Home News Prosegue il viaggio nell’America vitivinicola del sud : il Cile

Prosegue il viaggio nell’America vitivinicola del sud : il Cile

State partendo per il Cile, magari approfittando del nuovo volo diretto di Alitalia da Roma a Santiago e volete abbinare al vostro itinerario qualche giro tra i vigneti e assaggi di vino?

 

Di seguito vi dò alcuni suggerimenti sulla base della mia personale esperienza mentre per ulteriori suggestioni vi rimando al mio romanzo : “Divino Andino – Viaggi e Assaggi all’ombra della Cordigliera”, edito da Polaris.

 divino_andino

I vini cileni non hanno bisogno di presentazioni, sono conosciuti e distribuiti da parecchi anni anche in Europa; apprezzati per la struttura e il corpo i rossi, per la finezza e la mineralità i bianchi.

Già nei dintorni di Santiago possiamo trovare due vigneti in produzione, nella zona immediatamente circostante alla cintura metropolitana.

 

La prima è Viña Aquitania (Av. Consistorial 5090, Santiago, Peñalolén, Región Metropolitana), una Bodega (termine spagnolo con cui si identifica una cantina che produce vino) che sorge più in alto rispetto alla città, proprio a ridosso della catena montuosa delle Ande.

In questo vigneto si coltiva Cabernet Sauvignon e Syrah.

( cantinetta Antinori )

Le caratteristiche ambientali particolarmente favorevoli della vallata così come per le altre limitrofe hanno consentito la coltivazione della vite a piede franco, cioè senza l’uso di porta innesto, in quanto i parassiti che attaccano le radici delle piante non hanno raggiunto il Cile, isolato biologicamente dal resto del continente da una alta catena montuosa a Est, dall’Oceano Pacifico a Ovest e dal Deserto di Atacama a Nord.

L’ambiente poco umido e ventilato invece è ideale per una crescita sana delle uve, che ricevono trattamenti fitosanitari solo in rarissimi casi.

Sopra la cantina di Viña Aquitania, è possibile accedere a un mirador dal quale si può godere di una visuale mozzafiato: da un lato le Ande che digradano verso sud, e sotto di queste la metropoli che si espande a perdita d’occhio.

A un paio di chilometri di distanza, raggiungibile anche a piedi, si trova una cantina storica cilena molto conosciuta anche all’estero: Bodega Cousiño Macul (Av. Quilín 7100 Peñalolén, Santiago).

Ci troviamo sempre nella prima periferia urbana, all’inizio della Valle di Maipo, considerata il terroir d’elezione del Cabernet Sauvignon nazionale.

Più in generale ci troviamo nella “Valle Central” ossia la regione vitivinicola di più antica tradizione, che abbraccia un territorio di circa mille chilometri comprendendo altre piccole vallate oltre a questa, ognuna caratterizzata da microclimi unici, ben soleggiate e costantemente rinfrescate dalle correnti d’aria proveniente dal vicino Oceano.

La Bodega è molto prestigiosa e il visitatore viene accolto con grande stile: in questa vicino a Santiago con il suo vigneto di Cabernet Sauvignon, la famiglia Cousiño ha voluto tenere solo la parte più importante della produzione, il Lota, un vino lavorato totalmente da mani femminili, il cui nome è ispirato alla cava di carbone che alla fine del ‘800 fece la fortuna della famiglia, prima che decidesse di dedicarsi al vino.

Tra alberi di rovere francese (era la prima volta che li vedevo non sotto forma di botte piccola) e un giardino all’italiana ben curato sorge la struttura della cantina, che ha all’interno una sezione che ospita vecchie botti fatte con un legno locale, il Raulì e un’altra con alcuni cimeli storici come la prima imbottigliatrice automatica, che risale circa al 1920.

Particolarmente d’effetto il momento degli assaggi nei sotterranei ai quali si accede attraverso un percorso illuminato da tante candele.

Vino consigliato: Shiraz Antigua Reserva, un vino di gran qualità commercializzato a buon prezzo.

Un Shiraz nuovo, originale, inaspettato, completamente diverso da vini di varietà simile che ho finora assaggiato: colore rosso molto carico e tendente al violaceo, naso che evoca aromi floreali e, inspiegabilmente, una nota che ricorda il mango.

In bocca, torna il vero Shiraz la cui robustezza risulta smussata da un passaggio di 12 mesi in botte piccola che restituisce un finale leggermente piccante.

 

Fuori dalla città all’altezza della località Alto Jahuel ma sempre nella valle di Maipo sorge un altra Bodega molto importante, Santa Rita ( Camino Padre Hurtado 0695 – Alto Jahuel)

Si può raggiungere anche con una corsa in autobus dalla stazione metro Universidad de Chile – Calle San Francisco (linea “Alameda – Alto Jahuel).

Lasciate le ultime case, il paesaggio diventa improvvisamente brullo, intervallato da ampi spazi rigogliosi che denotano la grande vocazione agricola del territorio.

Poco prima di raggiungere questa cantina, appare quella di un altro nome importante dell’enologia cilena, Concha y Toro, sicuramente ad oggi la marca più venduta di vino cileno al mondo, che però ho deciso di saltare scoraggiato dalle enormi dimensioni che la fanno sembrare più uno stabilimento industriale che una azienda vinicola.

Le dimensioni delle cantine cilene e, più in generale sudamericane sono completamente diverse da quelle che un europeo può immaginare.

Diciamo che non esistono piccoli agricoltori né vignaioli che si sporcano le mani in vigna e vendono in prima persona il proprio prodotto: qui una cantina normalmente esce sul mercato con diversi milioni di bottiglie, numeri impressionanti se paragonati alla media delle nostre realtà produttive.

Raggiungo la mia destinazione dopo una camminata tra in campi, sotto il solleone.

Santa Rita è una Bodega con una storia antica da raccontare.

La cantina è ricavata da un’antica casona coloniale color rosa carne circondata dal viola tenue della lavanda e da quello elettrico della bouganvillea in fiore.

Richiedono puntualità massima e prenotazione obbligatoria, altrimenti anche se arrivate da 14 mila chilometri di distanza non entrate.

La casona ha un valore storico per la nazione, perché nelle cantine trovarono rifugio nell’anno 1814 centoventi patrioti di ritorno dalla battaglia di Ranchagua, combattuta per l’indipendenza cilena.

Oggi una delle numerose linee produttive dell’azienda, che solo nell’Alto Jahuel conta più di duemila ettari di terreno, è dedicata al mito dei centoventi.

Per l’assaggio ci spostammo nella cantina sotterranea, tra teche impolverate che ospitavano bottiglie datate 1984 e le ultime riserve.

Vino consigliato: Santa Rita 120 Cabernet Sauvignon, intenso e con una sottile trama tannica ad accompagnare la beva, un vitigno emblema della vallata di Maipo.

 

Chi desidera approfondire l’ esperienza della Ruta del Vino cilena, deve recarsi assolutamente a circa 100 chilometri più a sud, dove inizia la valle del Colchagua, conosciuta a livello internazionale per il suoi Merlot e Carmenere e meta di un consolidato turismo del vino.

 

La vallata è stata nominata “Regione dell’anno 2005” dalla prestigiosa rivista statunitense Wine Enthusiast per onorare gli alti livelli qualitativi conseguiti.

Si può raggiungere con il “treno del vino” con partenze due volte a settimana dal paese di San Fernando e con questo arrivare a Santa Cruz.

Sul treno a vapore con carrozze d’epoca, i passeggeri possono assaggiare i vini locali godendo del paesaggio vitato e fermarsi per visitare alcune cantine.

Un’altra vallata interessante, è quella che si attraversa sulla Ruta 68 quando da Santiago si va in direzione dell’oceano e verso la città portuale di Valparaiso; si tratta della Valle de Casablanca, terroir dei migliori Sauvignon Blanc e Chardonnay del Sudamerica con le sue colline erbose battute da una brezza costante.

Tra queste trovate la Emiliana Organic Wineyards una cantina nota per i suoi bianchi, prodotti in vigneti con certificazione biologica.

 

Infine chi desiderasse sorvolare il meglio dell’enologia cilena, stando comodamente seduto al tavolo mangiando cibo gourmet, può andare nel centralissimo Barrio Lastarrìa di Santiago al Bocanarìz Vino Bar (Calle José Victorino Lastarria 276, Santiago) una enoteca che propone degustazioni tematiche sui principali vitigni e zone produttive nazionali, dando in mescita anche vini di fascia alta conservati in teche sotto azoto, per scongiurare la decadenza acetica provocata dall’ossigeno.

Il locale ha una carta dei vini che spicca per quantità e qualità e propone l’assaggio sia in versione tasting (0,50 cl) sia in versione normale (1,5 cl)

 

( Fonte Francesco Antonelli )

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.