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In Sicilia brilla una nuova stella

Chiunque avrà la possibilità di visitare questa azienda di Avola, non potrà non rimanerne affascinato per la bellezza dei luoghi, l’eccellenza dei vini prodotti e per il senso di ospitalità, di accoglienza ed umanità delle maestranze, dal Direttore all’ultimo dipendente !

Buona lettura

Roberto Gatti

 

 

” IL NERO D’AVOLA ALLA CANTINA PALMERI. UNA GIORNATA ALL’INSEGNA DELLA SEMPLICITÀ

Un vino dalle mille fragranze, dai mille sentori, spigoloso e al contempo elegante; con la giusta acidità che lo conserva nell’invecchiamento, soprattutto se proviene dalla sua terra di origine – qual è il territorio avolese – dove in tempi molto remoti un casato nobiliare proprietari di vigneti per la prima volta ne creò l’esistenza.

 

IL NERO D’AVOLA, un vino che un tempo veniva ceduto nelle mani di esperti e intenditori commercianti francesi che lo utilizzavano per dare colore e corposità ai loro vini. Poi i vigneti furono convertiti a mandorleti, i mandorleti ad agrumeti e Avola perse un’eccelleza che oggi assieme ai mandorleti, anch’essi quasi estinti, e agli agrumeti, potrebbe essere il fiore all’occhiello dell’economia della nostra città.

 

Eppure oggi in tanti trovano il coraggio di vantare ed associare il Nero d’Avola alla nostra città. Oggi che le superfici agricole non presentano altro che limoneti, oggi che dei vigneti non se ne vede neanche l’ombra.

 

Eppure alle porte di Avola, nella suggestiva campagna della contrada “Bochini – Fiumarella”, in un angolo protetto a Nord-Ovest dalla chiostra delle nostre colline e accarezzato dalla brezza marina che proviene da Est, sorge una delle più splendide realtà vitivinicole mai esistite ad Avola e che pochi conoscono, lasciando di stucco chi è fortunato a poterla visitare e a conoscere gli uomini che in sordina e senza tanti clamori danno vita a dei meravigliosi vini che passano direttamente dalla “Global Wine”, azienda leader per vini pregiati e di alta qualità, raggiungendo mercati europei e anche oltre oceano.

 

Questa è la CANTINA PALMERI, il cuore pulsante del vino siciliano.

Una realtà che poche persone ad Avola ne conoscono l’esistenza e che il Sig Ueli Breitschmid, industriale svizzero e la moglie Erika hanno voluto creare circa sei anni fa, trovando un amministratore capace e competente nella splendida e seria persona di Antonio Greco, un medico con la passione del vino.

 

Quindici ettari di pura coltivazione biologica attuata con metodi d’altri tempi (l’antica tecnica dei sovesci) e con l’apporto di nutrienti. Una potatura affidata a mani sapienti per un vigneto che produce uve di qualità.

Circa 28000 bottiglie all’anno, (altri ne farebbero oltre centomila) che hanno destato l’interesse dei maggiori media del settore.

 

Quando si arriva alla tenuta Palmeri, l’impatto visivo è straordinario. Una casa padronale, primi novecento, restaurata di tutto punto e raggiungibile da una stradina adornata da vecchi ulivi. Tutto intorno i vigneti circondati da muri a secco in pietra calcarea e di notevole fattura che caratterizzano il paesaggio siciliano.

Oltre al restauro della casa padronale sono state realizzate una piscina e altre strutture di accoglienza che rendono questa cantina un’oasi.

 

Il Dott. Antonio Greco mi accoglie invitandomi ad un brindisi con un eccellente “Palmeri blu”. Dopo mi invita a seguirlo e mi porta nelle cantine nere dove enormi silos di acciaio accolgono la prima lavorazione. Nell’altra la bottaia dove il vino riposa per due anni in botti di pregiatissimo legno prima di essere imbottigliato.

 

A rendere davvero suggestivo l’ambiente è la cantina a vetro dove dall’atrio esterno si possono ammirare una serie di “tine troncoconiche”. Un ambiente che presenta delle tecniche avanzate per restare sempre fresco e umido.

 

«Il mio incontro, avvenuto per puro caso, con il Sig Ueli ha reso molto particolare il mio interesse per il vino» racconta il Dott Greco. «Questa è stata una mia grande scommessa, ma soprattutto del Sig Ueli e della moglie che mi hanno affidato tutto. Dall’acquisto dei terreni a quella che è la tenuta oggi. Sono due persone straordinarie. Quando arrivano alla tenuta amano vivere nella semplicità, girando con una vecchia Fiat 500 che gli ho procurato e apprezzando il mare di Avola e la sana vita in azienda»

 

 

 

Frugando meglio tra i vini ne identifico tre tipologie: un Palmeri blu, un rosso e un bianco. Non notare il Nero d’Avola fa un certo effetto. Vuol dire che in questi vigneti non c’è il Nero d’Avola? Chiedo al Dott. Greco.

 

«Ma certo che c’è, eccome! Noi assieme al Nero d’Avola – precisa il Dott Greco – produciamo Cabernet Sauvignon e Marcelan. Mescoliamo le uve di questi vitigni e ne facciamo un vino che abbiamo chiamato Palmeri Blu. Mentre per il Palmeri Rosso aggiungiamo anche il Syrah, per il bianco produciamo uve di Grillo, di Moscato e di Chardonnay»

 

La domanda sorge spontanea. Come mai questa realtà è poco conosciuta in città?

 

«L’azienda vive nella semplicità assoluta, come d’altronde lo sono pure i proprietari Ueli ed Erika, e tutto il nostro staff: Allain Bramaz e Jesus David Quartero, che sono enologi di fama internazionale, Carmelo De Marco, che si occupa della produzione e della vendita. Poi c’è anche il nostro capo vigna, Enzo Tiralongo e se mi permetti vorrei mettere anche il nostro bellisimo cane, Remo, al quale abbiamo affidato il ruolo di addetto alla sicurezza. Vogliamo solo portare avanti il nostro lavoro dando sempre il meglio per produrre vini di alta qualità.»

 

«Di recente – continua Greco – abbiamo ricevuto la visita del Sindaco Cannata e dell’Assessore al turismo Morale, accompagnati da alcuni nostri amici. Sono rimasti davvero esterefatti, perchè loro non sapevano dell’esistenza della nostra azienda. Si sono complimentati e si sono detti disponibili per eventuali progetti futuri a favore della viticoltura»

 

Da dove proviene la denominazione Palmeri? Fa pensare al nome del proprietario. Chiedo lumi al Dott. Greco.

 

«No – risponde Greco – è un nome di fantasia che ho voluto dare alla tenuta solo perchè fui colpito da una bellissima e antica palma che era li quasi a vigilare l’ingresso. E proprio quella palma è diventata il nostro simbolo.»

 

E si! Una palma che sta girando il mondo portando alto il nome di Avola. “Grandi gli uomini che sanno trasformare, in questa maniera, i prodotti della terra per l’appagamento dei nostri sensi e del nostro spirito” cosi Roberto Gatti, autorevole giornalista ed enologo di fama internazionale, ebbe a scrivere sulla Cantina Plameri.

 

Qui alcune foto  della giornata trascorsa alla Cantina Palmeri. “

 

( Fonte Avolablog di Nino Campisi )

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