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Una serata alla ricerca di una identità

 


 


 


 ( nella foto le uve in appassimento )


 


 


 


E stata organizzata dallAis di Verona, una bella serata di degustazione Amaroni, con la presenza di quattro produttori storici della Valpolicella, alla quale ero stato invitato come addetto ai lavori, insieme ad altri colleghi, tra i quali ho riconosciuto dalle foto : Giampiero Nadali, Elisabetta Tosi, Patricia Guy, Maria Grazia Melegari, il Sommelier Igor Marini ecc.


 


Gi durante gli assaggi dellultima edizione di Anteprima Amarone 2004, avevo annotato il fatto che molti amaroni, se degustati alla cieca difficilmente, anche da parte dei palati piu esperti, avrebbero potuto essere riconosciuti e classificati come tali. Troppo diverse le tecniche di vinificazione, diversi i legni di affinamento, diversi i terreni, per cui molto difficile trovare un filo conduttore comune. Esistono purtuttavia, dei prodotti, in questa cosi come in moltissime altre tipologie, che ci riconducono senza ombra di dubbio al territorio di provenienza ed alla loro specifica tipologia, e quando personalmente li trovo, la prima cosa che annoto, perch credo sia questa una grande prerogativa, insieme alla assoluta qualit, che identifica i grandi prodotti, e li contraddistingue dai buoni prodotti.


 


Buona lettura e grazie ancora agli amici dell Ais di Verona, per il cortese e gentile invito, sar per una prossima e spero vicina occasione. Le annotazioni delle degustazioni sono del fiduciario di Verona, il sommelier MArco Aldegheri


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Buona lettura


 


Roberto Gatti


 


 


 


 


 


 


 


Per le foto consiglio una visione al link:


 


http://undiwine.typepad.com/soavemente/2008/12/amaroni-con-stile-allegrini-bussola-speri-viviani-interpretano-lamarone-della-valpolicella-classico.html


 


 


 


 


 


 


 


 


Allegrini – Amarone della Valpolicella Classico 1995 e 2001


 


Franco Allegrini stato il primo in zona a credere nella valorizzazione delle corvine ed uno dei primi a gestire con attenzione luso dei legni e del fruttaio, anche se non ama sentirselo ricordare, insofferente alle etichettature che spesso si appiccicano ai personaggi carismatici come lui. Non gli mai mancato il carattere, pronto ad andare avanti per la propria strada, convinto delle proprie scelte. In questa degustazione ha presentato un Amarone 1995 e un 2001 come tappe di un percorso che parte da ben pi lontano, in cui la ricerca dellequilibrio una parola dordine, nel vigneto, nella gestione della maturazione e nellappassimento, prima ancora che nei vini. Pi incisivo il naso del 95 da annata pi calda, dove lestratto si fa sentire senza per mai stravolgere limpostazione del naso, dove le spezie e il goudron, la liquirizia e le chine pennellano il frutto, mai in secondo piano nei suoi vini. Fresco e lungo in chiusura. Il 2001 invece un rubino dal naso integro, perfetta sintesi tra spezia e frutto, chiuso su un finale secco di viola e rosa canina. Sapido e diretto in bocca, dal tannino ancora vispo, per una annata interessante, troppo spesso e ingiustamente allombra del 2000. Nonostante la pi giovane et in questo 2001 appare chiara la propensione alla ricerca della finezza del naso. Per Allegrini un Amarone di collina, senza bisogno alcuno di andare a selezionare un area, lui che paradossalmente stato il primo a valorizzare lidea del Cru in Valpolicella, con La Grola, La Poja, il Palazzo della Torre, per giunta affrancandosi dallappassimento. Ma qui nellAmarone che la sua perfezione stilistica prende forma, in un vino dove la tecnica incide pesantemente e dove lesperienza personale, piaccia o no, fa la differenza: metodo Allegrini.


 


 


 


Tommaso Bussola – Vigneto Alto TB 1990 e 1999 – Amarone della Valpolicella Classico


 


Di Tommaso Bussola in zona si raccontano ancora le parate mirabolanti quando giocava a calcio. Del portiere gli rimasto il fisico e quellestro che riuscito a trasferire nei suoi vini.


 


Anche lui un viticoltore che si fatto le ossa da solo, diventando probabilmente il pi integralista nella conduzione, quasi nellesasperazione, dellappassimento.


 


Questa sua personale ricerca sullappassimento gli ha consentito di tagliare traguardi non comuni, rischiando magari qualcosa pi di altri rispetto alla variabilit delle stagioni.


 


Sono per i risultati a dargli ragione, quelli della critica mondiale, ma anche quelli dei due vini che ci ha presentato, due audaci annate del suo cru, il Vigneto Alto.


 


Il 1999 un vino granato, ricco al naso di sottospirito e di confettura, di nespola, di tabacco verde, molto etereo. Struttura da centrocampista pi che da portiere, di sorprendente morbidezza. Laltro vino invece il 1990, annata di esordio per questa sua etichetta nera e quindi una vera pietra miliare dellazienda.


 


Qui limpostazione del naso si fa estrema, un concentrato di sottospirito nella sua evoluzione pi complessa, di ciliegie selvatiche e di marasche, il tutto accompagnato da note di gomme e di catrame, di incenso, che ne fanno un vino davvero impegnativo. In bocca niente fronzoli, essenziale nel livello di morbidezza, quasi asciutto, con dei tannini setosi a giocare con i polialcoli. Lungo il finale che lo accompagna, dallalto dei suoi oltre 50 gr di estratto.


 


Difficile immaginare che Tommaso metter la testa a posto, neanche dopo quasi 30 anni di Amarone. Il vino per lui continuer a rimanere un gioco pericoloso, che regala ogni tanto dei capolavori come questi. Vale la pena rischiare.


 


 


 


Speri – Amarone della Valpolicella Classico 1997 e 2003


 


Giampaolo Speri rappresenta lultima generazione di una azienda di cui difficile non mettere in evidenza la compattezza del nucleo familiare, un vero e proprio clan.


 


Nonno Sante, ci racconta Giampaolo, porta a casa la pelle dalla 1 guerra mondiale ed lui, unico maschio di 4 figli, a salvare la continuit dellazienda. Il destino dar lui quanto tolto al padre restituendogli le braccia di ben 4 maschi con la forza delle quali partir lo sviluppo dellazienda nel secondo dopo guerra. L nasce il primo nucleo del clan Speri e l nasce uno spirito di gruppo che fatto anche di discussioni domestiche, di un lento percorso di condivisione delle scelte, che diventa sobriet assoluta dello stile. Difficile per questo in tanti anni trovare una scelta avventata o un tentativo di sperimentazione che devi dalla strada della tradizione.


 


Tutte le etichette sono rigorosamente legate al disciplinare e sono accomunate dal marchio di fabbrica che le contraddistingue: luso irrinunciabile della pergola, una gestione molto sobria dei legni, e la stessa unica attenzione per tutte le bottiglie che escono con letichetta Amarone, a partire dal loro primo 1958.


 


Giampaolo ha presentato un eccellente SantUrbano 2003, maturo di ciliegia e mora di rovo, di viole appassite, liquirizia, caramelle dorzo, dal tratto appena vegetale di foglia di geranio. Nessuna concessione ad una annata che non stata delle pi facili. Gli Speri nonostante il caldo sono riusciti a permettersi un vino elegante nei sottospirito, fresco e sapido. Pi etereo limpatto dellannata 97, che conferma lidea di un percorso che comincia a concretizzarsi proprio a fine secolo. Appare chiara la ricerca di una via di bevibilit e di agilit della struttura che conservi i tratti di grande sobriet che ha sempre contraddistinto lo stile di questa azienda.


 


 


 


Viviani – Casa dei Bepi 1998 e 2000 – Amarone della Valpolicella Classico


 


Claudio Viviani fondamentalmente un uomo soddisfatto di s stesso, che non ha grilli per la testa. Ha una modestia che mette invidia e non glie ne frega niente di vivere sopra le righe:


 


Ho quanto basta per togliermi le mie soddisfazioni ci dice.


 


C una serenit nelle sue parole che va oltre, un umanit e un calore che sembra quasi di altri tempi, sicuramente lontani dai ritmi moderni, e dal moderno far vino.


 


Ma anche uno che legge molto, e da vignaiolo uno che scruta in continuazione levoluzione del nostro tempo.


 


Con questa tensione ha cercato negli anni di leggere il suo vigneto che si trova in una delle contrade pi alte della vallata di Negrar. E riuscito cos a recare lustro alla famiglia, quei Bepi, come sono soprannominati a Mazzano, che hanno dato poi il nome al suo Cru.


 


Il Casa dei Bepi 2000 che ci ha presentato forse una delle sue annate pi indovinate capace probabilmente per il nerbo della struttura di andare oltre anche al 98 che stato comunque significativo e rappresentativo nel naso, ricco di more e piccoli frutti, di sottobosco, di mineralit sopita. Le sue interpretazioni rimangono fondamentalmente legate ad una sapidit essenziale che d carattere e ad una pulita interpretazione dei profumi, senza perdere per strada quelle sfumature di carruba e di nespola che sembrano ahim piacere solo ai veronesi.


 


Il suo sogno nel cassetto, ci confessa, laffermazione anche come produttore libero dallappassimento. Appena Amarone gli dar fiato aspettiamoci quindi un Valpolicella Superiore di rango: il suo Campo Morar gi sulla strada buona.


 


 


 


 


 

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.