Gelate devastanti per le colture di piccoli frutti, ripercussioni per meleti e le preoccupazioni degli apicoltori
TRENTO. E’ la canzone che nessun agricoltore vuole ricordare: Maledetta primavera. Note purtroppo che tornano a farsi sentire anche in questo bizzoso aprile. Con folate di vento, un drastico calo del termometro, una siccità perdurante che duramente rimandano a febbraio un paesaggio dolomitico già in avanzato rigoglioso aspetto vegetativo. Torna il gelo e la primavera 2017 rischia di sintonizzarsi sulla canzone citata.
Gelate devastanti per le colture di piccoli frutti, per quanti che hanno anticipato la preparazione degli orti, non solo quelli di casa. Ripercussioni per meleti privi di adeguati, tempestivi, impianti antibrina. Quei sistemi d’irrigazione che avvolgono i fiori con micro corazze di ghiaccio, protezione gelida a difesa del freddo. Apparentemente una contraddizione, in realtà scudo contro lesioni floreali a garanzia dei ‘pomi futuri’. Questione di frigorie, ghiaccio che scaccia il gelo e che trasforma i frutteti in suggestive sculture vegetali, pronte a riprendere la vigoria floreale ai primi tepori primaverili.
Poi l’incognita vigneti. Gelo nel fondovalle e ancora si teme ne verrà. Si spera che le montagne riescano a mitigare l’ondata stile ‘generale inverno’. Che le vallate dolomitiche proteggano i terrazzamenti vitati della Val di Cembra come i filari del Campo Rotaliano. Evitando disastri già registrati in questa ‘maledetta primavera’ in certe zone della Francia. Dove i ‘vignerons’ disseminano tra le viti suggestivi bracieri che nella notte illuminano – riscaldando l’aria – speciali, preziosi ‘cru’, per cercare di mitigare il gelo, salvando le vendemmie di preziosi vini d’Oltralpe.
Danni anche in Veneto. Tra le colture orticole e nei vigneti del Custoza, pure in Valpolicella e verso il Garda. Danni che si aggiungono a danni. Campagne in lotta contro la siccità, bastonate pure da qualche incredibile grandinata invernale e ora colpite dal gelo. Al punto che molti viticoltori già scartano ogni positivo sviluppo vegetativo. Vendemmia dunque decisamente a rischio.
Lungo l’asta dell’Adige, tra Salorno e Borghetto, la situazione è variegata. Legata a differenze nella gemmazione della vite. Il vento, fortunatamente, ha impedito la formazione della brina e dunque scongiurato danni ulteriori. Ma le previsioni meteo non sono ottimali, anzi. In allerta i consorzi irrigui, tutti i tecnici di campagna, i ricercatori della Fondazione Mach, nonché i funzionari delle assicurazioni agricole. Preoccupati anche gli apicoltori. Il freddo frena l’impollinazione da parte dei laboriosi insetti e anche la produzione di miele di melo ne risentirà.
Tra i viticoltori più anziani tornano alla mente vecchie pratiche viticole. Quando nei vigneti lungo l’Adige, proprio nella zona sotto la Paganella, si staccavano le viti dalle ‘pergole’, interrandole in fosse scavate lungo i filari. Viti sotto cumuli di sabbia, protette da gelate invernali. Piante poi ‘riesumate’, riportate al sole, legate ai pali delle pergole, per garantire il raccolto.
Fatiche e speranze. Ecco allora le sagge citazioni legate alla cultura del vino. Come quella del sagace Angelo Peretti, nel suo autorevole blog Internetgourmet: raggiunsi in campagna un amico vignaiolo e su un tratto delle sue vigne era sceso l’inverno. Osservava il disastro. Tutto era andato perduto. M’avvicinai. Allargò le braccia e sussurrò: “Con una mano Dio dà, con l’altra toglie. Quest’anno ha tolto, il prossimo darà”. In casa bevemmo un bicchiere del suo vino. Oh, il divino: “Ad te suspiramus, gementes et flentes in hac lacrimarum valle”. Però quando incontro una bottiglia gioiosa, che sembra cantare le lodi della terra e dell’uomo, per il tempo di un bicchiere, questa non è la valle del pianto, e non è piccola cosa per un sorso di vino.
Levo il calice alla fatica del vignaiolo.
( Fonte Il dolomiti )