FIRENZE – E’ stato presentato in anteprima assoluta , nella sede di Toscana Promozione Turistica, a Villa Fabbricotti a Firenze, il vino marino Nesos, ricavato da un esperimento enologico realizzato dall’Azienda Agricola Arrighi dell’isola d’Elba in collaborazione con il professor Attilio Scienza, ordinario di viticoltura dell’Università degli studi di Milano e Angela Zinnai e Francesca Venturi del corso di viticoltura ed enologia dell’Università di Pisa.
Alla presentazione, avvenuta nell’ambito di un convegno organizzato in collaborazione con Regione Toscana, Toscana Promozione Turistica, Fondazione Sistema Toscana e Vetrina Toscana, sono intervenuti l’assessore regionale al turismo Stefano Ciuoffo, il direttore di Toscana Promozione Turistica Francesco Palumbo, il direttore di Fondazione Sistema Toscana Paolo Chiappini ed il vice presidente del Parco Nazionale Arcipelago Stefano Feri.
“Oggi – ha detto Ciuoffo – presentiamo un percorso di recupero della storia. Un’esperienza di produzione di vino che ha radici antiche, che oggi viene riproposta e che racconta molto del mare toscano, del suo Arcipelago e dell’Isola d’Elba. Un metodo di produzione che risale all’antica Grecia e che ha lasciato le sue tracce nel Mediterraneo, in particolare lungo la costa e le isole toscane. Il commercio di questo vino nelle corti romane è documentato.
Questo tentativo di produzione ha dato risultati molto apprezzati e mi auguro che questo progetto possa proseguire nei prossimi anni per arrivare ad ottenere un prodotto innovativo, in grado di raccontare una storia”.
“Un progetto – ha aggiunto Palumbo – che nasce con Vetrina Toscana e che è importante per tre motivi. Primo, perchè è la testimonianza della capacità dell’Italia, e della Toscana nello specifico, di fare innovazione. Secondo perchè sposta l’attenzione dalla storia alla contemporaneità, con la produzione di un vino ‘nuovo’ subito apprezzato, frutto della tradizione che si mescola con la sperimentazione. Ed infine, in chiave turistica, perchè valorizza un territorio aperto ad essere vissuto anche fuori stagione”.
L’idea di ripercorrere dopo 2500 anni, sulle tracce di un mito, le varie fasi della produzione di un vino antico, nacque proprio all’Elba, quando Antonio Arrighi, piccolo produttore dell’isola, che da oltre dieci anni sperimentava e vinificava nelle anfore di terracotta di Impruneta, sentì il Professor Scienza parlare della sua ricerca sul vino dell’isola di Chio. I vini di Chio, piccola isola dell’Egeo orientale, facevano parte di quella ristretta élite di vini greci considerati prodotti di lusso sul ricco mercato di Marsiglia e successivamente di Roma. Varrone li definiva “vini dei ricchi” e, come ricorda Plinio Il Vecchio, Cesare li offrì al banchetto per celebrare il suo terzo consolato.
Come i vini di Lesbo, Samos o di Thaso, quello di Chio era dolce e alcolico – unica garanzia per sopportare i trasporti via mare – ma aveva qualcosa che gli altri vini non avevano, un segreto che i produttori di Chio custodivano gelosamente e che rendeva questo vino particolarmente aromatico: la presenza del sale derivante dalla pratica dell’immersione dell’uva chiusa in ceste, nel mare, con lo scopo di togliere la pruina dalla buccia ed accelerare così l’appassimento al sole, preservando in questo modo l’aroma del vitigno.
L’uva utilizzata per ricreare questo particolare metodo di vinificazione è l’Ansonica, uva bianca tipica dell’Elba, probabile incrocio di due antiche uve dell’Egeo, il Rhoditis ed il Sideritis, varietà caratterizzate da una buccia molto resistente ed una polpa croccante che ha permesso una lunga permanenza in mare.