavoro, quanto di pi vicino un Aglianico possa essere  a  un vino di culto.


         Al secondo posto della nostra classifica si piazzato abbastanza a  sorpresa un vino prodotto n in Campania n in Basilicata, bens in Puglia. Il Tormaresca Bocca di Lupo del 2003, prodotto a Castel del Monte nella Puglia settentrionale, chiaramente un vino moderno, dal forte sapore di rovere, ben strutturato, armonico, con una spiccata identit di Aglianico. Non il genere di vino che preferisco in assoluto, ma eccellente.


         Nessuno dei due vini pi costosi tra quelli da noi degustati ci ha particolarmente colpiti: entrambi risentivano delle moderne tecniche di vinificazione lAglianico del Vulture Vigna della Corona del 2003 proveniente dalla Tenuta le Querce,  in vendita a 73 dollari,  era dolce con sapore di confettura, mentre il Naima del 2004 prodotto da De Conciliis a 60 dollari alla bottiglia sapeva troppo di rovere.


         Ancora una volta, quindi, lAglianico da noi prediletto rispetto agli altri era lunico degli otto vini della fascia di prezzo in vendita a 20 dollari o meno ad averci veramente sorpresi. Ci fa s che tra i primi e gli ultimi della classifica ci sia una considerevole fascia di vini, i pi eccellenti dei quali sono risultati essere il terroso Aglianico dIrpinia Cretarossa del 2004 prodotto da I Favati e lo speziato e puro Aglianico del Taburno del 2003 prodotto da Ocone.


         Luva dellAglianico alquanto tannica, ma non quanto quella del Nebbiolo, alla quale spesso paragonata. Tuttavia, a seconda del vino e dellannata, lAglianico si degusta al meglio dopo 5-10 anni di invecchiamento. Alcuni vini, come quello da noi valutato al sesto posto il Taurasi Cinque Querce del 2003 prodotto da Salvatore Molettieri potrebbero  invecchiare anche pi a lungo, per la densit del loro   ricco aroma. Il Taurasi Radici di Mastroberardino invecchia bene (oggi il suo vino del 1968 molto gradevole), mentre lAglianico del 2003, da noi collocato allottavo posto, pare un po troppo leggero per poter invecchiare anche soltanto la met di questo tempo.


         Di solito sono sempre molto lieto  di trovare lAglianico nelle liste dei vini: la leggerezza del suo aroma  fruttato e il fatto che possa essere un vino asciutto e intenso senza con ci risultare pesante lo rende ottimo per accompagnare una molteplicit  di carni,  pollame e  pasta.


         Con il loro ingresso relativamente recente nel mondo della vinificazione moderna, i vini  Aglianico di sicuro miglioreranno a mano a mano che i nuovi vitigni invecchieranno, e che  i vinificatori e i coltivatori acquisiranno maggiore esperienza. Ora giunta lora di cominciare a farne provvista e goderseli. Poi  non dite che non vi ho  avvisato.


c. 2008, The New York Times; Iht.com/culture


Vedi mie degustazioni anteprima Taurasi 2004 al link:


https://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=3044

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.