I consumi estivi di pesce risalgono la corrente, come i salmoni.
La perdurante crisi economico-finanziaria frena ma non impedisce il tradizionale ritorno sulle tavole estive dei prodotti ittici, secondo l’analisi dei consumi condotta dal Centro Studi di Lega Pesca. Il consumo nazionale si attesta su 1,2 milioni di tonnellate annue per un valore di circa 5 miliardi di euro e una spesa che copre l’8% della spesa alimentare delle famiglie. Come il salmone, il pesce dimostra la capacità di risalire la corrente della crisi dei consumi alimentari: ingrediente indispensabile a una dieta sana, salutare ed equilibrata, mai come nella bella stagione è apprezzato per la sua digeribilità, leggerezza, per un gusto che sa di mare e di vacanza. Certo i tagli al budget familiare si fanno sentire pesantemente, ma si compie uno sforzo per non rinunciare alla passione di imbandire la tavola con i prodotti del mare, aiutati da un mercato dove le scelte d’acquisto sono sempre più diversificate anche per la grande disponibilità di prodotto di importazione, che ci vale una spesa annua sui mercati esteri di circa 4 miliardi di euro.
Il Sud guida la spesa. Si conferma il ruolo di traino dei consumi delle Regioni meridionali. E’ soprattutto il Mezzogiorno a guidare il riscatto dei consumi e della spesa delle famiglie, dopo il pesante calo degli acquisti registrato all’inizio dell’anno (- 4% in quantità e – 16,6% in valore, il che attesta lo spostamento dei consumatori verso prodotti di fascia più economica). In Sicilia, la specie fresca maggiormente richiesta è il pesce spada, proveniente soprattutto da Malta e Spagna, mentre la Puglia rimane imbattuta sul crudo: non si tratta di sushi giapponese, ma di quella vera e propria istituzione della tradizione gastronomica pugliese che è il consumo dei molluschi freschi al naturale.
La ristorazione si allea con i pescatori per menu a km 0. I risparmi delle famiglie mettono alla prova soprattutto il settore della ristorazione, che risente quest’anno della forte contrazione della spesa per viaggi e vacanze. La strategia anticrisi più vincente per i ristoratori si dimostra quella che punta a stabilire un rapporto diretto con i produttori ittici, sia pescatori che acquacoltori, per l’offerta di menù tipici a “miglio nautico 0” , realizzati con materie prime freschissime che vantano un forte legame con il territorio e le sue tradizioni gastronomiche. Ne è prova il successo, per il terzo anno consecutivo, di iniziative come quella di “Tipico a …mare” a Rimini, dove i ristoranti sulla spiaggia, in collaborazione con Lega Pesca, propongono un appuntamento settimanale con le prelibatezze appena sbarcate dai pescatori romagnoli.
La cucina di casa vince su quella degli chef. Se si ridimensiona la spesa per i pasti fuori casa, è tra le mura domestiche che si concentra il consumo di pesce. Lo dimostra la situazione che emerge dalla Grande distribuzione, canale privilegiato per gli acquisti delle famiglie, per comodità, maggiore offerta e prezzi di solito più contenuti: l’andamento delle vendite ittiche nell’ultimo mese risulta soddisfacente e in ripresa sui primi mesi dell’anno, anche in ragione di una sostanziale stabilità dei prezzi. Certo le disponibilità di acquisto variano di pari passo con quelle del budget: la tendenza rilevata è che l’attività dei banchi di vendita è buona fino al 15 del mese, data da cui la spending review familiare fa scattare l’acquisto di prodotti meno cari, in cui spiccano le specie più economiche del pesce “ritrovato” (lanzardi, sugherelli, boghe, tremore, alacce, zerri, etc), imbattibili per qualità/prezzo rispetto ai decongelati di importazione.
Prezzi stabili, più forti oscillazioni per crostacei e catture nazionali. A livello dei prezzi, risentono di oscillazioni maggiori i crostacei, gamberi soprattutto, per la maggiore richiesta di questo periodo, ed il fresco nazionale, su cui incide l’avvio del fermo pesca (da Trieste a Rimini dal 22 luglio al 1 settembre, da Pesaro a Bari dal 5 agosto al 15 settembre) comunque bilanciato da approvvigionamenti dal Tirreno e dall’area del Mediterraneo, oltre che dalle produzioni di acquacoltura e dall’immancabile congelato. Ciò rende allarmistica la levata di scudi della ristorazione contro il fermo di pesca, che, invece, rappresenta un indispensabile strumento di lotta al sovra sfruttamento delle risorse: anche perché, fermo lo strascico e le volanti, rimangono in attività i 10.000 battelli della ben più preponderante flotta della pesca artigianale.
Bene la dicitura “Prodotto Italiano”, in arrivo anche dalla UE novità su etichetta. Lega Pesca apprezza l’iniziativa del ministro De Girolamo volta a garantire la possibilità di inserire la dicitura prodotto italiano nelle vendite al dettaglio, indubbio passo in avanti per valorizzare il pescato nazionale, di cui beneficeranno insieme produttori e consumatori. L’informazione in etichetta è peraltro destinata a rafforzarsi ulteriormente. Entro la fine del prossimo anno sarà obbligatoria anche per il pesce, tutte le varietà anche sfuse, l’indicazione della data “da consumarsi entro” già prevista dalla UE per i prodotti deperibili. Inoltre, nell’ambito della riforma del Mercato comune dei prodotti della pesca (OCM), è in discussione l’aggiunta di numerose informazioni, tra cui la data di cattura o di sbarco, e il metodo di cattura, ovvero tipo di attrezzo di pesca utilizzato. Già oggi è possibile fornire volontariamente informazioni geografiche più dettagliate sulla provenienza del prodotto .
( Fonte www.legapesca.coop )