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Vino ok, ma il prezzo non è giusto

 


 


 


 


 


Nelle Langhe grande vendemmia, al consumatore la bottiglia coster il 25 per cento in pi


 


I tartufi, vabb, ormai oscillano fra i 400 e i 650 euro alletto e i trifolau girano scortati (o almeno dovrebbero, dopo lultima rapina a mano armata stile o il tartufo o la vita). Per stanno impazzendo anche gli alimenti basici: rincari del pane, della pasta, dei pelati. Ma se per potersi permettere la dieta mediterranea bisogner presto avere un reddito da Golfo persico colpa anche della pi italiana delle bevande: il vino. Daccordo che lattuale mania per cibo e dintorni ha generato troppi gastrogonzi di cui approfittano troppi gastrostronzi, ma sta di fatto che gli aumenti prossimi venturi della bottiglia saranno del 20-25 per cento per i vini di base e del 10 per quelli di fascia medio-alta. Insomma, se con il barile a cento dollari il petrolio sempre pi loro nero, il vino sta diventando loro rosso (o bianco, o ros). Capire perch non facile, nemmeno nei dintorni di Alba, dove fra viticoltori, produttori in proprio o consorziati, grossisti e ristoratori si gioca, il caso di dirlo, allo scaricabarile.


 


Cominciamo dallinizio. In principio, almeno per il vino buono, c luva. Chi ci vive in mezzo da una vita Pierino Barbero, due ettari e mezzo di vigne a SantElena di Castino piantate a Dolcetto. Il suo commento, invece, amarissimo: Quando vediamo in enoteca il prezzo del vino fatto con le nostre uve, noi agricoltori dovremmo metterci a piangere. Addirittura… S, perch di passaggio in passaggio, cio da me al produttore, dal produttore al distributore, dal distributore allenoteca o al ristorante, il chilo duva che io vendo a 70 centesimi diventa una bottiglia da 6 euro, che magari in un locale di Torino o di Milano sono anche 12. Gi, ma le colpe, concesso e non dato che guadagnare il pi possibile lo sia, di chi sono? Barbero equanime: Anche nostre, intendo di noi produttori. Intanto perch abbiamo alzato troppo il target del nostro vino. Il Dolcetto diventato un vino della domenica, non da tutti i giorni com sempre stato. Ma questo ha favorito soprattutto quelle cinque o sei grandi marche che lavorano per lesportazione. E poi perch abbiamo allungato troppo la filiera. Quando ancora lo producevo in proprio, io ho sempre venduto il mio Dolcetto in damigiana, direttamente ai consumatori che poi diventavano miei amici e mi portavano i loro. Venivano la domenica in macchina, ci caricavano qualche damigiana, pagavano meno loro, guadagnavo di pi io. Non si fa pi. Colpa dello snobismo della bottiglia.


 


Altro giro, altro parere. Si attraversano paesini incantati sormontati da castellozzi che hanno i nomi di grandi etichette o di medaglie doro del Risorgimento. Pi o meno fra quelle di Cavour e di Einaudi, due secoli di liberalismo uniti dal Barolo, ecco la cantina di Gigi Rosso, 76 anni, uno che parla di vino a ragion veduta per due buone ragioni: ha appena festeggiato la sua cinquantaquattresima vendemmia ed il presidente della Consulta vitivinicola. Lui produce Barolo, che sta ai vini italiani come il Re Sole ai suoi cortigiani, ma spiega subito che anche solo un piccolo aumento del costo della manodopera, o del tappo, o del vetro o delletichetta influisce in proporzione molto di pi sul prezzo delle bottiglie di livello basso che quelle che esporto io per i miei clienti storici in Germania o per i nouveaux riches russi, che poi magari bevono il Barolo ghiacciato. Resta il fatto che questanno luva aumentata quasi del 20 per cento. Poi, certo, io compro un chilo di uva a 2 euro e 20 centesimi al chilo e vendo una bottiglia di Barolo a 15 euro e 90, pi lIva del 20 per cento e meno uno sconto del 10 per i grossisti pi grossi.


 


E allora ci guadagna troppo! No, perch il Barolo un vino difficile che va seguito come un bambino. Me lo tengo tre anni in casa, in botti di rovere di Slavonia, accudito sette giorni su sette con travasi, scolmature, controlli. In tre anni ne evapora il 7 per cento, poi devo avere il certificato di idoneit e le fascette di Stato, perch tutte le bottiglie sono numerate e certificate e non si pu sgarrare. Piuttosto che fare le fascette false, meglio mettere su una stamperia di euri: si rischia di meno. Ma giustissimo: il consumatore va garantito. Noi lavoriamo sulla qualit. Lassaggio, in effetti, conferma.


 


Si riparte fra belle colline e vigne magnifiche che sembrano svaporare nella foschia. Nelle Langhe un autunno glorioso, una di quelle giornate da celebrare con una buona passeggiata, un ottimo pranzo e un pisolino perch il sonno della ragione generi la digestione. Ma si deve sentire ancora il parere degli indiziati numero uno per il caro-vino, almeno quello che si beve fuori casa: i ristoratori. Fabrizio Fassinotti, due locali in zona fra cui quello del castello di Grinzane Cavour, anche il presidente della locale associazione di categoria. Si difenda. C poco da difendere. Guardi la mia lista. Qui trova un buon Barolo a 30 euro la bottiglia, a Torino magari sono gi 45, a Milano 60 e a Francoforte ancora di pi. anche una scelta strategica, che varia da ristorante a ristorante, perch se nel mio ho i bicchieri di cristallo di Boemia e un cameriere per tavolo in qualche modo devo pagarli. C chi ricarica sui piatti, chi sul servizio…


 


E chi sul vino… Guardi, io ho fatto per due anni il sommelier al Cambio di Torino. Per un ristorante, anche importante, quello sul vino un grande investimento. Da quando i vini escono a quando li servi devi aspettare quattro o cinque anni, poi c un 8-10 per cento di bottiglie che sanno di tappo, eccetera. E intanto hai investito un patrimonio che l, fermo. Poi possiamo dire che magari in effetti la filiera troppo lunga, che certe volte il rappresentante che fa da tramite fra la cantina e lenoteca o il ristorante non serve a nulla. E possiamo anche aggiungere che certi vini costano troppo, ma una questione di griffe. Crede davvero che certi jeans valgano 400 euro al paio? Si paga la marca. Quindi il consumatore il solito pollo da spiumare… Ma no, adesso la gente molto pi attenta. Se Wine Spectator ha messo in copertina un servizio sulle bottiglie da meno di 20 dollari vuol dire che perfino in America la gente ha capito che non ha senso pagare qualsiasi cifra per una bottiglia qualsiasi. Insomma, per questi aumenti non colpa di nessuno. Ma se aumenta tutto, volete che non aumenti anche il vino?


 


( Fonte La Stampa )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.