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IL BRASILE NEL BICCHIERE

 


 


Frequenti viaggi daffari in Brasile consentono di conoscere e di apprezzare al meglio anche lenogastronomia del più grande Paese del Sudamerica: un aspetto, questo, altrettanto vario e interessante quanto tutte le altre caratteristiche che rendono unica e affascinante la patria del carnevale, della musica e del calcio.


Questa volta vogliamo fare una carrellata a 360 gradi sulle tante bevande brasiliane, a cominciare da quelle calde. Innanzitutto il caffè, bevuto in Brasile in quantità minori di quanto la sua tradizione di grande coltivatore possa far pensare, che è servito forte, bollente e molto zuccherato. Il the viene bevuto solo nel sud del Paese, dove anche il piacere di sorbirsi un mate o un mate aromatizzato è reso unico e speciale da piccole zucche a forma di tazza, nelle quali questa bevanda viene degustata.


Grazie alla grande varietà di frutta, che in Brasile cresce rigogliosamente dovunque, è possibile scegliere fra molti tipi diversi di succhi di frutta nei chioschi, nei bar e nei locali tipici in genere. Passati in un mixer con zucchero e ghiaccio, i nettari di arancia, ananas, mango, maracuja, guava, banana ecc. sono un modo decisamente efficace per vincere la sete. Dal frutto del guaranà, la grossa liana della foresta amazzonica coltivata dagli indios maué, si ottiene poi la rinfrescante e tonificante bibita omonima.


Diffusissima nel grande Paese verdeoro è la birra, che da molti è collocata fra le migliori del mondo; la sua produzione è stata supervisionata per anni dai tedeschi e dagli olandesi, che ne hanno messo a punto il procedimento industriale. La birra brasiliana è nettamente diversa da quella europea, non lascia la bocca amara ed è adatta ad accompagnare qualsiasi piatto tipico, a base di carne o di pesce. Quando viene servita alla spina, semi-pastorizzata, la birra carioca è detta chope, ed è ideale da abbinare a uninfinità di finger food come le crocchette di baccalà o di scampi, la carne disseccata o le polpettine di pastella fritta.


Nel sud del Brasile, dove si sono insediati gli italiani, si producono anche ottimi vini, partendo da vitigni internazionali quali lo Chardonnay, il Cabernet e il Merlot. Le grandi cantine brasiliane oggi non hanno nulla da invidiare a quelle europee quanto a tecnologia: dispongono infatti di botti in acciaio per la vinificazione a temperatura controllata e di tutte le attrezzature più moderne. In via di introduzione sono invece le migliorie e le numerose innovazioni da apportare ai vigneti. Il consumo locale di vino, pur se in crescita, è ancora ridotto; ciò è dovuto al fatto che nelle zone più calde del Paese non si beve affatto vino, per cui la diffusione di questa bevanda si limita alle grandi città, soprattutto degli stati meridionali, dove il clima è più temperato.


Dalla lavorazione della canna da zucchero si ottiene poi il distillato brasiliano più tradizionale, la cachaça. Con una specie di equivalenza etilica, si può dire che la cachaça sta al Brasile come la grappa sta allItalia; e, come accade per la classica acquavite di vinaccia nelle varie regioni italiane, anche la cachaça è conosciuta nel Paese del carnevale con uninfinità di nomi diversi. Qualche esempio? La chiamano acqua che brucia, acqua che luccellino non beve, acqua santa, cappotto del povero, dannata, graziosetta, immacolata, medicina, mia consolazione, morso di serpente, pericolosa, sette virtù, sudore di alambicco, tizzoneRecentemente un istituto di ricerca brasiliano si è cimentato in un improbabile censimento di tutti i nomi del popolare distillato di canna da zucchero: ne ha contati oltre duecento, poi ha abbandonato limpresa.


La cachaça è solitamente messa in commercio nella versione bianca, cioè senza laggiunta di caramello e senza essere invecchiata. Soltanto una piccola parte di distillato è lasciata ad affinare in botti di quercia bianca, e prende il nome di velha o black. Bevanda alla portata di qualsiasi portafoglio, in Brasile la cachaça viene bevuta pura, ma più spesso viene utilizzata per realizzare i cocktail più celebri: la caipirinha (cachaça, zucchero di canna, lime e ghiaccio tritato), la caipiroska (con vodka), la caipirissima (con rum) e la caipimelon (con pezzetti di melone). Miscelata con frutta e frullati, la cachaça può inoltre essere impiegata per unaltra categoria di tropicali molto conosciuta, le cosiddette batidas (la più nota delle quali, cioè la Batida de Côco, è diffusissima anche in Italia).       


 


( Piero Valdiserra )                                                                                        

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.