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Quando un dettaglio sensoriale fa la differenza, senza che il consumatore se ne accorga

Si stanno moltiplicando gli studi sul nostro rapporto col cibo. Ecco tre esempi di come reagiamo differentemente a stimoli esterni. Quante di queste ricerche vengono utilizzate per influenzare i nostri acquisti?

 

 

Si tratta di dettagli apparentemente trascurabili, il colore di un bicchiere, certi profumi, riti e gesti che compiamo ogni giorno, senza neanche accorgerci delle nostre preferenze, di come cambia il nostro approccio al cibo, ai prodotti, davanti allo scaffale oppure a tavola.

Tutti questi dettagli, non da oggi, sono oggetto di frenetici e continui studi da parte del marketing, alla ricerca della massimizzazione dell’immagine del prodotto, con finalità ovviamente commerciali.

Spesso tali studi erano confinati negli uffici delle multinazionali o in qualche rivista da addetti ai lavori.

Raramente le notizie sull’influenza nello stile di vita e di consumo hanno varcato le soglie delle Università, ancor meno quelle di testate divulgative.

Qualcosa sta cambiando. Da qualche anno sono sempre di più i centri universitari che si stanno specializzando nelle ricerche sull’impatto di certi fattori sui nostri consumi o sulle nostre scelte.

Si tratta di indagini molto diverse da quelle di mercato ma che comunque hanno il pregio di farci intuire come la scelta di fronte allo scaffale, oppure in un bar e in un ristorante sia mediata da una molteplicità di diversi fattori e sensazioni.

Ecco tre esempi. Poche righe su recenti ricerche al riguardo.

 

Le bevande calde hanno gusti diversi a seconda del colore della tazza che le contiene. La cioccolata calda, per esempio, è migliore in tazza arancio. Lo hanno scoperto ricercatori delle università di Oxford e Valencia.

 

Nei bicchieri si versa più vino bianco che vino rosso. Non solo il colore del contenitore influisce su quanto beviamo, ma anche quello del drink. Chi beve bianco, tende a versarsene di più. Lo ha rivelato una ricerca dell’università dell’Iowa

 

I clienti delle librerie sono sei volte più propensi a comprare romanzi d’amore o libri di cucina se annusano profumo di cioccolato. Lo ha rivelato una ricerca belga.

 

Questi studi vanno certamente saputi interpretare, portati in ambito applicativo ma sono indubbiamente interessanti e utili poiché ci fanno capire come dettagli che, apparentemente, reputiamo insignificanti hanno invece un impatto reale sulle nostre abitudini.

Si tratta di ricerche che ci fanno capire quanto alcuni settori, come quello oleario, siano rimasti indietro, arroccati su alcuni stereotipi.

Comprendere le forme con cui un messaggio può arrivare in maniera più semplice e diretta al consumatore non significa imbrogliarlo, significa far bene il proprio lavoro, comunicando con efficacia i propri valori e le caratteristiche del proprio prodotto.

Non sempre la scelta è completamente razionale.

Siamo uomini e ci facciamo guidare anche dai sensi e dalle emozioni.

 

 

( Fonte www.teatronaturale.it )