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Galeotto fu quel vino irpino che ha incuriosito Papa Francesco e Matteo Renzi.

Che i vini d’Irpinia siano tra i più graditi dai palati fini è un dato assodato. Così come il fatto che molte tra le etichette prodotte in provincia di Avellino finiscano sulle tavole più blasonate del mondo. Ma ci sono alcuni vini, rigorosamente prodotti dai vitigni autoctoni, che sembrano regalare veri e propri momenti… di evasione.

 

Si tratta del Fiano di Avellino, del Greco di Tufo, della Falanghina e del Coda di Volpe prodotti all’interno della casa circondariale di Sant’Angelo dei Lombardi dai detenuti con il supporto dei giovani della Cooperativa Sociale “Il Germoglio”.

 

Sull’etichetta è stampato un brand, “Il Galeotto”, che ha incuriosito finanche Papa Francesco. E poi il premier Matteo Renzi, il presidente della Camera, Laura Boldrini, e l’ex inquilino del Colle, Giorgio Napolitano.

 

Il progetto, avviato nel 2007, ha visto la prima produzione nel 2009 e, da allora, ogni anno i vini prodotti intra moenia dai detenuti si stanno affinando sempre più.

 

Oltre alle vigne, nella struttura detentiva è sorta una cantina (dal nome evocativo: “Al fresco di cantina”) dove si perfeziona il lavoro di imbottigliamento, di etichettatura (le etichette sono stampate rigorosamente dalla tipografia carceraria “Le ali di carta” che impiega altri ospiti della struttura) e di commercializzazione dei vini, diffusi ormai in tutta Italia.

 

L’opera che la Cooperativa svolge all’interno del carcere riveste un duplice valore.

 

Da un lato, attraverso la fattoria sociale – che produce anche frutta, ortaggi ed un ottimo miele – si opera per assicurare un reinserimento lavorativo per i detenuti al termine della pena e, dall’altro, si valorizzano le risorse locali, a cominciare da quelle umane per finire a quelle tradizionali legate alla terra.

 

Ed ormai, ad occuparsi delle attività della fattoria sociale sono esclusivamente gli ospiti della casa circondariale di Sant’Angelo dei Lombardi cui è stata offerta la possibilità di trascorrere il periodo detentivo in maniera alternativa e produttiva.

 

Naturalmente, per il loro lavoro, percepiscono uno stipendio ed hanno anche una regolare posizione contributiva che consentirà loro, una volta che avranno scontato la pena, di guardare al futuro con rinnovato ottimismo.

 

Attualmente, stando ai dati diffusi dall’ufficio statistiche del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria al 30 settembre 2015, sono 177, tra i quali 13 stranieri, i detenuti reclusi nella casa circondariale di Sant’Angelo dei Lombardi.

 

Ben 55 in più di quelli che la struttura in realtà potrebbe ospitare. Ma questa è un’altra storia.

 

 

( Fonte irpinianews.it/ )