Home DEGUSTAZIONI VINO Pantelleria: l’isola dei vini passiti che fanno sognare

Pantelleria: l’isola dei vini passiti che fanno sognare

 

Pantelleria è un isola di origine vulcanica, di superficie pari a circa 83 chilometri quadrati, che ne fanno la più grande fra le isole siciliane (Eolie, Egadi, Pelagie) e la quinta isola italiana.

 

 

 

È situata quasi al centro del Mediterraneo, più vicina all’Africa che alla Sicilia (è a circa 70 km da Tunisi).

 

Gli abitanti, i “Panteschi”, sono attualmente tra i 7.000 e gli 8.000.

Nel corso dei secoli diverse sono state le popolazioni che vi si sono insediate: importanti furono i fenici a partire dal IX secolo a.C., perchè introdussero la vite.

Infatti nel 200 a.C. Magone, generale cartaginese, descriveva come si svolgeva la produzione di quello che potrebbe definirsi l’antenato dell’odierno Passito di Pantelleria: “Si raccoglievano i grappoli maturi, avendo cura di eliminare quelli ammuffiti o guasti, poi si esponevano al sole su una canna, curando di proteggerla dalla rugiada, coprendoli durante le ore della notte. Quando i grappoli erano diventati secchi si staccavano gli acini in una giara ricoprendoli di mosto. Dopo sei giorni si spremevano e si raccoglieva il liquido. Ultimata questa operazione, si pigiava la vinaccia aggiungendovi del fresco fatto con altra uva tenuta al sole per tre giorni. Infine sigillava il vino in vasi di creta, da aprirsi dopo una fermentazione di venti, trenta giorni…”

È agli arabi, padroni dell’isola del ‘700 al 1200, che si deve l’introduzione dell’uva Zibibbo, usata per la produzione dell’odierno Passito di Pantelleria.

 

 

La varietà Zibibbo è conosciuta anche con i nomi di Moscatellone, Salamanna, Moscato d’Alessandria o, localmente, Moscato di Pantelleria. Appartiene al grande gruppo dei “Moscati” chiamati dagli antichi “Vitis Apianae” perchè producevano uve dolci e preferite dalle api.

Molte sono le leggende legate a Pantelleria ed al suo vino: si racconta ad esempio che Bacco vi avesse preso dimora proprio per il buon vino che vi si produceva e che Venere lo andasse a trovare ogni sera, dopo essersi specchiata nelle acque del lago.

Non mito ma realtà, tra le armi di conquista di Giacomo Casanova, avventuriero e seduttore veneziano del Settecento, vi era proprio l’offerta di un bicchiere di Passito di Pantelleria.

I vigneti sono terrazzati, sorretti da muri a secco di pietra lavica, con una lavorazione così faticosa da essere definita “eroica”.

Le viti sono coltivate principalmente con il metodo ” in conca”: sono piantate in buche nel terreno, per proteggerle dal vento e dalla salsedine e trattenere la scarsa umidità del terreno.

 

La vendemmia inizia di solito a metà agosto ma può arrivare fino ad ottobre, in quanto alcuni conducono l’essiccazione lasciando i grappoli sulla pianta oltre il periodo di maturazione, sfruttando l’azione del sole e del vento.

Nella maggior parte dei casi invece i migliori grappoli raccolti sono posti ad essiccare sui tradizionali “stinnituri”, ripiani di legno esposti a sud, usati per essiccare uva, fichi e pomodori.

Il Passito di Pantelleria viene prodotto con uve sottoposte a questi tipi di appassimento.

Di seguito vi presento 2 aziende di Pantelleria, con uno dei loro passiti.

 

Azienda Agricola D’Ancona – Pantelleria, Località Cimillìa (TP)

È una piccola azienda familiare, dalla storia quasi centenaria e sviluppatasi attraverso tre generazioni.

Nonno Salvatore ad inizio Novecento costruisce la prima cantina in località Margana, che deve abbandonare e ricostruire a Sciuveki, in quanto proprio a Margana inizia la costruzione dell’aereporto militare e vengono espropriati i terreni della zona.

Mussolini riteneva Pantelleria una sorta di portaerei inaffondabile ed inespugnabile: forse sarebbe stato meglio lasciare i vigneti, dato che l’11 giugno 1943 Pantelleria viene espugnata dagli Alleati senza incontrare resistenza. Montanelli, nella sua Storia d’Italia, parla di un solo caduto e per di più per il calcio di un mulo.

Salvatore spediva l’uva passa e il Passito con velieri prima e motovelieri poi verso i principali porti italiani (Marsala, Napoli, Livorno, Genova).

 

Il figlio Totò, rientrato a Pantelleria nel 1963 dopo essere stato a Tripoli per tanti anni, si dimostra un grande innovatore: costruisce l’attuale cantina all’interno di un vecchio dammuso, in località Cimillìa, dà il via alla vendita per corrispondenza ed è uno dei precursori del “turismo del vino”, accogliendo sempre visitatori nella sua cantina a cui far degustare i vini.

Dopo la sua morte, 1987, proseguono i 5 figli e dal 2000 la gestione è affidata alle donne della famiglia, Caterina e Sara.

 

Negli ultimi anni la cantina è stata ristrutturata, dedicando spazio all’accoglienza per i turisti sempre più presenti nell’isola d’estate.

Il mercato principale è infatti quello dei “privati”.

Caterina e Sara continuano a portare avanti le idee del papà e del nonno, puntando ad un numero di bottiglie limitato in quantità ma di alta qualità.

Caterina è enologa ed è supportata da Antonio D’Aietti.

Gli ettari vitati sono 4 per una produzione annua di circa 10.000 bottiglie, divise su 3 etichette diverse.

Ho assaggiato il Cimillya 2008.

 

Passito di Pantelleria Cimillya 2008

È ottenuto da uve Zibibbo in purezza. Il tenore alcolico è del 14,50 %

Vendemmia a metà agosto. Appassimento al sole di circa 30 giorni.

Vinificazione e affinamento in acciaio per 24 mesi, a cui segue un affinamento in bottiglia di alcuni mesi, dai 3 ai 6.

La produzione è di circa 3.000 bottiglie.

Alla vista è luminoso, brillante, di un vivace ed allegro color ambra.

Al naso è ricco, ampio ed intenso. Spaziamo dalla frutta esotica, come mango e datteri, alla frutta gialla matura, spezie ed albicocche soprattutto. Non posso tralasciare i fichi, il miele e gli agrumi, arancia e cedro. Piacevolissimi i sentori di arancia candita.

In bocca è piacevole, delicato, morbido, di grande persistenza e godibilissimo nel suo retrogusto finale.

Oltre ai tradizionali abbinamenti, come la pasticceria secca o i formaggi stagionati o erborinati, molto intrigante con il cioccolato al peperoncino. Ottimo da solo, come si suol dire come vino da meditazione.

Prezzo in enoteca: 32,00 – 40,00 Euro

 

 

Salvatore Murana – Pantelleria, Fraz. Mueggen (TP)

“Mueggen” è uno dei siti più isolati e allo stesso tempo più rigogliosi di Pantelleria.

Sulla collina di di Muggen, vicino Khamma, c’è la proprietà di Salvatore, indicata dal cartello all’ingresso su cui c’è la scritta: Mueggen: l’isola nell’isola.

Lì i vigneti circondano la sua famosa “foresteria”. Non a caso il termine “Mueggen” a Pantelleria identifica un luogo isolato e protetto, invisibile dal mare.

I Murana sono una famiglia contadina da sempre, dedicatasi alla produzione di lenticchie, olio e vino.

A partire dal bisnonno si ha una maggiore ricerca della qualità della produzione vinicola, selezionando i terreni più adatti a diventare vigneto, iniziando dalla località Khamma.

Fin da ragazzo Salvatore ha assorbito i valori della tradizione, del rispetto per la terra e del dialogo con la natura.

I suoi vini iniziano ad acquisire una certa notorietà a partire dal 1985.

L’azienda dispone attualmente di circa 15 ettari di vigneti, in località dell’isola diverse per condizioni climatiche e tipologia di terreno: Martingana, Gadir, Mueggen, Khamma, Coste e Barone.

La produzione annua è di circa 100.000 bottiglie, per 8 etichette diverse.

Salvatore gestisce da solo la cantina, senza ricorrere ad enologi. Questo, come mi ha spiegato per iscritto, perchè da un lato vuole che il vino gli assomigli, e dall’altro perchè un estraneo non saprebbe realizzare un vino passito capace di racchiudere compiutamente in esso tradizione e territorialità.

Ho potuto assaggiare il Mueggen 2008.

 

Passito di Pantelleria Mueggen 2008

È prodotto esclusivamente con uve Zibibbo in purezza, provenienti da diversi vigneti sparsi sull’isola.

Gradazione: 14,5 %.

I migliori grappoli, selezionati in vendemmia, appassiscono sugli “stinnitura” (ripiani di legno), per dodici-diciotto giorni, rigirati pazientemente a mano.

Vinificazione ed affinamento in acciaio per 8-10 mesi.

Le bottiglie prodotte sono circa 15.000.

Nel bicchiere si presenta di color giallo ambrato con riflessi aranciati decisamente vivaci.

I profumi sono intensi, con importanti sentori di erbe aromatiche, ad esempio il rosmarino, subito accompagnati da frutti in abbondanza. Preminente l’albicocca, la pesca sciroppata, la mela cotogna e gli agrumi, anche canditi.

Al gusto è dolce ma non stucchevole, corrispondente alle sensazioni olfattive, con una grande confettura d’albicocca. Stuzzicante il finale lievemente amaricante.

Abbinamento ideale con formaggi saporiti stagionati e pasticceria secca a base di mandorle. Ottimo anche da solo.

Prezzo in enoteca: 28,00 – 32,00 Euro

 

( Fonte Il Sole 24 Ore )

 

 

Annotazioni a margine

 

Devo aggiungere a questo bell’articolo sopra riportato, che Salvatore Murana è stato il primo sull’isola ad imbottigliare il passito, facendolo conoscere al di fuori dell’isola. Una video intervista a Salvatore Murana, girata all’ultimo Vinitaly 2013

 

 

Oggi, oltre alle due aziende citate, ne abbiamo diverse altre, ma vorrei ricordarne almeno altre  due :

la piu’ grande o perlomeno la piu’ famosa oggi operante che corrisponde al nome di Donnafugata, con il suo delizioso Ben Ryè ( figlio del vento in arabo )

tra i migliori in senso assoluto. Consiglio una lettura di approfondimento al link : 

 

http://www.vinit.net/vini/Le_Mie_Degustazioni/Donnafugata__sostenibilit__ambientale_e_vini_di_qualit___Le_degustazioni_8337.html

 

https://www.winetaste.it/il-processo-produttivo-del-ben-rye/

 

 

 

La seconda azienda è condotta da un giovane che con caparbietà e volontà ha riportato alla luce i vigneti di famiglia, in stato di semi abbandono, producendo un passito di Pantelleria tra i piu’ deliziosi dell’ isola. Trattasi dell’azienda di Vincenzo Basile, ho avuto l’occasione di incontrarlo durante la mia unica visita a Pantelleria nel 2007

 

e ne avevo scritto al link :

 

http://www.vinit.net/vini/Le_Mie_Degustazioni/A_Pantelleria_brilla_una_nuova_stella_enologica___Azienda_Fabrizio_Basile_7101.html

 

 

 

 

( nella foto gli ulivi a Pantelleria, coltivati in orizzontale per proteggerli dal vento, che nella coltivazione tradizionale in verticale li ” brucerebbe ” )

RG