Ne sembra convinta la critica enologica, che assegna mediamente voti più alti ai vini ottenuti con questi sistemi rispetto a quelli tradizionali
Roma, 6 marzo 2021 – C’è ancora una certa resistenza in parte del grande pubblico verso i vini biologici e biodinamici, ma i critici enologici sembrano ormai d’accordo: le bottiglie con questa certificazione in etichetta sono più buone. Lo hanno appurato i ricercatori dell’Università della California a Los Angeles e della Kedge Business School di Bordeaux, che hanno confrontato i voti assegnati dagli esperti a 128mila vini francesi rilevando una netta preferenza nei giudizi a favore di quelli bio.
I limiti dei vini californiani
Gli studiosi avevano già effettuato nel 2016 uno studio analogo basato su 74mila vini prodotti in California, attingendo alle recensioni di fonti autorevoli come Robert Parker, Wine Enthusiast e Wine Spectator. I critici avevano attribuito ai vini biologici voti più alti del 4,1% rispetto a quelli ottenuti da agricoltura tradizionale. Tuttavia, solo una minima parte delle bottiglie prese in esame (l’1%) era certificata bio, il che limitava l’attendibilità del paragone.
In Francia il bio è sempre più diffuso
Altra storia invece con la Francia, dove le lavorazioni biologiche e biodinamiche hanno più ampia applicazione e tradizione e godono di considerazione maggiore. Dei 128mila vini protagonisti della ricerca, immessi sul mercato dal 1995 al 2015 e con prezzi dai 5 ai 450 dollari, l’8% proviene da viticoltura biologica o biodinamica certificata da enti terzi (come ad esempio la Demeter). Da notare che diversi produttori adottano queste pratiche in modo rigoroso, ma poi scelgono di non riportare sulle etichette i bollini e quindi ai fini dello studio non risultano inclusi in questa percentuale; in realtà, quindi, il computo totale sarebbe anche più corposo.