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FLORIO RISERVA AEGUSA, LA GRANDEZZA DEL MARSALA

Nell’ambito della kermesse enogastronomica siciliana, denominata Wineup giunta alla terza edizione, che ci ha visto partecipare in qualità di Presidente di Giuria nel concorso enologico diretto da Luigi Salvo responsabile Ais per la delegazione di Palermo, abbiamo avuto l’occasione di prendere parte ad una straordinaria verticale del Marsala Florio Aegusa Riserva Semisecco 2001 – 1994 – 1989 – 1974.

 

 

 

Un plauso all’azienda Florio che ha voluto condividere, con i giornalisti ed enologi partecipanti, queste speciali riserve nell’ambito di un progetto di promozione del territorio.

Questi Marsala sono vini da meditazione, complessità, perfetta conservazione ed energia sorprendenti sono il comune denominatore di tutti gli assaggi – soprattutto se pensiamo all’annata 1974, ai suoi 34 anni in legno ed 11 di bottiglia – unitamente a piacevolezza di beva, acidità ancora pimpante, freschezza, persistenza e a una persistenza aromatica intensa che aumenta man mano con il passare degli anni.

Era presente alla degustazione il Professore Nicola Trapani, il quale cosi’ ha esordito nel suo interessante contributo : “Il Marsala non è un vino per tutti, ci vuole una cultura del sorso, del gusto per apprezzarlo nella sua complessità, perché racchiude la storia, la filosofia. Un grande vino viene da terreni sciolti, vicini al mare e ventilati”.

Ha poi continuato : “Dobbiamo puntare sulla tipologia Semisecco. Il Vergine trova scarse applicazioni nell’abbinamento con il cibo. I semisecchi, invece, sono i Marsala che si abbinano meglio”.

La degustazione è stata magistralmente presentata e condotta dal dott. Luigi Salvo, giornalista e delegato Ais dei sommelier di Palermo, con un racconto molto interessante per spiegare ai presenti in sala un territorio ed un vino importante partendo dall’arrivo degli inglesi sull’isola : Ingham, Whitaker, Corlett, Wood.

 

 

A sx Luigi Salvo, a dx Massimo Picciotto

 

Nel lontano 1773 fu un mercante di Liverpool, John Woodhouse, che approdato casualmente a Marsala, per via di una tempesta in mare, assaggiò il vino che si produceva all’epoca : il perpetuum. Ne rimase sorpreso ed affascinato a tal punto che lo portò in Inghilterra, ma per preservarlo durante il viaggio aggiunse una parte di acquavite nel vino, in botti da 412 litri. Comprò una vecchia tonnara, lastricò alcune strade nella cittadina di Marsala, costruì parte del molo per potere sviluppare i suoi commerci, siamo nei primi 30 anni del 1800.

Il marsala all’epoca costava meno dello Jerez e del Madeira.

In questo modo nacque il Marsala.

Segui’ poi Benjamin Ingham che dagli inizi del 1800 ne migliorò la produzione introducendo il metodo spagnolo Soleras. Nel 1851 Ingham diventò il piu’ ricco di Sicilia.

Il primo produttore italiano di Marsala fu Vincenzo Florio, imprenditore illuminato di una ricca famiglia di industriali e armatori che segnò la storia economica non solo della Sicilia ma dell’Italia intera. Nel 1833 Vincenzo Florio fece costruire il suo stabilimento, ancora oggi esistente, nel 1860 acquistò le proprietà inglesi, e fece costruire grandi botti di legno da 200 hl.

 

Le storiche Cantine Florio a Marsala

 

All’epoca vi erano solo a Marsala piu’ di 100 aziende produttrici di botti di legno, oggi ne è rimasta una ; a fine ‘800 vi erano 300.000 ha vitati di cui il 50% era grillo. Nel 1963 viene creato il Consorzio di tutela e dal 28/11/1984 non è piu’ possibile ( per fortuna ndr ) chiamare “ Marsala “ i vini aromatizzati all’uovo ecc.

 

 

Molte imitazioni e truffe sono state registrate negli ultimi decenni, ma Marsala è una isola felice con i suoi 250 gg all’anno di sole, i vitigni piu’ coltivati sono inzolia, catarratto, grillo ed anche nerello, vitigno che troviamo coltivato in maggiore quantità nel trapanese che sull’Etna !

 

La piramide qualitativa del Marsala

 

Fra i principali vitigni del Marsala troviamo il catarratto, il grillo e l’inzolia. Ben 29 le espressioni di Marsala e diverse le classificazioni. In base al colore: ambra, rubino o oro. In base agli zuccheri: secco, semisecco o dolce. In vetta alla piramide qualitativa il Vergine Superiore e a scendere il Vergine, il Riserva Superiore, il Superiore e infine il Marsala Fine (che rappresenta l’80% del Marsala perché dà reddito). Per un totale di 6 milioni e mezzo di bottiglie, di cui il Vergine, addizionato di solo alcol e di più difficile approccio gustativo, rappresenta il 3%.

Se negli ultimi dieci anni un fazzoletto di produttori illuminati ha riproposto la riscoperta qualitativa del proprio Marsala migliore, tanti però sono gli interrogativi: perché non far rinascere il Consorzio? Perché non costituire una Docg ristretta del Marsala Riserva , lasciando la Doc più ampia per tutto il resto della produzione? Escludendo la Doc Sicilia, il Marsala rappresenta il 55% del prodotto Doc siciliano.

Cosi’ conclude il suo intervento il Prof. Nicola Trapani in margine alla degustazione.

“Chi ha fatto crollare il Marsala? L’Unità d’Italia. Onestamente eravamo la regione più ricca, la prima industrializzazione si è fatta a Marsala. Da tutte le parti del mondo venivano a vedere le nostre industrie, le prime mense aziendali sono state fatte qui. A un certo punto, i piemontesi in particolare si trovarono in una situazione drammatica. Cosa ebbero interesse a fare? Trasferire al Nord il patrimonio di ricchezza che c’era nel Meridione per risanare i propri bilanci fallimentari.

Ci misero un’imposizione sull’alcol che veniva utilizzato per produrre il Marsala a livelli tali che ognuno fu costretto a usare quello di contrabbando. L’ultimo dei Florio, Ignazio III, sposato con la bellissima Donna Franca, tacciato come un uomo che aveva commesso un sacco di errori, fu un uomo geniale: si è sempre battuto per la Sicilia cercando di creare il consorzio agrario, intuendo che era necessario avere rappresentanti politici nel Parlamento. Ci fu una volontà, una strategia precisa che costrinse la Florio a svendere. E parlando del Marsala bisogna raccontare tutte queste cose. Ci sono errori nostri ma anche errori che vengono dalla politica ( mussoliniana ndr ) ”.

LA DEGUSTAZIONE VERTICALE DI MARSALA FLORIO RISERVA AEGUSA

 

 

RISERVA SEMISECCO ANNATE 1974-1989-1994-2001

Aegusa deriva dal nome dell’isola di Favignana che significa “ farfalla “ ; in pochi anni si è passati da 8000 a 2000 ha coltivati per la produzione del marsala.

ANNATA 2001

 

Ottenuta da grillo allevato ad alberello con 5000 ceppi/ha, minimo la marsala riserva deve avere 14 anni di invecchiamento : ambra, con riflessi ancora oro, destinato a durare ancora molti anni : molto intenso al naso, sentori di frutta candita, albicocca, pesca, note iodate, resina, tamarindo, non sono percepibili note “ terrose “, note fresche, accenno di spezie ; in bocca entra ampio, caldo, equilibrato, salivazione, acidità, nota sapida nel finale, con leggera nota zuccherina, fa salivare a lungo, Pai molto lunga.

Eccellente 92/100

ANNATA 1994

Nota ossidativa, note caramellate e iodate, spezie orientali, incenso, zenzero, naso accattivante ; in bocca si percepisce una nota abbocata, calda, nota ossidativa, estrema piacevolezza, esplosione calorica, amplificate le note speziate, caloriche, molto lungo.

Eccellente 90/100

ANNATA 1989

 

 

Questo nettare è rimasto 19 anni nei carati di legno ed in bottiglia dal 2008 ; è il piu’ cupo alla vista ; olfatto leggermente ossidativo, frutta passita, piccola pasticceria, fiori secchi, canditi ; in bocca è caldo, sapido, pan brioche, note speziate, miele di castagno, bocca piacevole, lunghissima !

Eccellente 93/100

ANNATA 1974

 

Colore caramello ; note di agrumi canditi, evolve nel bicchiere continuamente, emerge una nota di zenzero ; sorso caldo, di grande piacevolezza, 34 lunghi anni in legno ed in bottiglia dal 2008 ; complesso di grande bevibilità, lunghissimo da qui all’eternità. Un Top Wine da 96/100

 

CONSIDERAZIONI FINALI

Ci ha stupito la grande evoluzione nei bicchieri al passare dei minuti, vini eterni, complessi. Il 1974 è oggi quello piu’ in forma, a significare che questi sono vini che vanno “ aspettati “ ed invecchiati a lungo, non temono il passare degli anni, durante i quali migliorano continuamente, insieme ad altri rarissimi vini , quali la Vernaccia di Oristano, ne ho scritto molto negli anni, leggi qui

Una grande esperienza sensoriale ed emotiva, per la quale ringrazio l’azienda Florio che ha messo a disposizione queste perle enologiche, il delegato Ais di Palermo dott. Luigi Salvo che ha magistralmente presentato e condotto la degustazione ed il “ Deus ex Machina “ organizzatore di questo evento unico in Italia nel suo genere, che è Wineup Massimo Picciotto !

Complimenti a tutti e grazie per questa opportunità che piacevolmente condivido con lettori ed appassionati di questo sito web !

Roberto Gatti