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CHIUSURE ATTUALITA’ E PROSPETTIVE- TERZA PARTE-

Si conclude, con questa terza parte, il report dell’Enologo Piemontese Lorenzo Tablino sullo stato delle chiusure per bottiglie di vino, un utile approfondimento tecnico per addetti ai lavori e consumatori. La prima e la seconda parte della relazione qui

Buona lettura

 

 

 

” TAPPO DI VETRO

Dal 2005 è presente tra le chiusure dei liquidi anche il tappo di vetro. Denominato Vino Lok è prodotto dalla multinazionale Preciosa, leader mondiale nei prodotti derivati dal vetro: dai cristalli di Boemia agli impianti d’illuminazione in hotel di prestigio. Occorre precisare che il vetro è il materiale migliore per contatto con il vino. Inoltre Vino Lok si toglie con una semplice pressione o avvitamento, pertanto addio levatappi.

Il suo utilizzo è in crescita, soprattutto per vini pregiati, che ricercano eleganza anche nel packaging.

 

L’anno adottato: Gerard Bretrand in Francia, La Freixeneda in Sagna; le cantine Brezza di Barolo lo usano da almeno 12 anni, in particolare su vini rossi giovani.

Sono migliorati sensibilmente i colori di stampa, inoltre è personalizzabile e anche riutilizzabile. E’ certificato Iso 9001 e Iso 22000.

Una piccola guarnizione di plastica (polivinilcloruro per il vino) evita il “ grippaggio” tra vetro e vetro, una fascetta in alluminio lo fissa al collo bottiglia. Ma oggi, grazie ai nuovi formati 17.5 e 18.5, possibile l’utilizzo su molte bottiglie standard e senza dover applicare la capsula di alluminio.

Occorre tenere presente che i tappatori vanno modificati nella testata, mentre riguardo alle bottiglie i problemi di dieci anni fa paiono superati; ormai le vetrerie forniscono formati adatti a Vino Lok senza particolari problemi. Cito l’”Albeisa” prodotta dalla Sain Gobain Italia e adatta a tappi sughero, plastica e vetro.

Il costo del tappo in vetro si aggira sugli 0,50 euro ed è competitivo rispetto a un sughero di alta qualità. Occorre però tenere presente che i costi riguardo al processo di tappatura sono leggermente superiori, perché per piccole produzioni si lavora con sistemi semiautomatici. A una velocità di 1500 pezzi/ ora occorrono due addetti in più.

Importanti test correlati all’OTR nei vini tappati con Vino Lok sono stati eseguiti negli anni scorsi dai prestigiosi istituti di ricerca di Gheisenhein e dall’AWRI con risultati ottimali.

 

 

Inoltre, da assaggi effettuati da chi scrive e da incontri con colleghi utilizzatori, non risultano problemi di “ridotto” nei vini, anche in quelli a lunga conservazione. Ovviamente vanno preparati in fase di preimbottigliamento in modo adeguato. Vino Lok in Italia è distribuito da Dal Cin Gildo Spa. In Italia nel 2018 sono stati prodotte oltre 10 milioni di bottiglie tappate con Vinolok.

 

CHIUSURE GREEN LINE DELLA NOMACORK: DALLA DA CANNA DA ZUCCHERO

Da alcuni anni sono disponibili chiusure che utilizzano come materia prima polimeri ottenuti dalla canna da zucchero.

Sono prodotte da Nomacorc, che fa parte della “house of 7 brands” di Vinventions, gigante delle chiusure alternative e di sughero, che oggi tappa una bottiglia su 7 nel mondo. La Green Line comprende il prodotto simbolo Reserva, oltre a Select Green, Classic Green, Smart Green e il tappo per vini spumanti Zest. Sono tutte chiusure a impronta carbonica negativa (inferiore a 1 gr di Co2 per tappo) e compensano completamente le emissioni provenienti da materie prime tradizionali nel prodotto. Inoltre sono prive di collanti di qualsiasi natura, grazie al fatto che i biopolimeri si fondono dapprima con la granina e nella seguente fase di raffreddamento formano un composto omogeneo.

Ultimamente le chiusure Green Line presentano miglioramenti sia nell’aspetto estetico, sia al tatto e sono riciclabili al 100%.Inoltre garantiscono all’utilizzatore una diversa permeabilità all’ossigeno e una conseguente differente evoluzione del vino. La crescita nel mercato Italiano della linea Green nel 2018 è stata del 16% circa raggiungendo i 200 milioni di pezzi circa. Importanti e famose cantine utlizzano i tappi sopracitati: Fontanafredda, Borgogno, Abbazia di Novacella, Walter Massa, Marchesi Barolo, Nino Negri, Les Cretes, Tasca Almerita, Donnafugata, Planeta, Barone Ricasoli, Frescobaldi, Lungarotti, Feudi San Gregorio, Zaccagnini, Garofoli…. solo per citarne alcune.

 

UN PROBLEMA ATTUALE: GRANINA E TCA

Close-up of confident young man in waistcoat and bow tie smelling wine cork

 

Problemi di una certa rilevanza si segnalano in alcune cantine del nord dell’Italia, in merito all’utilizzo di tappi tecnici ottenuti da granina di sughero. Un tappo naturale può dare cessioni di tca ma in percentuale molto limitata rispetto alla partita giunta in cantina. In genere inferiore al 3 %. Discorso diverso per i tappi tecnici. Se la granina a fine diametro è colpita, per diverse cause, da tca o anche dai suoi precursori nella fase di processo industriale s’inquina inevitabilmente gran parte della massa che andrà poi a formare il singolo tappo.

In sostanza una percentuale alta di bottiglie può risultare a rischio tca. Alcune considerazioni sono opportune: un tappo naturale, visivamente, è abbastanza valutabile nelle sue caratteristiche qualitative, un tappo tecnico poco, perché la granina è compressa, incollata e trattata in superficie. Proprio nel merito della granina alcuni dubbi sorgono: da dove arriva? E’ottenuta con soli scarti della complessa filiera del sughero? Esiste tracciabilità?

Altro problema: quale collante è stato usato per unire i microgranuli? E’ adatto al contatto con alimenti? Com’è noto il poliuretano è in stato d’accusa da anni. Occorre anche tenere presente che nei primi mesi dello scorso anno non era facile approvvigionarsi di granina. A causa di scarsa offerta e crescita domanda. Le multinazionali del sughero disponendo di giusti contatti e notevoli risorse non hanno avuto problemi, discorso diverso per i piccoli sugherifici. Per finire preciso che all’arrivo in cantina di questi tappi tecnici non esistono metodi efficaci e sicuri per un controllo di qualità. L’analisi del tca totale o rilasciabile non è risolutiva, meglio effettuate test organolettici da parte di un panel addestrato.

 

TAPPO A VITE

L’utilizzo del tappo a vite 30×60 in Europa è in crescita, limitatamente ai vini esportati verso Inghilterra, Canada, USA, Germania o paesi dell’emisfero Sud. Di fatto molti contratti di acquisto da parte degli importatori prevedono l’utilizzo di detta chiusura. Grazie a numerosi investimenti da parte delle aziende produttrici, oggi c’è un’ottima disponibilità sul mercato di questa chiusura.

 

Sotto vari aspetti: sia tecnici, sia d’immagine. Migliorati i colori e i processi di stampa a forte rilievo in testa o sulla parete. Novità anche sulle guarnizioni: quella più usata resta il Saranex, ma stanno emergendo alti materiali. Una in polietilene che garantisce una tenuta fino a 5 bar a 20°c. Pertanto utilizzabile sui tutti i vini frizzanti. Occorre ricordare che nell’estate 2012 si è avuto il via libera ai tappi alternativi, grazie alla modifica ai disciplinari doc-docg.

Uno dei tappi a vite maggiormente conosciuto sul mercato mondiale porta il nome Stelvin. Prodotto dal gruppo Amcor Flexibles Capsules France, pioniere nella creazione delle capsule a vite per bevande. In Italia è distribuito dalla “Paolo Araldo” di Calamandrana (At). Cantine di prestigio- dal Nord Ovest alla Sicilia – lo impiegano per i vini destinati ai mercati esteri. Stelvin, oggi, è disponibile anche nella nuova linea “Inside” che offre quattro guarnizioni con diversi livelli di permeabilità controllata.

Nello scorso anno le vendite in Italia di Stelvin hanno raggiunto i 50 milioni di pezzi. Noti moscatisti lo usano ormai sul Moscato d’Asti docg. Anche per una questione di praticità:  nei wine bar detto vino entra in numerosi cocktail o winecooler. Svitare e riavvitare è molto più pratiche che prendere un levatappi e stappare.

Concludiamo con un intervento di Ornella Correggia, nota imprenditrice del Roero.

Ormai il 50 % della nostra produzione è tappato con il tappo a vite “Stelvin”. La scelta non è di carattere economico, in vero dopo accurate sperimentazioni, iniziate nel 2008, sono convinta che fosse la soluzione migliore per certe tipologie di vino. Onde fornire ai nostri clienti le massime garanzie sul prodotto acquistato.

E’ stata una scelta “filosofica “ in un progetto di “qualità totale”.

Uso il tappo a vite sul 50% delle bottiglie di Arneis Roero e sul 100% di Brachetto secco. In percentuali minori anche su Barbera Alba e Roero.

Tra poche settimane andrà in commercio, un Arneis Roero vendemmia 2012 – sottozona Val dei Preti – in Canale, imbottigliato nel 2013 e conservato con il tappo a vite per oltre 5 anni.

Quanto sopra fa parte del progetto “Universo nel bicchiere di vino“correlato all’asteroide “Matteo Correggia”.

Ideato dal prof. Zappalà, per molti anni astrofisico di Pino Torinese.

Le etichette delle bottiglie riporteranno immagini della Nasa, a ricordo dell’asteroide legato a mio marito”.

L’autore ringrazia per la cortese collaborazione: Elisa Bianco-Sinergo, Lorenza Nardin e Sstefano Zaninotto –Amorim, Federica Pavan – Mureddu, Filppo Pieroni – Nomacork, Stefano Lovisolo -Dal Cin. Grazie anche a Ornella Correggia, a Piero Ballario, a Paolo Araldo e all’ufficio tecnico Al plast. “