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Il viticultore del vitigno proibito rischia di essere cacciato dalla Doc

La polizia provinciale di Livorno ha segnalato l’impianto di uve Tannat alla GESTIONE dei vini della Val di Cornia. Ma il produttore si difende: “Non l’ho mai usate”

 

LIVORNO – Rischia di essere cacciato dalla Doc della Val di Cornia il viticultore che è stato indagato dalla polizia provinciale di Livorno per aver impiantato settemila metri quadrati di vigneto coltivato col Tannat, un vitigno francese la cui coltivazione in Toscana è vietata.

L’azienda agricola del Suveretano, del quale al momento non è stato fornito il nome dal comando di via Garzelli, ha impiantato il vitigno “proibito” spacciandolo per uno permesso, in questo caso cabernet Sauvignon, e ha chiesto anche i contributi Ue per il reimpianto delle viti, col risultato che la polizia provinciale, come spiega il vicecomandante Rossano Del Rio, gli ha comminato una maxisanzione di oltre 40mila EURO, ovvero circa 1750 euro per ogni mille metri quadrati, moltiplicati per i tre anni di coltivazione, e anche una denuncia per truffa.

 

Ma la polizia provinciale ha anche segnalato il fatto alla gestione della Doc Val di Cornia, e per questo il produttore rischia l’espulsione, visto che il Tannat non è assolutamente contemplato nel disciplinare. Da parte sua il viticultore indagato nega di aver già usato uve Tannat nella vinificazione, quindi i suoi vini sarebbero – secondo quanto afferma – regolari.

Ma perché il viticultore si è andato ad impelagare in una faccenda così spinosa? In fondo il Tannat non è un vitigno di grande fama anche in Francia, dove solo adesso si è riusciti a temperare la sua grande carica di tannini e la sua spiccata acidità, ottenendo dei vini di grande qualità. Il motivo lo spiega lo stesso Del Rio, che oltre ad essere ufficiale della polizia provinciale è laureato in scienze agrarie e specializzato in viticultura ed enologia. «Il Tannat è un vino che sta prendendo piede in Italia, sia perché può dare dei buoni prodotti, vini di grande corpo, a prezzi relativamente bassi, sia perché può essere utilizzato per vinificare insieme ad altri vitigni, col risultato che il vino che si ottiene sembra molto più corposo e invecchiato». Insomma, a volte usiamo un vitigno francese per tagliare i nostri vini, un po’ come facevano a suo tempo i transalpini con i vini pugliesi o siciliani. Il problema vero è che questo vitigno può essere coltivato in Italia solo se si è autorizzati a farlo a titolo sperimentale, e in Toscana questa autorizzazione non esiste proprio. Questo perché da parte della Regione si ritiene che il “terroir” toscano non abbia niente a che fare con questo tipo d’uva, e quindi il Tannat è escluso dalla lista dei vitigni coltivabili in Toscana. E chi lo fa lo fa in modo clandestino, con tutti i rischi connessi.

 

Sempre a questo proposito, il vicecomandante Del Rio ha anche spiegato come al momento la disciplina della coltivazione delle vigne sia estremamente rigorosa (secondo alcuni anche troppo), visto che per impiantare un nuovo vigneto o si deve chiedere una delle quote di diritti di coltivazione in mano alla Regione, oppure si devono comprare da chi decide di vendere quelli delle sue vigne. Una cosa che però riguarda solo gli imprenditori agricoli: chi decide di farlo per uso personale, come i tanti appassionati che hanno un piccolo appezzamento di terreno sulle colline livornesi, può farlo liberamente: basta ricordarsi che la vigna deve essere meno di mille metri quadrati e che il vino prodotto non può essere venduto.

 

( Fonte http://iltirreno.gelocal.it/ )

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>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

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ed ai maggiori concorsi italiani.