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Il prof: per ora solo indizi aspettiamo le prove

Caso Sauvignon. Pascolo: ci vogliono cautela e prudenza, non trovare colpevoli a prescindere. L’agronomo Bigot: non credo si tratti di sofisticazione, i lieviti sono importanti

 

UDINE. Il professore universitario e l’agronomo. Due voci fuori dal coro dei colpevolisti tout court sulla vicenda del presunto Sauvignon dopato. Distinguo, ipotesi, chiavi di lettura diverse. Ma da entrambi una certezza: l’intero comparto del vino friulano soffrirà per questa storiaccia, al di là delle sentenze dei tribunali.

«Ho seguito da vicino il caso delle aflatossine nel latte – osserva Paolo Pascolo dell’Università di Udine, ordinario di Bioingegneria industriale e direttore del Dipartimento di bioingegneria del Cism, esperto di indagini giudiziarie in campo nazionale e internazionale -, a mio avviso potrebbero esserci dei parallelismi con l’attuale “scandalo”. Se le modalità delle indagini sono le stesse, non è escluso che l’impianto accusatorio abbia delle falle. Il procuratore ha parlato di “indizi serissimi”, ma cento indizi non fanno una prova, dunque non c’è la prova conclamata, né sono stati illustrati gli esiti di analisi di laboratorio.

E le stesse analisi potrebbero dare comunque risultati contraddittori. Il fatto di trovare nel Sauvignon determinati aromi, potrebbe essere dato da uno sviluppo durante la fermentazione, quindi un processo naturale. Se non esiste un limite superiore, chi mi dice che l’aroma è “troppo”? Ci vogliono molta cautela e prudenza da parte dei Pm, non trovare i colpevoli a prescindere. Personalmente avrei diffuso le notizie a un livello un po’ più basso. Poi tutto sarà vero e accertato, ma finora le prove non sono state esibite».

Molte riserve sulla sostanza dell’inchiesta da parte di Giovanni Bigot, agronomo e uno dei massimi conoscitori del Sauvignon in Friuli. Un vero e proprio appassionato, tanto da chiamare quel tipo di bianco, «il mio pupillo». E’ consulente di una quarantina di aziende, alcune delle quali finite nel tritacarne. «Conosco decine e decine di vigneti diversi – spiega Bigot – e in cantina ho sempre ritrovato il vino corrispondente. Francamente non credo si tratti di sofisticazione.

Se così fosse stato avremmo ottenuto un Sauvignon magari profumatissimo e aromatizzato, ma standard, uguale per tutti coloro che lo avrebbero “dopato”. Invece i vari Sauvignon incriminati sono molto diversi tra di loro. I lieviti, per questo tipo di bianco, hanno un peso determinante e il disciplinare delle varie Doc non entra nel merito della vinificazione, non specifica quello che si fa in cantina.

Tutta la più avanzata ricerca enologica mondiale non fa altro che studiare nuovi lieviti che esaltino le caratteristiche di quel vino. I danni per il settore sono rilevanti, è logico, soprattutto in termini di immagine. Ma il lavoro fatto in vigna,

in decenni di affinamento, paga. Basti pensare che tanti Sauvignon di aziende friulane non indagate hanno vinto medaglie d’oro e d’argento al Concours. E all’estero tecnici e appassionati sono rimasti stupiti dalla notizia, ma prima di emettere sentenze attendono gli esiti dell’inchiesta».

( Fonte http://messaggeroveneto.gelocal.it/ )

 

 

Osservazioni a margine

Seguo con particolare interesse e da molto vicino questo caso, ma ai  ” colpevolisti ” della prima ora ed a tutti i costi, per ottenere qualche centinaio di letture in piu’, dico che anche in questo lavoro di divulgatore ci vuole buon senso e prudenza ! Non ho ancora pubblicato i nomi delle 17 aziende indagate, perchè fino a sentenza definitiva in base al nostro ordinamento sono innocenti e non colpevoli !

Una volta che eventualmente qualcuna di queste lo fosse, non esiterò a pubblicarne nomi e cognomi, segnalandole ad appassionati ed addetti ai lavori come aziende dalle quali meglio tenersi alla larga. Ma non prima, demolire il lavoro di generazioni intere, senza avere dati certi mi sembra infantile , fuorviante e scorretto professionalmente, oltre che umanamente !

Roberto Gatti

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Giudice degustatore ai Concorsi Enologici Mondiali più prestigiosi tra i quali:

» Il Concours Mondial de Bruxelles che ad oggi ha raggiunto un numero di campioni esaminati di circa n. 9.080, dove partecipo da 13 edizioni ( da 9 in qualità di Presidente );

>>Commissario al Berliner Wine Trophy di Berlino

>>Presidente di Giuria al Concorso Excellence Awards di Bucarest

>>Giudice accreditato al Shanghai International Wine Challenge

ed ai maggiori concorsi italiani.