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Ho bevuto un vino da 260 euro. Ecco come è possibile che una bottiglia costi così cara

Qualche settimana fa mi è capitato di essere invitato a una cena in cui è stato servito un vino che, ho scoperto successivamente, viene venduto a un prezzo consigliato dal produttore di 260 euro. Il che significa che se lo comprate in enoteca costerà probabilmente di più, e al ristorante sicuramente almeno il 20% di più, cioè intorno ai 300 euro.

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Era un Amarone della Valpolicella (a tutti gli effetti uno dei vini d’élite italiani, insieme a Barolo, Barbaresco, Brunello e pochi altri) riserva 2008 ‘De Buris’:l’ultimo nato, e la punta di diamante, tra i vini della famiglia Tommasi, una delle più importanti d’italia in questo settore, dato che possiede vigneti – e produce vini – oltre che nella zona del Valpolicella da cui proviene l’Amarone, anche in quella del Prosecco, e poi in Lombardia, Toscana, Basilicata e Puglia.

 

La domanda che, da profano, mi è subito venuta in mente è: come è possibile che una singola bottiglia di vino costi una cifra così elevata?

 

Per rispondere ho chiesto lumi ai produttori del vino stesso.

 

Pierangelo Tommasi, Ceo dell’azienda di cui il fratello Giancarlo è l’enologo, risponde così:

 

“Per spiegare questo prezzo certamente importante è necessario capire che in una bottiglia di questo vino sono concentrati tecnica, passione, intuito e tempo. In particolare servino dieci anni di pazienza e dedizione per arrivare a ottenere questo Amarone. Inoltre il vino è prodotto in un numero limitato di bottiglie, sia perché l’uva proviene tutta e solo da un’unico vigneto, sia perché la resa del vigneto è volutamente tenuta bassa, sfoltendo grappoli prima che siano giunti a maturazione per avere un’uva più ricca. A questo vanno aggiunti i 116 anni di storia e sapienza tecnica dell’azienda e dell’enologo Giancarlo Tommasi“.

 

Ma, al netto dei 116 anni di esperienza e della capacità tecnica, forse è necessario partire ancora da più lontano.

 

In effetti la vigna da cui nasce questo vino è stata acquistata 20 anni fa dalla famiglia. Si chiama La Groletta ed è, a detta dei tecnici, uno dei migliori cru della Valpolicella. Cru è una parola francese che indica quegli appezzamenti di terreno che per caratteristiche geografiche, geologiche e climatiche sono particolarmente ‘vocati’ alla produzione di un vino.

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‘Dieci ettari di vigneto di cui 1,9 dedicati esclusivamente a De Buris, collocati nella porzione più alta e caratterizzati dalla particolare composizione argillosa del terreno e da un’esposizione a sud ovest, che gode del clima mite del Lago di Garda. Questo ci permette di avere una materia prima di altissima qualità’ continua Tommasi.

Ma siamo solo all’inizio.

Una volta raccolte (a mano), le uve dell’Amarone vanno lasciate appassire su appositi graticci in un fruttaio, con ventilazione naturale. Nel caso della nostra bottiglia questo processo dura 110 giorni, il che porta a una perdita di peso (e di resa delle uve) del 50%.

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E poi il vino rimane 5 anni ad ‘affinare’ nelle botti di rovere, a cui segue un anno di riposo in botti di acciaio e più di tre anni di affinamento in bottiglia.

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Solo a questo punto è pronto per essere bevuto (o lasciato invecchiare ancora a lungo).

Fin qui quello che ho potuto vedere e assaggiare. Ma è chiaro che per arrivare a un prezzo così spettacolare c’è anche una componente di marketing. Per fare un’analisi spannometrica, possiamo pensare che il marketing incida per almeno il 20% del prezzo.

D’altronde questo vale in molti campi: un capo firmato da uno stilista famoso costa più caro non solo per i materiali e la lavorazione (ammesso e non concesso che sia così) ma anche, e forse in molti casi andrebbe detto soprattutto, per il marchio famoso e le ‘emozioni‘ che questo trasmette a chi lo acquista o lo status symbol per chi lo vede indossato; perché non dovrebbe valere la stessa cosa per il vino?

In ogni caso ho chiesto anche un parere a un professionista: Paolo Mario Cieri sommelier AIS (associazione italiana sommelier) e giudice di commissione degustazione Premio qualità Italia.

Ci sono tanti elementi che fanno il prezzo di un vino. Rarità, tradizione, territorio, lavorazione, affinamento, comunicazione e marketing. Il lavoro svolto negli anni da alcune aziende, da associazioni e addetti ai lavori ha permesso, tramite uno standard qualitativo alto e costante e la serietà nel rispetto delle norme riguardanti la produzione e la distribuzione, che il prezzo di alcune bottiglie aumenti e non di poco.

 

Ma non ci si può basare esclusivamente sui costi di produzione. Il vino ha un valore emozionale da cui non si può certamente prescindere.

 

Tralasciando gli eccessi, dai vini con prezzo esorbitante che arrivano ad essere battuti in un’asta a diverse decine di migliaia di euro ai vini venduti per pochi spiccioli, i processi di coltivazione e vinificazione possono essere assai diversi, dalle potature agli appassimenti in vigna, per passare agli affinamenti in costose botti di legno pregiato e tanto altro.

 

Ci sono aziende che raccolgono con le vendemmiatrici automatiche diversi ettari di vigneto al giorno mentre altre, dove i trattori non entrano neanche, raccolgono a mano ogni singolo grappolo ripassando nello stesso vigneto per più di una volta. Non entro nel merito della qualità, ma dal punto vista delle spese, considerando anche il costo del lavoro in Italia, è facile intendere la lavorazione più conveniente.

 

La quantità di massa lavorata, il packaging in generale (disegno e tipologia di vetro della bottiglia, tappo, etichette) possono alzare o abbassare l’asticella del prezzo di una bottiglia.

 

Lavorare migliaia di quintali di uve al giorno e lavorarne in totale qualche centinaia per una intera vendemmia ovviamente influisce. Lo stesso discorso vale per l’affinamento: le botti vanno sostituite e il vino fermo in cantina (anche se tecnicamente è ancora in lavorazione) per anni ha il suo costo.

 

Spesso le aziende che producono questi brand prima di investire decidono su che fascia di mercato si posizionerà il loro prodotto, per quanto un vino possa essere emozionale si tratta pur sempre di un bene di consumo che deve sottostare alle leggi del mercato.

 

Una Panda e una Ferrari sono entrambe automobili, entrambe ti conducono dal punto A al punto B, ma le emozioni che la seconda ti trasmette anche facendo 100m sono impagabili. Non credo si tratti solo di materiali compositi e prestazioni graffianti, ma di sensazioni appunto: pulsazioni interne e personali non quantificabili oggettivamente. Ecco, con il vino è un po’ la stessa cosa.

 

Ma, alla fine, il vino che ho bevuto era buono? Valeva i 260 euro?

 

Alla prima domanda la risposta breve è: eccezionale.

 

Alla seconda è probabilmente impossibile rispondere: io non sono un sommelier, anche se qualche corso di degustazione amatoriale l’ho seguito, ma al mio tavolo c’erano molti addetti ai lavori, tra giornalisti specializzati, distributori ed enologi e la loro risposta alla domanda sulla bontà è stata unanimemente simile alla mia, anche se ben più articolata e ‘tecnica’.

 

Quanto alla seconda: se ve lo poteste permettere comprereste una Ferrari o una Panda?

 

 

( Fonte businessinsider )

 

Annotazioni e considerazioni

Come per ogni altro bene materiale, la quotazione ( prima ancora del produttore ) la decide il mercato, ovvero la domanda in relazione all’offerta !

Ci sono bottiglie in Francia che spuntano prezzi folli ed esorbitanti, fuori da ogni logica, proprio per questo motivo : se ne producono 5000 bottiglie e le richieste arrivano

a 10 volte tante, per cui chi le vuole le deve pagare molto.

Se invece vogliamo tornare con i piedi per terra, ricordo a chi non ne avesse avuto l’opportunità, una intervista al grande Giacomo Tachis, il quale sosteneva che : ” Nessun vino può o dovrebbe costare piu’ di 15 euro, come valore intrinseco del contenuto della bottiglia “

Questo chiaramente è un assunto di carattere generale, perchè nel caso dell’Amarone, trattandosi di un vino passito, il prezzo dovrà per forza di cose salire. Difficile stabilire di quanto dovrebbe salire, ma qui entra in gioco il fattore domanda/offerta !

A titolo esemplificativo segnalo questo articolo, in modo speciale il video allegato, per capire cosa si intende per ” valore del vino “, perchè potrebbe succedere che credendo di acquistare una Ferrari, in realtà ci abbiano venduto una Panda camuffata ! 

Consiglio caldamente una visione a questo video, molto chiarificatore di come stanno in realtà le cose in questo settore !

Buona visione

 

 

http://www.vinit.net/vini/Le_Mie_Degustazioni/I_vini_piu__039__costosi_non_sono_i_migliori_12837.html

 

 

link : https://youtu.be/yQ9umjZIL8I

 

 

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.