Home News CAPPERI…..CHE ZIBIBBO

CAPPERI…..CHE ZIBIBBO

( nella foto a sx Simona ed a dx Fabrizio Basile )


La scorsa settimana ho pubblicato un articolo su un ” nuovo e sconosciuto ” giovane produttore pantesco : Fabrizio Basile, qui :


https://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=6172


L’amico siciliano Maurizio Artusi, reduce da un tour nell’isola di Pantelleria, ha pubblicato un bel reportage che segnalo alla vostra attenzione.


Buona lettura


Roberto Gatti


 


Luned, 2 Agosto 2010



Il modo ideale per raggiungere lisola di Pantelleria, per un comodista come sono io, sicuramente laereo, in poco meno di 50 minuti, grazie ad un veloce MD80, da Palermo ci si ritrova quasi teletrasportati in un territorio arabo-lunare. La natura prettamente vulcanica dellisola ricorda alcune zone intorno allEtna, dove linventiva umana stata sopraffatta dalla nerissima roccia vulcanica, utilizzata come materiale da costruzione praticamente per qualsiasi cosa; da ci deriva il caratteristico paesaggio lunare, interrotto soltanto dalle contrastanti bianchissime cupole dei dammusi, che sembrano sorgere dal mare lavico che le circonda; lo spazio rimasto tra le rocce e le cupole occupato dalle piante di cappero e dalle viti ad alberello basso, cariche di dorato e inebriante zibibbo che, appena arrivato, ho immediatamente assaggiato direttamente dalle piante presenti a casa di Emilia Mach, organizzatrice del workshop di pasticceria Dolci Sapori Siciliani; da notare anche le numerose erbe aromatiche che crescono spontanee sull’isola perfino sui cigli delle strade, come il finocchio ingranato, il rosmarino, la lavanda e il finocchietto selvatico, queste sono solo quelle che sono riuscito a riconoscere.
Il dammuso che mi stato affittato da Giovanni Siragusa, ristrutturato e con tutti i comfort ma soprattutto pulitissimo, era veramente incantevole, godeva di una spendida vista sul mare con la costa tunisina allorizzonte, incastonato in quello che potremmo definire un vero e proprio park-hotel fatto da ulivi, da qualche palma e dagli immancabili capperi e viti; naturalmente, all’interno del dammuso, non poteva mancare un grande vassoio ricolmo di maturo zibibbo.
La prima sera lho trascorsa a cena con i genitori di Emilia, Antonio e Antonella, ma linvito scaturito dalla loro ospitalit mi stava quasi preoccupando quando siamo arrivati allHotel Mursia e Cossyra; spesso, infatti, nei ristoranti degli alberghi, la cucina non certo eccelsa e quindi temevo gi per il mio palato. In verit, come ho potuto poi riscontrare coi fatti, i genitori di Emilia, sono due buongustai e non ci tenevano proprio a sfigurare con me ! In un ridottissimo menu, riservato agli ospiti dell’albergo, ho scelto delle caserecce con pesce spada e finocchietto, poi del pesce san pietro con patate e, per chiudere, una pesca al passito.
Ma andiamo per ordine: secondo il mio parere, un men ridotto, gi un buon segnale ma naturalmente, per non rischiare, mi sono diretto subito sui piatti che sembravano meno elaborati e quindi con meno ingredienti. Il primo, le caserecce, mi hanno ben impressionato, le materie prime utilizzate erano sicuramente di buona qualit, lo spada doveva essere fresco o al massimo congelato a bordo, il pomodoro era gustosissimo, il finocchietto era stato sapientemente dosato, luso pantesco della mollica tostata con le mandorle, a decoro del piatto, lo ha indiscutibilmente impreziosito. Esattamente come piace a me, pochi ingredienti ben dosati e dai gusti perfettamente distinguibili ma in perfetta armonia tra di loro, come unorchestra ben diretta. Purtroppo cerano anche dei difetti tecnici, come la pasta un p scotta, ma il suo ottimo sapore di grano ne permetteva ampiamente la tolleranza, c’era un po troppo peperoncino, anche se a me piace, in un servizio in sala, forse, sarebbe stato meglio tenere in conto il fatto che non a tutti potrebbe essere gradito, le bucce di pomodoro erano un po troppo abbondanti, altra cosa che a me piace ma che non si dovrebbe lasciare in una pietanza, infine il piatto arrivato un po freddo; insomma, facile trovare qualcosa che non va in una sala con alcune decine di coperti, ma sulla qualit degli ingredienti e sul risultato finale non si transige: le sensazioni gustative da me provate sono state piacevoli.
Il primo andato benissimo ma per il secondo ? Rischiamo ? Ebbene, il secondo stato una grande sorpresa, il san pietro con le patate era di una semplicit disarmante. Onore a chi a pensato questo piatto ed ha avuto lardire di proporlo, gli ingredienti fondamentali erano solo tre: filetti di san pietro, patate e un po di prezzemolo. Le freschezza del pesce era notevole, come daltronde la sua cottura, magistralmente eseguita, era infatti ancora turgido nonostante fosse perfettamente cotto. Probabilmente tutto ci stato possibile grazie ad un grande lavoro di forno, con laiuto di qualche erba che non sono stato in grado di identificare; ma la vera sorpresa sono state le patate, anchesse cotte a puntino e dal buonissimo gusto di patata ! Unico neo, qualche cofanetto” di sale sparso qua e l che ogni tanto emergeva insapidendo un p troppo il boccone.


Infine, una semplicissima pesca, tagliata a pezzi diseguali, con un goccio di passito, fresca e non stucchevole, ha liberato del tutto i miei succhi digestivi ormai appagati dallottima cena, unico pasto decente durante tutta la mia permanenza a Pantelleria.
Il pane era un normale filone dallottima farina di grano, purtroppo aiutata con un p troppo lievito di birra, il vino, secondo quanto mi stato detto, era uno sfuso della cantina Enopolio, probabilmente un blend di zibibbo e catarratto, vino non degno di nota ma che ha accompagnato senza intoppi tutto il pasto.
Al bar dellhotel, il dopo pranzo stato per funestato, a mio parere, da un non piacevole passito, sempre della cantina Enopolio, poi per ravvivato da un fortissimo sigaro Toscano Stravecchio offertomi dal sig. Antonio. Cosa pu rimanere ormai da fare dopo una simile giornata di viaggio e una cena cos appagante ? Ovvio, una bella dormita, la mia stata breve ma molto proficua.



Foto di Pantelleria al link:


http://www.cucinartusi.it/CUCINA/Foto-varie/foto-di-pantelleria-2010.html



 







Marted, 3 Agosto 2010



La giornata l’ho iniziata molto bene grazie alla visita alla cantina Bukkuram di De Bartoli, situata nellomonima contrada. Alle 8:30 sono stato prelevato dal mio dammuso dallauto guidata dalla gentilissima Anna Torgler, una simpatica trentina trapiantata a Pantelleria da meno di un anno  che si occupa di enoturismo per la cantina in questione. Dopo aver conseguito il diploma di Sommelier e un master del Gambero Rosso in comunicazione enogastronomica, Anna, ha abbandonato i suoi progetti per dedicarsi al suo grande amore: il passito Bukkuram di De Bartoli e naturalmente lisola di Pantelleria.
Marco De Bartoli, ex pilota di rally, ha ereditato tanti anni fa la cantina di famiglia  decidendo di abbandonare le corse per il vino, galeotto fu quel vino, a quel tempo il suo marsala, oggi secondo me l’unico degno di tale nome. Nei primi anni 80, De Bartoli, fa parlare di zibibbo e di passito in seguito alla sua collaborazione con il Conte Casano di Pantelleria con il quale inizia a vinificare il “Bukkuram” che finalmente vede la luce nel 1983. Agli inizi degli anni 90, in seguito ad alcune vicende interna alla famiglia dei Casano, De Bartoli acquisisce la direzione della cantina e conferma la sua filosofia pantesca sul passito, cio realizzarlo come si faceva anticamente, preoccupandosi poco delle tendenze del mercato e molto della vigna, rendendo onore al nome Bukkuram, che, tradotto dallarabo, significa padre della vigna.
Il passito Bukkuram oltrepassa sensibilmente la quantit di uva passa  da disciplinare  Docaggiunta durante la vinificazione, arriva infatti fino al 60-65%, e viene prodotto in circa 5.000 bottiglie. La contrada Bukkuram ha unesposizione ideale per la produzione del passito, viene infatti spesso battuta dal caldo vento di scirocco, indispensabile per un buon risultato in bottiglia. Ma come fare quando, nel 1989, De Bartoli decise di fare uno zibibbo che esaltasse il territorio senza le dolcezze del passito ? Impossibile utilizzare le stesse uve del Bukkuram, allora bastato cambiare il territorio, spostarsi a 450 metri di altezza ed esporre il vigneto ai venti di maestrale. Il risultato stato il Pietranera, uno zibibbo sorprendente in profumi e acidit.
I due vini, prodotti da De Bartoli, li ho assaggiati con sensazioni interessanti, soprattutto per il Bukkuram, ma andiamo per gradi e iniziamo dal Pietranera.


Il Pietranera 2009, ha confermato in pieno lorigine del suo nome, fiori bianchi ma anche grande sapidit che spiccava gi al naso pi che in bocca dove per la rotonda mineralit faceva il resto.
A primo naso, invece, il Bukkuram 2006, mi ha ricordato un p il marsala, sar stato un condizionamento dovuto al fatto che De Bartoli produce un ottimo, secondo me il migliore, marsala chiamato Vecchio Samperi, oppure le botti usate per il Bukkuram erano state riutilizzate da precedenti affinamenti di marsala, oppure come ultima possibilit, considerando il lungo affinamento del passito di De Bartoli, che arriva fino ai due anni e mezzo, si sono forse sviluppati dei processi ossidativi simili a quello del marsala ? Tre ipotesi difficili da confutare. Altra particolarit che salta al naso il forte sentore di uva passa tostata che, poi, passa in bocca dove, acidit e dolcezza, si fondono in modo armonico per accompagnare ancora una volta la solita mandorla tostata che, puntuale, si ripresenta anche in bocca. Alla fine, a bicchiere vuoto, ecco qualche erba balsamica, rosmarino quello pi distinguibile.
Durante la mia visita alla cantina di De Bartoli ho anche conosciuto Alessandro Bonomo, chef del ristorante-pizzeria “Oasi di Venere, gestito dallo stesso e dalla sorella Rosaria. La cucina di Alessandro interessante, si avvicina al mio ideale, una cucina pantesca quindi ricca di prodotti del territorio, accoppiati con semplicit senza negare una certa rivisitazione, rimanendo sempre nellambito locale, senza contaminazione da parte di prodotti troppo lontani dalla nostra cultura. Sicuramente un locale da approfondire.



Foto Cantina De Bartoli


al link: http://www.cucinartusi.it/CUCINA/Foto-varie/foto-cantina-de-bartoli-2010.html





 



 


Che si fa di pomeriggio ? Che domande, si scopre una cantina  relativamente poco conosciuta come quella di Fabrizio Basile, sempre a Bukkuram, proprio di fronte a De Bartoli.
Fabrizio “figlio darte”, il padre Gaetano, infatti, coltivava le viti e portava la propria uva passa alle cantine che ne facevano richiesta, un giorno del 1995, per, questuva viene rifiutata, allora, stizzito, pap Gaetano decide di cominciare a vinificare in proprio. Fabrizio, allora quindicenne, segue subito le orme del padre e si appassiona talmente tanto da dedicarsi completamente al passito. Fabrizio inizia da autodidatta, un po da enologo e un po da agronomo, il suo passito nasce da tante esperienze negative e molte prove, si potrebbe definire un passito empirico poich proprio questo lapproccio che stato usato nella sua produzione.
La moglie milanese di Fabrizio, Simona, lo coadiuva in questa impresa del vino, aiutandolo nell azienda oggi costituita da un dammuso e circa sette ettari di terreno vitato. La produzione di circa 5.000 7.000 bottiglie con una buona potenzialit di aumento, i canali di vendita sono dei distributori del nord-Italia ma anche e soprattutto vero enoturismo direttamente in cantina, sempre aperta ai clienti di passaggio.
La degustazione si svolta con lausilio di ottimi formaggi selezionati dai Basile e provenienti dallarea di Santa Ninfa in provincia di Agrigento. Primo sale, e primo sale con pistacchio, entrambi di circa un mese, poi, un pecorino al vino di circa quattro mesi, per chiudere  con una buonissima caprese.


Ho iniziato con uno zibibbo del 2009 chiamatoSorella Luna, un Doc Pantelleria, al naso fresco di fiori bianchi  e anche di miele, in bocca piacevolmente acido senza nessun accenno di dolcezza come precedentemente promesso all’olfatto.
Il Passito, invece, uno Shamira 2007 appena imbottigliato, portato al naso rivela uninsolita vena salmastra per chiudere con delle mandorle leggermente tostate e miele, poi, in bocca, la mandorla tostata esplode con un lunghissimo finale, la sua dolcezza non sconfinava mai nella stucchevolezza. Per completare lopera, Fabrizio, mi ha portato anche un bicchiere dello stesso passito ma imbottigliato un anno e mezzo prima e, devo ammettere, che la differenza si notava parecchio; al naso risultava pi albicocca e uva passa con tostatura, in bocca, invece, era abbastanza simile al precedente mantenendo la stessa grande tostatura e il piacevole contrasto acidit-dolcezza.



Foto Cantina Basile


al link: http://www.cucinartusi.it/CUCINA/Foto-varie/foto-cantina-basile-2010.html







Mercoled, 4 Agosto 2010



 


Il mercoled inizia il workshop di pasticceria presso lo Zubebi Resort di Eraldo Siri, altro straniero trapiantato a Pantelleria. Eraldo infatti originario di Alba, in provincia di Cuneo, in pieno Piemonte, ma nel 2004 conosce Pantelleria e rapito dallisola apre lo Zubebi Resort.
In cucina, invece, ho trovato Alba Maria Vetri, originaria di Teramo, ex analista informatica, ha girato il mondo cucinando un po dappertutto ma le influenze maggiori gli provengono sicuramente dal Venezuela, dove ha abitato per un certo periodo di tempo, da Roma e dall’Abruzzo, sua regione di origine. La sua cucina molto pulita, infatti Alba, prepara tutto al volo, con materie prime fresche e pochi ingredienti.


Il workshop di svolto dalle 9:30 fino alle 13:30 con un docente deccezione, da me ben conosciuto: Saverio DAnna. Saverio un classico figlio darte, sin dalla tener et ha frequentato la pasticceria del padre che in seguito erediter. Anche lui ha girato il mondo, ma ha lavorato soprattutto in Francia dove ha anche ricoperto incarichi prestigiosi. Scomparso il padre dovuto ritornare nella sua Palermo per mandare avanti il ben avviatoBar Pasticceria Albatro. Saverio anche presidente, nonch uno dei fondatori, dellassociazione  ASPEC che raccoglie i cuochi e i pasticcieri siciliani che operano nel rispetto delle materie prime e della tracciabilit delle stesse.
Il dolci realizzati, con lattiva collaborazione del pubblico, sono stati la cassata siciliana, nella sua espressione pi classica, ed un innovativo gelo di cantalupo, profumatissimo melone coltivato prevalentemente nella Sicilia occidentale. Le ricette di Saverio sono le seguenti.


CASSATA SICILIANA


PER IL PAN DI SPAGNA:

n. 22 uova intere – gr 500 zucchero semolato – gr.500 farina pl 165 (va bene la doppio zero) – gr.250 amido di mais

PER LA PASTA DI MANDORLA:

kg.1 zuchero semolato – gr.500 farina di mandorla – gr.250 sciroppo di glucosio – gr.175 miele – essenze di mandorla e cannella quanto basta

PER LA CREMA DI RICOTTA:

kg.1 ricotta di pecora fresca – gr.500 zucchero semolato – gr.100 goccine di cioccolato fondente – gr.50 zucca candita a cubetti

PER LA DECORAZIONE:

frutta candita, zucchero fondente

PER LA GLASSA:

n. 2 albumi d’uovo – gr. 200 zucchero a velo



GELO DI CANTALUPO


Lt.1 succo di cantalupo – gr. 350 zucchero semolato – gr. 100 amido di mais – gr. 8 colla di pesce


 

al link:


 




 


 


Il pomeriggio lho dedicato tutto alla cantina DAncona, una delle pi storiche dellisola. Infatti, Caterina DAncona, insieme alla sorella Sara ed alla mamma Angela, mi hanno raccontato lavvincente storia della famiglia.
Lenologo Salvatore DAncona, nonno di Caterina e Sara, nel 1920, impiantava una cantina e cominciava a imbottigliare il passito. Bisogna considerare che, in Sicilia, non si mai imbottigliato molto, anzi, la quasi totalit del vino prodotto, soprattutto a quellepoca, era venduta come sfuso o come cosiddetto vino da taglio. Bisogner arrivare agli anni 80, e allopera meritoria del Sig. Ignazio Miceli, affinch fosse recepito il concetto di imbottigliamento e di qualit del vino da parte delle cantine siciliane. Il nonno di Caterina e Sara, quindi da considerare un grande precursore di uno sviluppo della vitivinicoltura che iniziato soltanto negli anni 80 ed ancora, ad oggi, non si concluso, anche se,  di recente, si sono raggiunti importanti traguardi. Nel 1963, a Salvatore DAncona, subentra il figlio Antonio, pap di Caterina e Sara, precursore anchesso, nei gloriosi anni 60, dellenoturismo, della vendita in cantina ma anche per corrispondenza.


Caterina, trovandosi la  pi coinvolta in cantina, dopo una laurea in letteratura che lha portata allinsegnamento in una scuola pisana, ha deciso di tornare sui libri e di laurearsi in viticoltura e enologia. Ma un giorno, arrivata alla fine del suo persorso di studi, incontra il toscano Giacomo Tachis,  il pi conosciuto enologo italiano, a cui chiede collaborazione nella redazione della propria tesi di laurea, naturalmente sullargomento passito. Tachis, inizialmente titubante, da entusiasta del territorio pantesco, finisce per accettare e addirittura spingere Caterina a tradurre la tesi in un vero e proprio libro sul passito, allepoca ancora mancante. Ed ecco che, nel 2005, vede la luce Passito di Pantelleria, un libro con un titolo, secondo me fuorviante, infatti il pregevole libro racconta per una buona parte della storia e del territorio pantesco, poi affronta l’argomento vino  e passito, per poi chiudere addirittura coi dolci tipici di Pantelleria, fornendone persino ingredienti, preparazione e splendide fotografie. Insomma, un completo volumetto che lappassionato frequentatore dell’isola non pu fare a meno di leggere e di possedere nel proprio scaffale; quindi, forse, un titolo pi adeguato sarebbe stato Pantelleria e il suo passito. In questo libro, Caterina, rivela il suo amore per lisola e per le sue tradizioni, lasciando scoprire tutta la passione che mette nella produzione del suo vino.
In cantina per anche la mamma di Caterina e Sara ha recentemente avuto unimportantissimo ruolo, la sig.ra Angela infatti ha spedito, quasi per caso, una bottiglia  di passito al Concorso Mondiale di Bruxelles, mostra itinerante che recentemente si svolta a Palermo; il risultato si concretizzato con unambita medaglia doro che ha sorpreso tutti. In un mondo di passiti fortemente caratterizzati e personalizzati quello di DAncona, secondo me, si distinto per equilibratura, sar questo che ha procurato consensi tra i giudici del concorso, portando a casa limportante riconoscimento ?


Ho quindi assaggiato il passito DAncona, chiamato Cimillya, dal nome dellomonima localit. Il vino al naso sprigiona albicocca e miele, in bocca pienamente dolce ma non stucchevole ed perfettamente bilanciato dalla sua piacevole nota acida. Un passito molto classico, pulito, ben bilanciato e profumato, senza arzigogoli particolari e salti mortali fatti in cantina. Il Cimillya viene affinato in acciao per ben 2 anni per poi riposare in bottiglia altri 12 mesi, in degustazione ho infatti assaggiato il 2007, quasta sua lunga maturazione senza legno spiega in parte, secondo me, la sua stabilit ed equilibrio al naso ed in bocca. 
Le sorelle DAncona producono anche un moscato Doc e un vino rosso da uve perricone, purtroppo entrambe terminati, neanche una bottiglia rimasta per la degustazione.
Alla Cantina DAncona ho anche conosciuto due simpatici coniugi, affezionati turisti di Pantelleria, originari del comune di Sgonico, in provincia di Trieste. Con Gianfranco Melillo e Gabriella Chiriac mi sono piacevolmente intrattenuto a parlare di vino, Gianfranco, esponente della Lega di Sgonigo, sta cercando di gemellare il suo paese con Pantelleria al fine di migliorare la condizione degli agricoltori di entrambe le localit. I coniugi Melillo sono esperti conoscitori dellisola in quanto, turisti da diversi anni, possiedono casa a Pantelleria. Diversi sono i motivi di sofferenza degli agricoltori panteschi, il pi macroscopico risulta essere sicuramente il ridimensionamento o la chiusura, avvenuta circa 6-7 anni fa, di due importanti cantine sociali: lEnopolio e Nuova Agricoltura. Le cantine sociali di Pantelleria svolgevano limportante ruolo di assorbire luva di tanti piccoli produttori i quali, oggi, venendo a mancare tale possibilit, hanno iniziato, nella migliore delle ipotesi, ad estirpare i vigneti per dedicarsi ad altro. Un vero peccato, perch, luva zibibbo, unottima uva da tavola, spero che presto possa ritornare sulle nostre mense, a dispetto della pi comoda Uva Italia, preferita dai consumatori e dai commercianti, in quanto senza semi e pi resistente ai trasporti rispetto allo zibibbo.



Foto Cantina D’Ancona


al link: http://www.cucinartusi.it/CUCINA/Foto-varie/foto-cantina-dancona-2010.html







Gioved, 5 Agosto 2010



 


Anche questo giorno inizia con una mattinata dedicata al workshop, in particolare, Saverio ci ha illustrato la preparazione del cannolo con la ricotta e del bicchierino pantesco Salammb, di sua invenzione, in onore del passito realizzato dallavvocato milaneseSalvatore Armenio, da molti anni attivo a Pantelleria con la sua Azienda Agricola Ficodindia. Saverio ha studiato una mousse al cioccolato fondente, realizzata con un cru cubano, accoppiato con una meringa alla mandorla e ad una gelatina di passito.



CANNOLO SICILIANO


PER LA SCORZA:

kg.1 farina pl 165 (va bene la doppio zero) – gr 150 zucchero semolato – gr. 100 strutto – gr. 125 aceto di vino bianco – gr. 15 cacao in polvere – gr. 100 acqua – gr. 50 succo di limone fresco – gr. 25 di caff espresso – n. 1 uovo

PER LA CREMA DI RICOTTA:

come per la cassata

ZUCCHERO A VELO

CANDITI D’ARANCIA

STRUTTO PER FRIGGERE



BICCHIERINO PANTESCO SALAMMBO’


PER LA CREMA INGLESE DI BASE:

gr.250 panna 35% – gr. 250 latte intero – gr. 100 tuorli d’uovo – gr. 50 zucchero semolato

PER IL BISCOTTO ALLA MANDORLA:

gr. 250 albumi d’uovo – gr. 500 zucchero semolato – gr. 500 farina di mandorla – essenza di mandorla

PER LA MOUSSE DI CIOCCOLATO FONDENTE:

gr. 600 di crema inglese di base – gr. 900 panna 35% – gr. 700 cioccolato fondente 55%

PER IL GELEE’ DI PASSITO DI PANTELLERIA:

Lt. 1 di vino passito – gr. 4 colla di pesce

FOGLIAME DI MANDORLA TOSTATA PER DECORAZIONE




 





 


In serata, finalmente, giunge lora di assaporare la cassata preparata il giorno prima, risaputo che, tale dolce, va assolutamente lasciato riposare almeno 24 ore prima di essere consumato, ma anche gli altri dolci, i cannoli, il gelo di cantalupo e la mousse Salammb.
Il luogo che ci ha ospitati stato il bellissimo anfiteatro di casa Armenio, situato in contrada Khamma, realizzato interamente in pietra lavica dellisola e con una splendida vista sul mare, si rivelato essere molto suggestivo.
Durante la serata, aperta al pubblico, ho intervistato lAvv.Armenio e Caterina DAncona, per poi passare a citare i due libri: Passito di Pantelleria e Lassaggiatrice. Il primo libro, edito da Pacini, come gi ho scritto in precedenza, scaturito direttamente dalla tesi di laurea di Caterina DAncona. Nel secondo libro, invece, della scrittrice palermitana Giuseppina Torregrossa ed edito da Rubattino, si elencano delle comuni ricette, in prevalenza palermitane, seguite per da una preparazione pi lunga del solito che fonde cibo e sesso.
Infine, il cantastorie Paolo Zarcone, ha chiuso la serata con le sue cantate siciliane. Paolo, trentaduenne di Bagheria in provincia di Palermo, sin da piccolo strimpellava la chitarra e, dopo una breve esperienza con la musica rock, ha una vera e propria illuminazione dopo il suo incontro con il poeta bagherese Ignazio Buttitta, spostandosi cos dal rock al folk e in particolare sullantichissima arte del cantastorie.



Foto prima degustazione


al link: http://www.cucinartusi.it/CUCINA/Foto-varie/foto-prima-degustazione-del-workshop-2010.html



 







Venerd, 6 Agosto 2010



 


Nellultimo giorno di workshop Saverio DAnna stato sostituito da Teresa Gabriele, pantesca Doc della contrada di Khamma, la quale ha preparato, sempre coadiuvata dai partecipanti al corso, due dolci tipici di Pantelleria: imostaccioli e i ravioli. I primi sono stati preparati con una sottilissima sfoglia che racchiudeva una semola di grano, come quella usata per incocciare il couscous, cotta nello sciroppo di zucchero; ma la parte pi importante della loro preparazione consiste nella decorazione, con tagliuzzamento, della pasta, formando cos artistici disegni sulla superficie dei dolcetti. I secondi, invece, sono  stati preparati sempre con  una sottile sfoglia che questa volta per racchiudeva un cuore di crema di latte; una volta ben chiuso il raviolo stato fritto in abbondante olio.



Foto della terza giornata di Workshop


http://www.cucinartusi.it/CUCINA/Foto-varie/foto-terzo-giorno-di-workshop-2010.html





 



 


Anche i dolci panteschi, durante la serata allanfiteatro dellAvv.Armenio, sono stati opportunamente degustati dai presenti e accompagnati da due ottimi prodotti della cantina Donnafugata: il moscato Kabir e il passito Ben Ry. Dopo una breve presentazione dellazienda da parte di Laura Ellwanger, stavolta non senza gaffe da parte mia,complice la fame e il sonno accumulati,  iniziata la degustazione che stata poi seguita, come di consueto, dal cantastorie Paolo Zarcone.



Foto seconda degustazione


al link: http://www.cucinartusi.it/CUCINA/Foto-varie/foto-seconda-degustazione-del-workshop-2010.html



 







Sabato, 7 Agosto 2010



 


Sabato, come da appuntamento precedentemente concordato, ho trascorso tutta la mattinata alla cantina Donnafugata. Per loccasione ho potuto testare il servizio pubblico di autobus dellisola che, grazie al ridotto traffico, funziona alla perfezione rispettando gli orari di passaggio dichiarati, tranne che per alcune linee delle quali bisognerebbe, secondo me, aumentare la frequenza.
Masetta Di Lorenzo, palermitana, di stage presso Donnafugata, mi ha ben accolto accompagnandomi durante tutta la visita alle vigne e al giardino pantesco. Lazienda ha infatti ristrutturato, a sue spese, una vecchia struttura composta da un solo albero di arance circondato da un muro alto circa quattro metri; questo il cosiddetto giardino pantesco, escogitato dagli arabi per migliorare lo sfruttamento delle acque. Grazie alla forma circolare della costruzione che racchiude il giardino, di solito costituito da un solo albero, il 


terreno allinterno non mai completamente esposto al sole, inoltre, i muri, sono spessi e costruiti con il sistema pantesco, utilizzato sia per i muretti che per le abitazioni, consistente in un doppio muro di pietre laviche disposte a secco con lintercapedine centrale riempita di pietra pomice. per un totale di spessore che pu arrivare anche ai due metri. Tale muro esercita unisolamento termico elevato con lesterno impedendo cos la fuga dellumidit e della frescura interna al giardino e consentendo il massimo sfruttamento della rugiada notturna. Il giardino pantesco di Donnafugata lunico ad essere aperto al pubblico dei 500 attualmente presenti sullisola, di cui solo il 25% attivi, ed costantemente oggetto di studio da parte delluniversit di Palermo, inoltre dopo averlo restaurato stato donato, dallazienda, al FAI, Fondo Ambiente Italiano.



 


Durante la visita alle vigne ho potuto ammirare, per la prima volta, una vecchissima vite con piede franco, una vera rarit ormai. In Europa, durante il 1800, unepidemia di fillossera, parassita della radice della vite, distrusse quasi tutti i vigneti, quelli americani, invece, poich pi resistenti alla malattia, si salvarono. Gli agricoltori, quindi, impiantarono la radice della vite americana e vi innestarono sopra le variet europee. Oggi si usa il termine piede franco per indicare una vite che non stata innestata sulla radice americana e che quindi alberga ancora nella radice originaria. Evidentemente, essendo Pantelleria unisola, il parassita non ha avuto modo di arrivarvi salvando cos i vigneti e rendendo inutile il reimpianto sul piede americano. Inoltre sullisola, si verifica il raro fenomeno della seconda fioritura dello zibibbo, la prima vendemmia, ad agosto, produce acini pi zuccherini, mentre la seconda, nel mese di settembre, ha meno contenuti in zucchero e quindi, secondo me ingiustamente, spesso non si effettua a causa delle presunte minori qualit organolettiche delluva. L’azienda Donnafugata, presente dal 1989 a Pantelleria, oggi possiede circa 68 ettari di terreno vitato, in parte di propriet e in parte in gestione, costituendo cos la pi grande realt vitivinicola dell’isola con il controllo diretto dei vigneti. A questi 68 ettari bisogna aggiungere i 260 posseduti in Sicilia capitanati dalla zona di eccellenza di Contessa Entellina.



 


Con Laura Ellwanger, ennesima tedesca sul suolo pantesco, ho invece visitato la cantina, costituita da modernissimi impianti, per poi seguire con la degustazione di un olio e di alcune etichette di vino.



Milleanni: un olio extravergine di oliva di nocellara del Belce, biancolilla e cerasuola, dal profumo inconfondibile di carciofo, segno che la nocellara e la cerasuola era in buone quantit, in sofferenza l’ammandorlato della biancolilla. Stranamente povero di polifenoli, ma su ci mi riservo altre occasioni di degustazione in quanto non conosco il tipo di conservazione della bottiglia e soprattutto ignoro l’anno di molitura.



Polena: un catarratto e viognier affinato in acciaio, dalle piacevoli note agrumate al naso e con una piacevole acidit in bocca.



Lighea: qui torniamo a Pantelleria, infatti l’uva lo zibibbo, affinato in acciaio, sviluppa al naso i tipici fiori bianchi con un finale vanigliato fino allo zenzero, in bocca pieno e piacevole, acidit moderata e mai abboccato. il Lighea viente prodotto in circa 100.000 bottiglie.



La Fuga: ed ecco lo chardonnay di Contessa Entellina, quello famoso per la sua vendemmia notturna, affinato in vasca e in bottiglia, al naso dimostra tutti i suoi potenti fiori bianchi tendenti alla frutta esotica, in bocca un’ottima acidit che lascia spazio ad una insospettabile sapidit, come si suol dire, un vino minerale !



Kabir: il moscato di Pantelleria di Donnafugata affinato in acciaio e in bottiglia, manifesta subito al naso l’inconfondibile profumo dello zibibbo, ed ecco la zagara che sconfina nell’uva passa poi, passando in bocca, viene confermato tutto, senza alcuna stucchevolezza grazie all’acidit che pulisce la sua indiscutibile nota dolce. Il Kabir viene prodotto in circa 35.000 bottiglie.



Ben Ry: affinato in vasca e lungamente in bottiglia, da molti considerato uno dei migliori passiti dell’isola, al mio naso, ha subito sprigionato tutta la sua albicocca e il suo miele annunciante la probabile stucchevolezza, in bocca invece, in quest’annata 2008, una discreta acidit ha ripulito la lingua dalle potenti note passite. Come riferitomi da Laura, la quantit di uva passa, sgrappolata a mano e aggiunta al mosto per la macerazione, di circa 70 kg ogni 100 lt di vino. Il Ben Ry viene prodotto in circa 60.000 bottiglie.



Foto Cantina Donnafugata


al link:


http://www.cucinartusi.it/CUCINA/Foto-varie/foto-cantina-donnafugata-2010.html


 



 







Domenica, 8 Agosto 2010



 


Finalmente un giorno di vacanza, ma si fa solo per dire in quanto, Caterina DAncona, mi aveva in precedenza invitato a fare trekking alla scoperta di una grotta segreta ! Il percorso non era particolarmente difficile e si snodato lungo la cresta a circa 400 mt e poi fino gi, nel crepaccio del Gelfiser, la “montagna spaccata”, ma ha richiesto un certo impegno. In fondo a questo piccolo canyon, in effetti, siamo infine arrivati allingresso di una grotta che in pochi avevano avuto il privilegio di visitare, come ci ha raccontato lamico guidaGiovanni Bonomo, detto Microcio, granchio di mare. Giovanni quindi partito con i suoi affascinanti racconti fatti di camere di roccia, di cunicoli, di spade normanne e di briganti che anticamente albergavano nella grotta. Naturalmente nessuno dei presenti, Franco, Mia, Nicola, Anna, Nuccio, Sara e Caterina, ha avuto il consenso, da parte di Giovanni, di entrare nella caverna, infatti in passato pi di un visitatore ci ha lasciato le penne a causa della pericolosit della grotta e della scarsa preparazione speleologica. Giovanni, invece, accompagna regolarmente, allinterno della grotta, studiosi e speleologi rimanendo sempre molto geloso del percorso che porta al suo ingresso, facendo in modo che rimanga sconosciuto ai pi in modo da preservare l’ambiente.


Tornati al dammuso di Caterina mi sono infine cimentato, sfruttando gli ingredienti disponibili, nella realizzazione degliSpaghetti Caterina ovvero, spaghetti, pomodoro, capperi e menta fresca; inventati al momento, giusto per sfamare gli allegri compagni di trekking. Dai piatti vuoti mi sembrato avessero gradito, ma devo ammettere che la fame mi stata complice. Mentre cucinavo, ho scoperto i capperi sottaceto di Caterina, a me di solito avulsi, i suoi, invece, erano delicatissimi, infatti non erano stati acquistati bens preparati da mamma Angela. In mancanza di essi sar costretto a tornare alluso di quelli salati oppure a metterli sottaceto da me !



Foto Trekking sul Gelfiser


al link:
http://www.cucinartusi.it/CUCINA/Foto-varie/foto-trekking-sul-gelfiser-2010.html


 





Luned, 9 Agosto 2010



 


La mia esperienza pantesca finisce con un rumorosissimo ATR42, aereo bimotore ad elica, che mi ha riportato a casa assieme al bilancio dei sette giorni trascorsi.
Prima di partire qualcuno mi aveva avvisato della poca cordialit e la diffidenza dei panteschi, io, da ignorante, ho creduto che fosse vero, anche perch altre voci sugli abitanti di Pantelleria li dipingevano come irascibili e scontrosi persino tra di loro. Dopo aver trascorso una settimana e aver conosciuto alcuni panteschi Doc, devo assolutamente sfatare questi luoghi comuni. Anche se sconosciuto, da essi, sono stato accolto con riguardo e cordialit, molto meglio dei palermitani dellisola.
Solo grazie ai panteschi mi sono sentito a casa, mi hanno inserito sin da subito tra di loro e sono ripartito con disinteressate e sincere amicizie. Pantelleria ha un turismo diverso da quello cui siamo abituati in Sicilia, infatti ho conosciuto numerosi stranieri che vivono e lavorano sullisola per scelta, altri invece, ci abitano per alcuni mesi poich hanno comprato casa; al contrario del turismo di massa mordi e fuggi, foriero di ricchezza e sviluppo ma anche di grandi problematiche, il turismo UHT, come lo chiamo io, (a “lunga scadenza”) sicuramente meno redditizio di quello breve ma in compenso provoca meno danni allambiente e alla vivibilit del territorio.


Tedeschi, trentini, piemontesi, romani, milanesi, friulani, a Pantelleria c molto nord Italia, rappresentato da affezionati visitatori, probabilmente fulminati dalle selvagge bellezze dellisola. Unico neo del pantesco la guida, sfrecciano infatti con le loro auto a velocit elevata tra le piccole e anguste stradine dell’isola, spesso delimitate dai classici muretti panteschi, letteralmente schivando all’ultimo momento le auto che provengono in senso contrario; sarebbe il caso di istituire una patente “P”, con esami specifici, destinata ad abilitare alla circolazione nelle strade di Pantelleria !
Il clima fresco, a dispetto della sua vicinanza al continente africano ed al mese di Agosto, ha reso vivibili tutti i giorni della mia permanenza; la particolare orografia dellisola che spazia dal mare alla montagna, che si eleva fino agli 800 mt sovrastando il cristallino lago di Venere, la rendono meta di poliedriche vacanze; sicuramente unisola sulla quale ritornare non solo per il suo passito.


( Fonte Maurizio Artusi – sito : http://www.cucinartusi.it/CUCINA/ )

Website | + posts

Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.