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Vigneto divorato dai cinghiali a Baone

Devastante incursione di un branco di cinghiali nell’azienda Vallebio. Di venti quintali di uva Chardonnay sono rimasti soltanto sei grappoli intatti

 

BAONE. Sei grappoli. Pare il nome di un’etichetta di vino e invece è la magra “concessione” che i cinghiali hanno lasciato ai titolari di Vallebio, azienda vitivinicola di Baone. In due notti un branco di ungulati ha letteralmente fatto fuori venti quintali di uva bianca, vanificando la vendemmia di Chardonnay che l’azienda aveva in programma in questi giorni. «Non stiamo esagerando: ci hanno lasciato davvero solamente sei grappoli d’uva» denuncia sconsolato Enrico Selmin, titolare di Vallebio, mostrando quanto resta dello Chardonnay «Non siamo nuovi a razzie dei cinghiali nei nostri vigneti, ma mai era successo che la vendemmia venisse completamente azzerata».

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Vallebio è il nome con cui una storica azienda familiare di Valle San Giorgio si è evoluta, puntando sulla produzione di qualità – due ettari di vigneti – e sulla bottiglia: per questo, per quanto non esagerato, il danno compiuto in queste notti dai cinghiali rappresenta anche una perdita economica non trascurabile. Conferma Selmin: «Quest’anno il prezzo dell’uva va da 1 a 2 euro al chilo. Il valore triplica, se si considera la bottiglia. Il banchetto dei cinghiali sul nostro Chardonnay ci è costato almeno 5-6 mila euro di guadagno perso». Purtroppo ci sono tutte le premesse per assistere ad altre perdite: nei prossimi giorni la Vallebio ha in programma la raccolta del rosso per il Merlot – una cinquantina di quintali di uva – ma anche tra questi vigneti i cinghiali hanno già messo le zampe «Cosa dovremmo fare? Rimanere tutta la notte con il fucile ad attenderli? Non siamo mica così pazzi da rischiare processi penali!» si sfoga Selmin «Le recinzioni, che pur Regione e Parco finanziano, servono a ben poco. Qui le hanno provate tutte e i cinghiali non si fermano di fronte a una rete, neppure elettrificata. D’altro canto, chi subisce un danno come questo ha diritto a un indennizzo ma solo la prima volta. Dalla seconda in poi, il ristoro dei danni arriva – comunque parzialmente – solo se sono state messe in atto tutte le precauzioni per evitare l’accesso della fauna selvatica. È estremamente mortificante sapere che, qualsiasi iniziativa un imprenditore metta in atto, parte del raccolto diventa banchetto per i cinghiali. Quest’anno siamo arrivati a livelli mai raggiunti: situazioni come queste fanno davvero passare la voglia di investire», è l’amara conclusione del viticoltore, che esprime un malessere ormai generale tra gli imprenditori dei Colli Euganei.

 

 

 

( Fonte Mattino Padova )

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>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

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